tatuaggio
Un’antica tecnica di decorazione permanente del corpo
Il tatuaggio è oggi una moda piuttosto diffusa nella nostra società. Questa pratica di decorazione del corpo ha avuto una grande importanza in altre culture: poteva infatti indicare l’ingresso nell’età adulta, il rango dell’individuo, la sua appartenenza a un certo gruppo di parentela
Il tatuaggio consiste nel far penetrare sotto il primo strato della pelle un inchiostro o sostanze colorate, producendo così disegni o pitture permanenti. Il termine tatuaggio è tratto dalla lingua polinesiana: a Tahiti infatti – isola in cui la parola fu raccolta per la prima volta dall’esploratore inglese James Cook –, questo tipo di decorazione si indica con la parola tatau. La radice del termine, ta, significa letteralmente «battere, percuotere», e indica secondo alcuni studiosi il rumore (tat-tat) prodotto dallo strumento utilizzato per tatuare. Oltre che in Polinesia, il tatuaggio era diffuso tradizionalmente in Giappone e presso alcuni popoli che abitavano il Circolo Polare Artico. Si hanno testimonianze di tatuaggi anche nella preistoria europea.
Questa pratica di decorazione del corpo – soprattutto negli ultimi decenni – si è diffusa in molte parti del mondo, divenendo una vera e propria moda.
Le società umane compiono molti sforzi per trasformare il corpo. Anche se noi tendiamo a concepire il corpo come un prodotto naturale, esso è in realtà il risultato dell’incontro tra una base biologica e gli interventi culturali che le varie società praticano su di esso. Gli abiti che indossiamo; la forma che diamo ai capelli e l’eliminazione dei peli che crescono sul corpo; le pitture corporali (per esempio il trucco); la dieta che adottiamo: ecco altrettante modalità di ‘costruzione’ del corpo umano. I tatuaggi sono una di queste tecniche di trasformazione del corpo e costituiscono una forma visibile e duratura di decorazione.
In alcune società il tatuaggio è considerato un’importante forma di arte: un corpo tatuato è un corpo bello e desiderabile. A lungo nella nostra società il tatuaggio è stato considerato come una pratica ‘primitiva’, da condannare in base alla convinzione che il corpo sia un prodotto sacro e divino su cui l’uomo non ha il diritto di intervenire. Fino a pochi decenni fa le persone tatuate erano considerate marginali o devianti (marinai, detenuti, prostitute, ‘selvaggi’).
Nelle società in cui il tatuaggio era una pratica corrente si registravano differenze in primo luogo su chi poteva essere tatuato. In alcune aree della Polinesia (per esempio tra i Maori della Nuova Zelanda) solo i nobili avevano questo diritto. In genere i maschi erano più tatuati delle donne. Le differenze riguardavano anche le parti del corpo: vi erano società in cui si tatuavano di preferenza le gambe e i piedi (Samoa), i volti (Nuova Zelanda) o addirittura l’intero corpo (Isole Marchesi).
I tipi di decorazione rappresentano un’altra variabile: disegni geometrici, pesci, meduse, uccelli, reti da pesca erano molto diffusi in area polinesiana. Differenze si registrano anche su quando è bene essere tatuati. In molte società, in gran parte di quelle polinesiane per esempio, la realizzazione del tatuaggio segnava l’ingresso nell’età adulta (riti di passaggio).
Nelle Isole Marchesi la realizzazione del tatuaggio durava invece tutta la vita: tra i Maori, i volti imbalsamati di alcuni capi importanti continuavano a essere tatuati anche dopo la morte!
Nella nostra società il tatuaggio è oggi una moda, una delle tante possibilità di decorazione del corpo. I significati del tatuaggio in altre società, in cui spesso esistevano specifici rituali di realizzazione, potevano essere molto più profondi. Si è visto come tatuaggi fossero tra i Maori un segno di nobiltà e di prestigio. I disegni da realizzare erano considerati di proprietà di determinati gruppi di parentela e solo i membri di tali gruppi potevano utilizzare quei segni.
Nelle Isole Marchesi si riteneva che il tatuaggio fosse necessario per divenire esseri umani veri e completi e per questo, come si è accennato, l’opera di scrittura del corpo durava tutta la vita. Tra le società dedite alla guerra, il tatuaggio era un segno del coraggio e della forza di un buon guerriero. Inoltre, in gran parte delle società polinesiane solo gli uomini tatuati potevano sposarsi e acquisire responsabilità politiche.