TATTICA (XXXIII, p. 323; App. II, 11, p. 945)
Bomba atomica e telearmi hanno influenzato (dal 1950) la dottrina, ponendo in risalto i fattori essenziali di una moderna t.: potenza, mobilità, celerità e protezione (esaltazione delle formazioni corazzate, blindate, motorizzate, paracadutiste e aviotrasportate) e indicando specifici orientamenti (sottrarsi agli effetti dell'esplosione nucleare o sfruttarli immediatamente; ricercare od evitare obiettivi per i quali risulti redditizio un bombardamento con armi nucleari) conciliabili con le necessità dì vita e di schieramento (diradamento) o di lotta (concentrazione). Per contemperare le diverse esigenze dei combattimenti convenzionale e atomico (connubio che sembra rispondente ai moderni criterî) si sono ricercate dottrine bivalenti e flessibili idonee alle due forme. L'ambiente operativo si è ampliato su superfici estese e profonde, ciò che ha determinato l'importanza degli spazî vuoti atti a facilitare la manovra. Questa visione d'insieme non può considerarsi definitiva, soggetta com'è alle inesorabili leggi dell'evoluzione tecnica (tra cui: ricerca operativa, difese contromissili), cosicché, mentre è possibile, con i nuovi procedimenti, sottrarsi in parte agli effetti poderosi dell'arma atomica, l'impiego già diffiuso dei missili anche alle minori distanze (da 400 a 6500 metri) appare efficacissimo per la lotta ravvicinata in mare, dall'aereo e contro i mezzi corazzati terrestri, che possono essere colpiti prima di poter far sentire il peso del loro fuoco, ciò che suggerisce serî dubbî sull'efficacia effettiva delle massicce formazioni corazzate (prevalenza del carro armato o dei mezzi blindati). L'evoluzione incide sui procedimenti delle unità di ogni grado, mentre nella lotta terrestre ci si avvia pressoché integralmente alla meccanizzazione della fanteria, dotata anche di telearmi.
La t. moderna si plasma ai principî della flessibilità ed elasticità, che richiedono l'adattamento a circostanze ed elementi quanto mai variabili; essi esigono comandanti capaci e reparti idonei. Sono essenziali nel campo tattico la stretta coordinazione delle azioni terrestri e navali con l'aviazione e la definizione dei livelli minimi degli obiettivi considerabili atomicamente redditizî per il bombardamento atomico (battaglione, concentramenti di naviglio sottile, navi maggiori, basi terrestri, navali ed aeree, porti). L'immenso potere distruttivo nucleare impone il concentramento in ristretti termini di tempo, penetrazioni profonde e multiple, aggiramenti a largo raggio, riserve mobili, mobilità tattica, combattimenti brevi e violenti, frequentemente notturni, comandi di sostituzione per non rallentare il ritmo delle operazioni, misure di sicurezza, riduzione della vulnerabilità, collegamenti sicuri, largo impiego di paracadutisti e forze aviotrasportate (reso possibile dalla disponibilità di flotte aeree da trasporto) per l'aggiramento verticale che integra, con più ampio respiro, le azioni manovrate.
Tattica terrestre. - Deve proporsi di costringere il nemico a concentrarsi per offrire un obiettivo utile al bombardamento atomico. Ne conseguono i concetti della dispersione iniziale e del rapido e tempestivo concentramento per il combattimento. La svolta decisiva assunta dalla tattica ha sviluppato i mezzi per la difesa controcarri (armi, artiglierie, razzi, missili a distanze anche ravvicinate), la difesa controaerea, la posa e la rimozione dei campi minati.
La battaglia difensiva frantuma l'attacco, costringendolo a disperdersi, convogliandolo su posizioni predisposte per l'arresto e il contrattacco. S'impernia sulla reattività ed elasticità che si ottengono con la disponibilità di forti riserve (preferibilmente corazzate) e con il presidio in profondità di località importanti (capisaldi, punti forti), sensibilmente distanziate e intervallate: ne derivano ampî spazî da controllare, idonei all'incanalamento dell'attacco e alla manovra, settori ampî e profondi, preceduti da avanstrutture di sicurezza. L'area della battaglia comprende almeno due posizioni successive (ciascuna articolata in zona di sicurezza e posizione di resistenza). La lotta si sintetizza nella resistenza dei punti fissi, con l'opportuno impiego dell'artiglieria nucleare e convenzionale, e con la manovra delle riserve che, in concorso con l'aviazione t. e con l'arma atomica, agiscono con azioni di contenimento e con puntate controffensive. Il settore divisionale raggiunge un'ampiezza di km 20 × 15; lo schieramento delle artiglierie e dei missili, disperso, si adegua alle nuove esigenze (diradamento, interramento, cambî di posizione, finte posizioni). Ne conseguono celerità di concezione nei comandi (prevalentemente interforze), dinamismo delle unità, sfruttamento immediato delle esplosioni nucleari, costante controllo del campo di battaglia, impiego del fuoco organizzato, dei rincalzi e delle riserve, cooperazione di fuoco tra elementi difensivi contermini, largo impiego di formazioni corazzate.
