TEBE FΤIE (v. vol. VII, p. 657 e S 1970, p. 789)
Tra il 1970 e il 1985 sono proseguiti regolarmente gli scavi nell'antica città di T. F., attuale Nea Anchialos. È stata portata a termine l'esplorazione delle strutture scavate fino al 1970, mentre sono venuti alla luce nuovi monumenti e importanti documenti che contribuiscono a una migliore conoscenza di questo importante sito, dove si sviluppò la città di T. nel corso del periodo paleocristiano.
Cinte murarie. - Vicino al villaggio di Mikrothives, sulla Strada Nazionale Lamia-Volos a 4,5 km da Nea Anchialos, si trovano le rovine della più antica città di T., distrutta da Filippo V nel 217 a.C.; parallelamente, presso gli scavi di Nea Anchialos, è stato scoperto, per una lunghezza di 320 m, il muro della città più antica, che si data al IV sec. a.C. All'esterno della cinta si rinvennero anche diciassette tombe.
Scoperte episodiche riguardano altri settori della cinta muraria della città tardoantica. Il muro di terraferma, in opera comune, ha uno spessore di m 1,90, quello di mare, in muratura rinforzata in grandi blocchi squadrati, ha uno spessore di m 2,30. Un buon tratto delle fortificazioni verso il mare (c.a 2 km) è stato trovato lungo la spiaggia a S della Basilica del Vescovo Elpidio. La sua capacità difensiva era rafforzata da torri rettangolari di quattro delle quali sono stati individuati i resti. La superfìcie all'interno delle mura era di 250.000 m2, ma una gran parte della città si estendeva anche al di fuori della cinta di fortificazione.
Basilica di Haghios Dimitrios (Basilica A). - È stato rinvenuto il peribolo in muratura che racchiudeva il tempio sui lati N, E e S. Al di fuori di tale peribolo sono stati scoperti resti di edifici ancora non scavati. È stata completata la ripulitura del battistero absidato, nel lato Ν dell'atrio; si sono rinvenuti il pozzetto-piscina in muratura e il condotto, pure in muratura, di adduzione delle acque dalla piscina ottagona. Nella metà orientale del battistero il pavimento di lastre di terracotta, assai danneggiato, è stato rimosso e, al di sotto di questo, è stato rinvenuto un più antico pavimento a mosaico. Sul mosaico compare l'iscrizione άγιε δημητριαι, grazie alla quale all'edificio può essere attribuito il nome di Basilica di Haghios Dimitrios.
Basilica del Vescovo Elpidio (Basilica B). - Sulla base dell'iscrizione rinvenuta nel corso degli scavi del 1930 la Basilica Β è stata ora ribattezzata Basilica del Vescovo Elpidio; sondaggi sono stati condotti principalmente per accertare la forma originaria del battistero sul lato O dell'edificio.
Basilica Cimiteriale (Basilica Δ). - Durante le ricerche condotte nel 1992 si rinvennero: a) resti di muratura utili alla restituzione dell'originario disegno della pianta dell'atrio, diverso da quello finora noto; b) la fontana monumentale con pilastrini, transenne e rivestimento in marmo, contigua al lato orientale dell'atrio; c) la posizione e la pianta dell'ambone ottagonale con due scale a E e a O simile all'ambone della Basilica dell'Arciprete Petros; d) altri ambienti sul lato esterno delle navate, a Ν e a S, che completano e integrano la pianta finale dell'edificio. Dallo studio dei nuovi dati emersi dalle recenti ricerche la Basilica Cimiteriale può datarsi nella seconda metà del V o agli inizi del VI sec. d.C.
Basilica del Martirio. - Un'altra basilica è stata scoperta nei campi, extra muros, a SO di Nea Anchialos presso il mare. Di essa sono stati scavati (1978-79) la navata N, il sacro bèma, la metà Ν della navata centrale e la metà settentrionale del nartece. È a tre navate, costruita sulle rovine di un edificio più antico, del IV sec. d.C. Il settore bèma- presbiterio, pavimentato con lastrine marmoree disposte diagonalmente, è simile, nella pianta, ai bèmata delle basiliche di Haghios Dimitrios, del Vescovo Elpidio e della Basilica Cimiteriale. La base della santa tràpeza, di forma rettangolare, è in muratura. Sono caratteristiche le colonnine ottagonali della recinzione del presbiterio. La navata centrale è pavimentata con lastrine di marmo, quella settentrionale e il nartece con mosaici. I motivi che adornano i mosaici comprendono disegni geometrici, ramoscelli fioriti, pampini di vite, vasi, uccelli, animali, grande varietà di pesci e altri animali marini. Da un'iscrizione su una transenna della recinzione del presbiterio il monumento era denominato «Basilica del Martirio». Nell'iscrizione musiva posta dinanzi alla porta principale attraverso la quale si passa dal nartece alla navata centrale, si legge la data del 431 d.C.
