TEBALDO
(Teobaldo). – Non sono note né la data né il luogo di nascita. Nel giugno del 1160 era priore del monastero camaldolese di Fonte Avellana; come egli stesso raccontò, da Jesi ove si trovava si mosse verso Gubbio per assistere al funerale del vescovo Ubaldo, scomparso recentemente (maggio del 1160).
Il suo arrivo in città coincise con il momento della sepoltura del predecessore; l’evento fu accolto dagli eugubini come un segno premonitore su chi dovesse essere scelto come nuovo vescovo. La successione di Tebaldo sarebbe stata profetizzata dallo stesso Ubaldo prima di morire; e non fu questo, peraltro, il primo ‘passaggio’ dal priorato avellanita alla sede eugubina.
Tebaldo risulta vescovo eletto nel novembre del 1160, quando ricevette una donazione di terreni da parte di un certo Rustichello. Questa rimane tuttavia l’unica attestazione documentaria nota del suo mandato episcopale, che sembra doversi collocare tra quell’anno e il 1163.
Dal 1163 risulta infatti vescovo di Gubbio (eletto, ma mai consacrato) Bonatto, già abate del monastero di S. Donato di Pulpiano, destinatario di un celebre privilegio dell’imperatore Federico Barbarossa e definito da Pius Bonifacius Gams come scismatico, appartenente quindi allo schieramento dell’antipapa Vittore IV.
Sembrerebbe dunque che l’avvicendamento sia avvenuto in un momento in cui Gubbio, città di spiccata tradizione filoimperiale, si schierò contro Alessandro III nel contesto dello scisma, ma la questione è resa più complessa dal fatto che anche Tebaldo era un personaggio idealmente vicino al Barbarossa, tanto da dedicargli esplicitamente la sua Vita beati Ubaldi (lo stesso Ubaldo era stato in vita un fervente sostenitore della politica dell’imperatore).
Un ulteriore elemento di complicazione è dato dal fatto che anche il priore avellanita degli anni fra il 1160 e il 1164 aveva nome Tebaldo, potendo dunque trattarsi tanto di un omonimo, come ritiene Attilio Bartoli Langeli (1976, p. 533), quanto dello stesso vescovo tornato al suo vecchio ruolo in mancanza della consacrazione (come già in Annales camaldulenses, 1759, p. 65).
È stata proposta al riguardo anche una suggestiva ipotesi che sposterebbe il piano di lettura di questi eventi dal contesto dei contrasti fra papa e imperatore a quello della politica espansionistica del Comune di Perugia, che, nel tentativo di indebolire le protezioni imperiali e pontificie sul Comune rivale, avrebbe manovrato per frenare la consacrazione sulla cattedra eugubina di figure troppo potenti; dopo Tebaldo, infatti, l’influenza del monastero avellanita sull’elezione dei presuli della città ubaldiana sembra essersi stemperata (Monacchia, 1992, pp. 106 s.).
Secondo un’altra tradizione, diretto successore di Tebaldo (Pesci, 1919, p. 56) sarebbe invece stato Offredo (menzionato peraltro solo nel 1178; e va aggiunto che nel 1167 appare anche un vescovo Gualfredo). In questo caso Tebaldo sarebbe da identificare nell’omonimo arcivescovo di Zara (attestato a partire appunto dal 1178).
Gli zaratini lo costrinsero a non recarsi dal patriarca di Grado per ricevere la conferma dell’elezione, per poi mandarlo invece a Roma a chiedere a papa Alessandro III il distacco dell’arcidiocesi dal patriarcato, viaggio nel corso del quale si ammalò.
In ogni caso, l’evento principale a noi noto del mandato vescovile di Tebaldo rimane la stesura della Vita secunda beati Ubaldi, così definita per distinguerla dalla prima, composta poco tempo prima da Giordano da Città di Castello.
Il manoscritto originale dell’opera agiografica di Tebaldo, che nel XVII secolo apparteneva alla cancelleria vescovile eugubina, è al momento disperso, ma ne esistono copie nella Sezione di Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Armanni, 134 (ex II C 4) cc. 14r-27r e 137 (ex II C 7); Roma, Biblioteca universitaria Alessandrina, 93, t. 1, cc. 147r-156v; Roma, Biblioteca Vallicelliana, G 96, cc. 47r-56r; Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 2663, cc. 109r-118r. Si veda inoltre una copia della forma breve della Vita, rilegata insieme al volume delle riformanze eugubine del 1326-27, conservato nella Sezione di Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Comunale, Riformanze, 1 (trascrizione e traduzione in Biscarini-Giglio, 2010).
La critica filologica considera l’opera di Tebaldo come un «rifacimento colto» (Dolbeau, 1977, p. 85) del suo antecedente, a cui il vescovo mise mano per elevarne lo stile linguistico, correggerne imprecisioni cronologiche ed espungere episodi considerati troppo infantili, sconvenienti o inverosimili per l’imperiale destinatario. L’attenzione dell’opera si concentra inoltre maggiormente sul ruolo e sulla grandezza della figura vescovile (Leonardi, 1992, pp. 234-237). Accanto alla versione originale e per certi versi ufficiale dell’opera compare anche una versione abbreviata, dedicata a una comunità di religiosi non meglio specificata, talora identificata con Fonte Avellana; tale rimaneggiamento si dovette probabilmente a una mano diversa da quella del suo autore, data la trascuratezza formale con cui i riferimenti espliciti al Barbarossa vennero rimossi dal testo.