La battaglia offensiva tende alla distruzione delle forze nemiche ricercando il predominio atomico e con largo ricorso agli aviosbarchi, mentre l'intervento nucleare obbliga il difensore a limitare la densità delle sue forze e a ridurre le possibilità dell'appoggio aereo. Alle formazioni tattiche massicce subentrano quelle snelle, potenti e veloci, partenti da basi estese e operanti la concentrazione per manovra. Accresciute, per l'immediato sfruttamento delle esplosioni atomiche, le possibilità di rottura e di penetrazione a ritmo serrato (forze corazzate), l'attacco si articola in sforzi principali e secondarî alternabili con ampie possibilità di manovra, mentre la necessità di evitare campi minati intatti dà preferenza all'azione frontale per ben utilizzare le esplosioni degli ordigni nucleari che li distruggono. La divisione agisce articolata in raggruppamenti (di primo e secondo scaglione o in riserva) e gruppi tattici pluriarma; è preceduta da unità esploranti blindate e conta su interventi atomici in appoggio; raggiunge i suoi obiettivi mediante azioni manovrate. Il suo comandante interviene col coordinamento, con l'impiego dell'artiglieria e con la riserva attuando tutte le possibili combinazioni.
In relazione alle linee e alle direttive, qui sopra illustrate, della moderna t. terrestre, può essere opportuno dare qualche cenno dell'evoluzione delle concezioni relative alla costituzione delle forze terrestri nei più importanti stati, con una visione dei prevedibili aspetti della guerra futura. Dal concetto di massa si è passati a quello di massa-potenza-forza, con un miglioramento nell'efficienza qualitativa degli eserciti e un impulso alle ricerche e agli studi. Le tendenze manifestatesi nei Paesi aventi maggiori responsabilità nella politica mondiale (S. U. A., URSS, Inghilterra e, in parte, Francia) possono considerarsi all'incirca sul medesimo piano nel seguire attentamente ogni evoluzione. Un esercito moderno si concepisce oggi articolato in due blocchi: organizzazione territoriale (che include le branche addestrativa e logistica) e unità d'impiego aderenti alle nuove dottrine e ai nuovi ordinamenti. Fondamentali i concetti della centralizzazione dell'addestramento, con separazione degli organismi prepostivi dalle forze operative, e suddivisione di queste in esercito di campagna (inquadrato in brigate, divisioni, corpi d'armata e armate) e in elementi per la difesa interna o per la guerra limitata. Le innovazioni sostanziali investono ogni aspetto dell'organizzazione militare. Nel campo del reclutamento: maggiore ricorso ai volontarî specializzati con riduzione di quelli di leva; durata delle ferme contenuta in limiti modesti (salvo che nell'URSS); chiamate alle armi a scaglioni, per il loro graduale addestramento; selezione attitudinale psicotecnica del personale. Nel campo dell'ordinamento: unità a forza costante, sostituendo al criterio della mobilitazione generale quello del completamento; frazionamento della massa più complesso, poiché l'adozione delle armi nucleari ha imposto, come si è accennato, il diradamento (per sottrarsi agli effetti delle esplosioni) e il rapido concentramento (per il combattimento). Ne sono derivati i principî dell'autonomia, della mobilità, della protezione (che si estendono anche alla struttura logistica per non subire i bombardamenti aerei) e l'adozione di mezzi per la posa e la rimozione dei campi minati e per assicurare la viabilità. Le unità d'impiego hanno organici unici (validi per il tempo di pace e il tempo di guerra), temperabili per necessità contingenti, e bivalenti per renderle indistintamente idonee alla lotta convenzionale o atomica. Nonostante il peso che hanno le tradizioni negli eserciti, si va sempre più affermando la tendenza alla costituzione dell'arma unica; particolari cure sono rivolte alle riserve istruite.