Complesso basilicale dell'Arciprete Petros (Basilica Γ). - I risultati della ricerca di scavo condotta nell'area di un complesso edilizio presso il settore meridionale del muro di cinta dell'antica città, in un'area estesa per 7.000 m2 si sono rivelati di grande interesse. Lo scavo si è svolto in due periodi. Il primo, in cui le rovine dell'edificio vennero denominate «Basilica Γ», ha compreso varie campagne compiute tra il 1929 e il 1954 sotto la direzione di G. Sotiriou; il secondo, iniziato nel 1969 sotto la direzione di P. Lazaridis, prosegue tuttora. La prima a essere scoperta fu una basilica a tre navate con esonartece ed exonartece, ambone ottagono con due scale e ampio atrio quadrato. La sua lunghezza è di m 88,50 e la larghezza di m 26,80. È la maggiore per dimensioni e la più ricca per le decorazioni di tutte le altre basiliche della città antica. Nelle navate meridionale e settentrionale si trovano pavimenti a mosaico con ricca varietà di temi decorativi: disegni geometrici, varî elementi floreali policromi, animali selvatici e domestici, volatili e fauna marina. Nel 1970 questa basilica fu denominata «Basilica dell'Arciprete Petros», sulla base di un'iscrizione musiva scoperta nella navata meridionale: in essa si specifica che l'Arciprete Petros aveva rinnovato l'edificio «come conviene» al tempio di Dio.
Con gli scavi che tuttora proseguono si è appurato che la basilica è costruita su resti di epoche precedenti, di età micenea, romana e tardo-romana. Un edificio di quest'ultimo periodo aveva pavimenti a mosaico. In esso avvenero trasformazioni dalle quali risultò una nuova struttura con una grande abside semicircolare sul lato orientale, pavimenti a mosaico e pitture parietali. Nella prima metà del V sec. d.C. l'edificio venne distrutto e sulle sue rovine fu costruita una basilica con una più piccola abside semicircolare, spostata di diversi metri verso E. Un portico circonda l'area, mentre a S si costruiscono diversi edifici, destinati ai servizi della comunità ecclesiastica. Per la maggior parte, questi edifici presentano pavimenti a mosaico e pitture parietali. Nella prima metà del VI sec. va in rovina anche la seconda basilica, e sui suoi ruderi si costruisce la terza. L'abside del sacro bèma viene edificata diversi metri più a E della precedente.
Questa successione di edifici può sistemarsi cronologicamente come segue: a) resti di epoche precedenti, micenei, poi romani, appartenenti a edifici, dei quali non è possibile restituire alcuna pianta; b) edifìcio, probabilmente la prima basilica, con orientamento canonico, grande abside, mosaici e pitture, intorno alla metà del IV sec. d.C.; c) seconda basilica, con abside di dimensioni minori spostata più verso E, lastre marmoree nel pavimento della navata centrale e in terracotta nelle navate laterali e con pitture parietali, risalente alla metà del V sec. d.C., completa di stoà con colonnati e avancorpi; d) terza basilica a tre navate, con ampio bèma e grande abside ulteriormente spostata a E, lastre marmoree nella navata centrale e mosaici nelle laterali, databile alla prima metà del VI sec. d.C. Il pavimento della terza basilica si trova 1,30 m più in alto rispetto a quello della prima.
Battistero. - A S dell'atrio delle basiliche è venuto alla luce un battistero che, per pianta e proporzioni, è ritenuto un unicum in territorio greco. Si divide in due parti, orientale e occidentale: quella orientale è il photistèrion di pianta quadrata (m 1,50 di lato all'esterno). In questo quadrato si trova uno stilobate circolare soprelevato su cui poggiavano otto leggere ed eleganti colonne scanalate con capitelli ionici che sostenevano una cupola. Al centro si conserva la piscina ottagonale. Tutte le superfici dei muri interni avevano un rivestimento marmoreo, il pavimento è ricoperto di marmi policromi. L'altra parte a tre navate con arcate, aperta a O del photistèrion, è l'«edificio esterno» o «della corte» (έξώτερος ο αύλειος οίκος). È possibile ritenere il battistero contemporaneo alla prima basilica del complesso dell'Arciprete Petros. Sulla soglia marmorea della stretta porta attraverso la quale i fedeli raggiungevano l'area dello stilobate circolare del photistèrion per essere battezzati nella piscina ottagonale, è incisa un'iscrizione che ricorda come Polychronios avesse realizzato o finanziato la realizzazione della pavimentazione con i marmi. Polychronios era ύπηρέτης, vale a dire suddiacono della chiesa.
