TEANO (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Napoli (da cui dista 54 km.), situata, a 175 m. s. m., al piede del vulcano di Roccamonfina, e proprio al limite più settentrionale della pianura campana. È costruita quasi interamente in pietra vulcanica. Il comune, oltre che dal centro principale, è costituito da numerose frazioni; la popolazione complessiva ammonta (1931) a 12.949 ab., di cui soli 5612 spettano al centro principale. L'area del territorio è di 88,68 kmq., coltivata a vite, frutteto e ortaggi. A 800 m. da Teano, al piede del M. Lucno, si trova lo stabilimento balneario delle Caldarelle, ove è utilizzata per bagni e per bevanda un'acqua carbonica ferruginosa radioattiva. Teano dista 2 km. e mezzo dalla sua stazione ferroviaria, sulla Napoli-Caserta-Cassino-Roma.
Storia. - Il sito dell'antica Teānum Sidicinum (gr. Τέανον o Τεανὸν Σιδικηνόν) al punto d'incontro tra la Via Latina e la Via Appia, fu prima abitato dagli Aurunci, ai quali subentrarono i Sidicini, una delle tribù sannitiche; divenuta la città principale di questa popolazione, ne segue la storia: la tradizione mostra infatti fino al 334 a. C. i Sidicini ora in armi contro Roma, ora alleati di essa. È stato supposto che, nel 334, Teano ricevesse da Roma la civitas sine suffragio, e ciò non è del tutto sicuro, però è ancora meno probabile che fosse restata, come altri ha proposto, nella condizione di città federata di diritto latino: certo è che in monete di bronzo coniate verso l'anno 270 a. C. compare l'iscrizione latina Tiano al posto di quella osca (Tianud o Tianud Sidikinud), il che prova che in quel tempo Teano chiese ed ebbe, al pari di Cuma, il diritto di usare la lingua latina. La tradizione letteraria afferma che sotto Augusto fu elevata a colonia e due piccoli templi, elevati alla Fortuna sulla via Latina, segnarono il confine del suo territorio con quello di Cales (Calvi); ma al tempo di Claudio ebbe, come appare da epigrafi, il nome di Colonia Claudia Firma Teanum; cioè fu ricolonizzata.
La sorgente delle Caldarelle (v. sopra) fu nota fin dall'antichità (aquae acidulae) poiché in essa fu trovato un ripostiglio di monete repubblicane e imperiali romane. Rovine importanti sono quelle di un teatro e di un anfiteatro, una necropoli dei tempi ellenistici e romani, mura preromane e una villa suburbana.
Sede vescovile dal 333 circa, seguì la sorte delle altre città campane durante le invasioni barbariche, finché non riebbe qualche splendore, allorché nell'843 divenne capitale dello stato di Landenolfo, figlio di Landolfo di Capua. Oggetto di lotte fra Longobardi e Saraceni (865 segg.) e poi ancora fra Enrico VI di Hohenstaufen e Tancredi di Lecce, la si ritrova via via feudo dei conti di Fondi, dei Del Balzo, dei Marzano di Alife, dei Fernández de Córdoba, dei Carafa di Stigliano, dei Medina de Las Torres. Tornata al fisco (1685), l'imperatore Carlo VI la rinfeudò al conte Daun (1709-34) e Carlo di Borbone a Michelangelo Caetani duca di Sermoneta (1750). La città moderna, sorta nel sec. XV, d'importanza prevalentemente agricola, sorge su di un monte assai più vicino a Calvi; e vive tuttora del ricordo del famoso incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, p. 471 e nn. 4779-4828; E. Gábrici, in Mon. ant. Lincei, XX (1910), p. 5 segg.; Not. Scavi, 1878, p. 170; 1896, p. 71; 1907, p. 697 segg.; 1908, p. 399 segg.; 1913, pp. 247 segg., 408; 1925, p. 366; 1929, p. 173 segg. Per le monete: A. Sambon, Monnaies ant. de l'Italie, Parigi 1903, p. 369 segg.; Giustiniani, Dizionario, IX, 143 segg.; M. Broccoli,Teano Sidicino antico e moderno, Napoli 1821-25; A. Broccoli, Catalogo della Biblioteca topografica del Museo Campano, Napoli 1914, III, p. 1129 segg.; M. Schipa, Il Mezzogiorno d'Italia anteriormente alla monarchia, Bari 1923, pp. 81 , 94, 159, 164.