Nel campo operativo le grandi unità base (divisioni e brigate) possono essere di fanteria (autoportata, motorizzata, blindata, aviotrasportata, paracadutista), corazzate, alpine, di cavalleria (blindata e corazzata) e includono artiglierie (comprese quelle nucleari e i missili di maggiore gittata), reparti del genio, delle trasmissioni (anche per la guerra elettronica), dei servizî (anche per la guerra radiologica), aviazione leggera e, a seconda dei tipi, formazioni anfibie (mezzi da sbarco), lagunari, incursori, commandos. Il combattimento richiede complessi snelli, mobili e di elevata potenza: la divisione si articola perciò, come già accennato, in raggruppamenti e gruppi tattici, e dalle unità pluriarma più elevate si è così discesi a quelle di ordine inferiore. Tipica la divisione pentonica di fanteria degli S. U. A. (leggera, potente, assai ben frazionata), a cui fa riscontro quella britannica, pesante ma suddivisa in elementi minori con prevalenza di mezzi corazzati e blindati, mentre l'URSS si è orientata verso la costituzione di divisioni molto leggere, potenti, mobili, sostenute da poderose formazioni corazzate e da artiglieria convenzionale e missilistica.
Nel campo logistico si è accentuata la tendenza alla completa autonomia delle unità di ogni grado per limitare i rifornimenti nel corso del combattimento e assicurare le esigenze del diradamento, e si è dato incremento alla costruzione di prototipi di armi e mezzi per la loro rapida produzione in serie al momento opportuno. Tutto l'insieme ha posto in primo piano l'adeguamento ai nuovì ritrovati scientifici e alle nuove forme di lotta, ciò che ha dato notevole impulso all'attività informativa, al sorgere di stretti vincoli tra eserciti, complessi industriali e gabinetti di ricerca. alla creazione di organi per lo studio di armi e mezzi più potenti e più leggeri con tendenza alla standardizzazione e unificazione. Ne è derivato un sensibile mutamento del rapporto tra organismi varî ed unità operanti: queste ultime sono ovunque di entità limitata (salvo che nell'URSS) e in continua evoluzione, strettamente commisurate alle prime necessità di difesa: in caso di conflitto la disponibilità di contingenti istruiti, di armi e materiali consentirà la rapida successiva costituzione di altre unità.
Affermato il principio che la fanteria è e resta l'arma regolatrice della lotta terrestre e che l'assaltatore è lo specializzato di più difficile preparazione, se ne curano la formazione, l'educazione. lo spirito e l'armamento. Oggi in un battaglione di circa 850 uomini gli assaltatori sono soltanto 150, sostenuti da tutti gli altri mezzi, per consentire ad essi di giungere sul nemico nella loro totale integrità. Attraverso analisi e studî, gli S. U. A. sono giunti a concepire l'assaltatore moderno, altamente selezionato, dotato di fucile automatico leggero, radio-elmetto, binocolo a raggi infrarossi, telescopio portatile, scavatore di buca individuale, corazza di nailon, cintura per salti e, in una visione più lontana, di motociclette aeree a decollo verticale (v. aeromobile, in questa App., tavv. II, IV); tutto ciò per rendere l'assaltatore più protetto, modernamente armato, più mobile e ben collegato. Notevole inoltre l'incremento dei reparti per la posa e la rimozione dei campi minati.
L'Italia, nel riassetto organico e funzionale del suo esercito, ha seguito ogni evoluzione, nei limiti delle sue possibilità, realizzando un ordinamento idoneo alle esigenze di ordine territoriale, addestrativo e logistico, e costituendo un complesso di unità operative alleggerite per la difesa del proprio territorio, dotate dei più moderni mezzi di lotta.
Tattica navale. - L'influenza delle nuove armi ha accentuato l'importanza del fattore aereo e la vulnerabilità dei porti, ha dato preminenza alla difesa delle comunicazioni ed ha interferito sull'impiego dei mezzi navali e sulle misure di difesa. In particolare, per l'impiego: adozione della propulsione atomica, inizialmente ai sommergibili, con orientamento alle navi di superficie, accrescendone autonomia e raggio d'azione, introduzione di cannoni nucleari, mine a carica nucleare, armi nucleari e telearmi lanciate da unità di superficie e subacquee con tendenza a realizzare navi lanciamissili. Attualmente interessano il campo navale per le azioni contro aerei e contro costa; in avvenire potranno sostituire le artiglierie nell'azione lontana, devolvendo ad esse, insieme ad armi automatiche e filoguidate, la difesa ravvicinata. L'impiego offensivo del sommergibile con armi teleguidate o cannoni nucleari ne aumenta, in misura fin qui sconosciuta, l'efficacia e le possibilità di azione contro qualsiasi obiettivo di terraferma.