Per esempio, nella seconda versione rimase l’invito imperiale al termine del prologo («Fideliter igitur vestra Serenitas credat quidquid praesens scriptura de B. Ubaldo Gloriae vestrae comendat»: Dolbeau, 1977, pp. 87 s.). Come accennato, una copia di quest’ultima stesura si trova rilegata all’interno delle riformanze comunali eugubine del 1326-27, periodo di riavvicinamento fra il Comune e il vescovo dopo decenni di contrasti; l’esclusione di ogni riferimento esplicito all’Impero e l’argomento decisamente filovescovile della Vita ben si sposavano dunque con il clima di riconciliazione interna all’insegna del guelfismo tipico di quegli anni.
Non è nota la data di morte di Tebaldo.
Fonti e Bibl.: C. Olivieri, Vita, gesti, et miracoli del glorioso padre S. Ubaldo da Gubbio, canonico regulare lateranense, vescovo & protettore di detta città, Perugia 1616; L. Iacobilli, Vite de’ santi e beati dell’Umbria, I, Foligno 1647 (rist. anast. Bologna 1971), pp. 646-649; Acta Sanctorum, Maii, III, a cura di G. Henschen - D. Papebroch, Bruxelles 1680, pp. 628-653; F. Ughelli, Italia sacra, I, Venezia 1717, pp. 638 s.; M. Sarti, De episcopis eugubinis, Pesaro 1755, pp. 108-111; Annales camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, IV, a cura di G.B. Mittarelli - A. Costadoni, Venezia 1759, p. 65; R. Reposati, Vita di S. Ubaldo vescovo e cittadino di Gubbio scritta da Teobaldo di lui successore..., Loreto 1760; G. Cappelletti, Le chiese d’Italia. Dalla loro origine sino ai nostri giorni, V, Venezia 1846, pp. 456 s.; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, Regensburg 1873, p. 699; Codex diplomaticus regni Croatiae, Dalmatiae et Slavoniae, a cura di T. Smiciklas et al., II, Zagreb 1875, pp. 107-110 (per il possibile omonimo croato); Bibliotheca Hagiographica Latina, II, Bruxelles 1900-1901, pp. 1209 s.; Carte e diplomi di Gubbio dall’anno 900 al 1200, a cura di P. Cenci, Perugia 1915, pp. 200, 207, 220, 276; P.F. Kehr, Italia pontificia, VII, 2, Berlin 1925, pp. 66 s.; Andreae Danduli ducis Venetiarum Chronica per extensum descripta: aa. 46-1280 d.C., in RIS, XII, a cura di E. Pastorello, Bologna 1938-1958, p. 267; Carte di Fonte Avellana, II (1140-1202), a cura di C. Pierucci - A. Polverari, Roma 1977, pp. 127 s., 131, 136-138, 145 s., 149 s.
P. Cenci, La Vita Beati Ubaldi scritta da Giordano di Città di Castello, in Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, IV (1917), pp. 70-136; U. Pesci, I vescovi di Gubbio, Perugia 1919, pp. 53-56; G. Lucchesi, Teobaldo da Gubbio, in Bibliotheca Sanctorum, XII, Roma 1969, pp. 194 s.; A. Bartoli Langeli, T. (Teobaldo) da Gubbio, in Enciclopedia dantesca, V, Roma 1976, p. 533; F. Dolbeau, Les manuscrits hagiographiques de Gubbio, in Analecta Bollandiana, XCV (1977), pp. 359-388; Id., La vita di Sant’Ubaldo, vescovo di Gubbio, attribuita a Giordano di Città di Castello, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, LXXIV (1977), pp. 81-116; Id., Un nouveau témoin de la Vita S. Ubaldi attribuée à Giordano, ibid., LXXVIII (1981), pp. 235-237; Nel segno del santo protettore: Ubaldo vescovo, taumaturgo, santo. Atti del Convegno internazionale, Gubbio... 1986, a cura di S. Brufani - E. Menestò, Spoleto 1992 (in partic. G. Casagrande, Il Comune di Gubbio nel secolo XII, pp. 23-50; P. Monacchia, I vescovi di Gubbio nei secoli XI-XII, pp. 93-115; F. Dolbeau, La diffusion des ‘Vies latines’ de saint Ubald (XIIe-XVIIe siècles), pp. 189-208; C. Leonardi, Agiografia e storiografia: il caso di Ubaldo, pp. 227-239); A.M. Fanucci, Le fonti della vita di Sant’Ubaldo: la Vita prima di Giordano da Città di Castello, in Quaderni ubaldiani, 2010, n. 1, pp. 3-24; P. Biscarini - E. Giglio, Le fonti della vita di Sant’Ubaldo: la Vita secunda di T., suo successore, ibid., n. 2, pp. 3-24; A. Barbi, La vita di S. Ubaldo scritta per Federico I e il diploma del 1163, ibid., 2012, n. 4, pp. 9-11; P. Biscarini, Vicende storiche e culto di S. Ubaldo dal 1160 al 1192, ibid., n. 5, pp. 13-15; F. Paciotti, Il vescovo T. da Gubbio a Zara, ibid., 2015, n. 10, pp. 17-18; A. Luongo, Gubbio nel Trecento. Il comune popolare e la mutazione signorile (1300-1404), Roma 2016, pp. 439-445.