Sul lato esterno del photistèrion venne aggiunto in una seconda fase uno spazio quadrangolare (m 3,05 X 3,70) nel quale fu creato un focolare in muratura per il riscaldamento dell'acqua necessaria al battesimo. Una tubazione in terracotta al di sotto delle lastre marmoree del pavimento adduceva l'acqua calda alla piscina ottagonale. Un altro condotto che partiva dal fondo della piscina scaricava le acque fuori dal photistèrion.
A m 6,80 dal lato S del photistèrion si rinvenne un tratto del muro di cinta della città (larghezza m 1,88-1,90) in solida muratura comune.
Nel periodo della terza basilica, in cui si era affermato il battesimo degli infanti, venne approntato un piccolo battistero con una piscinetta a quattro nicchie a Ν dell'exonartece.
Impianto termale. - A Ν del complesso basilicale dell'Arciprete Petros è stata scavata (1978, 1982, 1983) la maggior parte di un complesso termale, di cui al momento si possono distinguere quattro fasi edilizie. Alla prima fase appartiene una sala di m 9 x 6, con pavimento a mosaico, ornato a motivi geometrici: cerchi che si intersecano e rombi a lati curvi negli spazi tra le intersezioni dei cerchi; nella metà E del pavimento sono rappresentati ottagoni in diverse combinazioni. Da un'iscrizione siamo informati che Eirene sostenne le spese per la realizzazione del mosaico la cui datazione si pone nella seconda metà del IV sec. d.C. Nelle sue due fasi successive l'edificio ricevette una pianta cruciforme con i bracci lunghi orientati in senso N-S. Il prefurnio era all'esterno dell'estremità del braccio meridionale. Quando però vennero costruite le ultime due basiliche del complesso dell'Arciprete Petros, risultò pericoloso che il fuoco si trovasse nelle loro vicinanze; per questo motivo l'impianto di riscaldamento venne rimosso e spostato all'estremità del braccio occidentale della croce. Nel braccio Ν venne costruita una nicchia interna; al calidarium erano riservati tre ambienti: colonnine rotonde dell'altezza di m 1,10 e pilastrini rettangolari di mattoni refrattari sostenevano il pavimento dell'ipocausto. Questo pavimento, formato da strati successivi di lastre di terracotta e di calcestruzzo, aveva uno spessore di m 0,30-0,50.
A O del calidarium si trovavano grandi vasche con rivestimento di lastre marmoree e, a seguire, un'ampia sala; trovandosi la maggior parte di essa al di sotto della strada dell'odierna città di Nea Anchialos, è per il momento impossibile procedere al suo scavo. Nel settore SO rimane in buono stato di conservazione il pavimento a mosaico: lungo i muri sono banchine in muratura dove poggiavano gli armadi di legno per gli abiti dei bagnanti e dove ci si poteva sedere.
Nel campo del mosaico, a doppio riquadro, appaiono disegni geometrici, ottagoni, esagoni, elementi cruciformi, ecc., all'interno dei quali sono raffigurati animali, piante, uccelli, in una ricca varietà. La datazione delle ultime fasi dell'ipocausto-bagno si pone al V-VI sec. d.C.
Bibl.: Relazioni di scavo di G. A. Sotiriou, P. E. Lazaridis, A. Dina, in Prakt, 1956 ss.; D. P. Theocharis, G. C. Chourmouziadis, Ανασκαφη ταφων Φθιωτιδων Θηβων, in AAA, III, 1970, pp. 204-207. - V. inoltre: P. E. Lazaridis, Φθιωτιδες θηβαι. Ιστορια, ανασκαφες, μνημεια, in AEphem, 1987, pp. 311-335) Α. Dina, Επιτυμβιες ενεπιγραφες στηλες παλαιοχριστιανικης εποχης απο τις Φθιωτιδες Θηβες (Νεας Αγχιαλου), in Διεθνες συνεδριο για την αρχαια Θεσσαλια, Atene 1992, pp. 448-456.