occupazione, tasso di
Indicatore statistico che misura l’incidenza degli occupati sul totale della popolazione. Si ottiene dal rapporto tra gli occupati tra i 15 e i 64 anni e la popolazione della stessa classe di età. Secondo l’indagine sulle forze di lavoro condotta dall’ISTAT (➔), armonizzata a livello europeo, una persona è definita occupata se, nella settimana di riferimento, ha svolto almeno un’ora di lavoro, oppure è stata assente dal lavoro (per es. per ferie, malattia, cassa integrazione), ma ha mantenuto l’impiego o l’attività autonoma. Il tasso di o. è utilizzato per valutare l’evoluzione del mercato del lavoro (➔ lavoro, mercato del) e la capacità di utilizzarne le risorse umane disponibili, rappresentando quindi una misura della forza strutturale del sistema economico. Si differenzia dal tasso di attività (➔ attività, tasso di), che include anche i disoccupati. Si differenzia dal tasso di disoccupazione (➔ disoccupazione, tasso di), sia perché questo presenta al numeratore il totale dei disoccupati anziché il totale degli occupati, sia perché esso presenta al denominatore soltanto la forza lavoro (➔) e non il totale della popolazione. Pertanto, la somma del tasso di o. e del tasso di disoccupazione non è pari a 1. Inoltre, possono essere calcolati sia tassi generali di o. sia specifici di o., per es. per età, per genere o per ripartizione geografica.
Nel 2009 in Italia il tasso di o. generale era pari al 57,5% (68,6% per gli uomini e 46,4% per le donne); dagli ultimi decenni del 20° sec. il tasso femminile risultava in continua crescita (nel 1977 era pari al 31,8%). Il tasso medio riflette inoltre profonde differenze territoriali. Nel 2009 il tasso nel Mezzogiorno era pari al 59% per la popolazione maschile e al 30,6% per quella femminile, mentre nel Centro-Nord rispettivamente al 74 e al 55%. Inoltre, il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno è in costante aumento (10,7 punti percentuali nel 1977 e 19,9 nel 2009). È anche rilevante la differenza tra il tasso di o. italiano e quello medio dell’Unione Europea, che si attestava al 64,6% nel 2009. La distanza è particolarmente accentuata per la componente femminile, con 12,2 punti percentuali in meno rispetto al tasso di o. medio dell’Unione Europea (solo Malta presenta un tasso femminile inferiore a quello italiano), a fronte dei 2,1 punti per la popolazione maschile. I valori del tasso di o. nazionale restano quindi lontani dagli obiettivi stabiliti dal Consiglio di Lisbona nel 2000, che prevedevano il raggiungimento, entro il 2010, di un tasso di o. totale pari al 70%, e per le donne pari al 60%. Inoltre, in considerazione del progressivo invecchiamento (➔) della popolazione e del conseguente problema di sostenibilità dei sistemi pensionistici, un ulteriore obiettivo specifico della strategia di Lisbona (➔ Lisbona, strategia di) consisteva nel raggiungimento di un tasso di o. nella fascia di età 55-64 anni di almeno il 50%. Nel 2009 in Italia tale tasso era pari complessivamente al 35,7% (quintultimo posto della graduatoria europea), seppure con rilevanti differenze di genere: 25,4% per la componente femminile e 46,7% per quella maschile. Si osserva comunque un considerevole aumento di quest’ultimo tasso specifico, che si attestava nel 2000 al 27,5%.