Misure di difesa: provvedimenti contro le radioattività (piani di difesa atomica), tenuto conto che le normali misure contro attacchi convenzionali sono idonee anche per quelli atomici e viceversa. Per le basi, s'impone il diradamento, la segmentazione, l'adozione di turni di lavoro per ridurre le aliquote di personale esposto a distruzione, l'utilizzazione di basi volanti e l'incremento dei mezzi di localizzazione ed esplorazione radar. La difesa antisommergibile si avvantaggia di più largo impiego di ecogoniometri, bombe a scoppio subacqueo ed elicotteri dotati di missili ravvicinati. La revisione dei principî di schieramento delle formazioni navali richiede la dispersione dei mezzi in mare, mentre la mobilità dei mezzi rende possibile le concentrazioni per l'attacco (suddivisione delle forze in gruppi navali con le unità distanziate). La difesa dei convogli esige infine il frazionamento delle forze navali e l'adozione di distanze di sicurezza, di mezzi per l'avvistamento lontano e di linee di pericolo. Vedi anche le voci marina: Marina militare; nave e tutte le altre voci dedicate, in questa App., alla guerra navale.
Tattica aerea. - L'influenza delle nuove armi, accentuati i compiti delle armate aeree e la cooperazione con le forze terrestri e navali (aerei dotati anche di missili, per l'appoggio) ha avuto ampie ripercussioni sul campo tattico, basate sulla dispersione degli schieramenti a terra e sull'adozione di formazioni rade in volo. La concezione di reparti d'impiego idonei (aerobrigate, articolate in reparti e gruppi di volo e con servizî interni) ha portato alla creazione di complessi armonici a vasta autonomia, ben frazionati, che limitano la durata delle concentrazioni, escludendo di norma il ricorso all'impiego massiccio. Unitamente agli aerei dotati di bombe convenzionali, hanno assunto importanza i velivoli isolati, veloci, a larga autonomia, e le formazioni leggere, dotate di bombe atomiche per recare l'offesa alle maggiori distanze (rifornimento in volo). L'accoppiamento velivolo leggero-bomba atomica è efficace per la rapidità di spostamento e la tempestività d'intervento, mentre il diradamento tattico terrestre offre nelle retrovie obiettivi redditizî all'appoggio aereo diretto o d'interdizione. Notevoli le influenze nel coordinamento delle operazioni combinate, con basi di partenza disperse e zone di smistamento per ridurre la durata delle concentrazioni, nell'incremento dei trasporti aerei per le forze aviotrasportate (compresi i velivoli leggeri per aerotrasporti d'assalto) e nell'intensificazione del controllo delle forze avversarie, della documentazione fotografica e dei collegamenti aria-terra-mare e viceversa. Le misure di difesa richiedono basi disperse su ampia superficie, articolate in zone distinte per evitare concentrazioni negli schieramenti: ne conseguono studi per la realizzazione di convertiplani ed elicotteri intesi a ridurre gli spazî di decollo e atterraggio, l'incremento dei mezzi di scoperta e interdizione, e lo schieramento razionale di reparti intercettori per difenderle. Vedi anche aviazione, in questa App.
Bibl.: P. Supino, Considerazioni sulla battaglia moderna, Roma 1954; W. L. Boyston, The armoured forces in the atomic battle field, in Armor, giugno 1957; Col. Close, La mobilité des forces terrestres, in L'armée et la nation, agosto 1957; B. du Cheyrom d'Abzac, Considérations sur l'émploi tactique généralisé de l'arme atomique, in Revue des forces terrestres, luglio 1957; Rivista militare, Roma, aprile e maggio 1958; P. Supino, Aspetti fondamentali della ricerca operativa, in Rivista militare, ottobre 1958; id., L'impostazione tecnica di una difesa contromissili, ibidem, gennaio 1958; Col. Rouger, L'infanterie sur le champ de bataille moderne, in Revue des forces terrestres, 1959, n. 17; I. Perré, Gli imperativi francesi per un esercito dell'era atomica, Civitavecchia 1959.