verita, tavola di
verità, tavola di metodo semantico della logica proposizionale (→ enunciati, linguaggio degli) per determinare il valore di verità («vero» V oppure «falso» F) di un enunciato composto in funzione dei valori di verità degli enunciati elementari (o atomici) che ne sono i costituenti. Per esempio, se le lettere a e b indicano due enunciati elementari, che possono essere veri o falsi, l’enunciato composto a ∧ b, ottenuto con la loro congiunzione è vero se e solo se sia a sia b sono veri. La corrispondente tavola di verità è la seguente:
Nel caso della logica classica (ma la considerazione risulta valida anche in molti altri sistemi di logica) il metodo delle tavole di verità è un metodo di decisione, nel senso che consente di determinare, in un numero finito di passi, se un enunciato è valido, cioè vero per qualsiasi interpretazione.
Ciò avviene nel linguaggio degli enunciati nel caso di → tautologie; simmetricamente, un enunciato che è falso, indipendentemente dai valori di verità dei suoi costituenti, è una → contraddizione e risulterà falso in ogni interpretazione.
Le tavole di verità risalgono alla logica stoica e megarica, ma la loro prima esplicita descrizione ed elaborazione è opera di Ch.S. Peirce (1880); esse sono poi state estensivamente riprese, intorno al 1920, da J. Łukasiewicz, E.L. Post e L. Wittgenstein.
A ogni connettivo è associata univocamente la sua tavola di verità ed è possibile così utilizzare questa rappresentazione per calcolare algoritmicamente il valore di verità di un enunciato composto. Per esempio, la tavola di verità dell’enunciato (tautologia)
è la seguente: