TASSIDERMIA (dal gr. τάξις "preparazione" e δέρμα "pelle")
È l'arte di preparare a scopo scientifico le pelli degli animali in modo da renderne possibile la conservazione, e di imbottirle dando loro l'aspetto e l'atteggiamento degli animali vivi. Per estensione, talvolta, si suole comprendere sotto questa denominazione anche la preparazione di invertebrati, le cui spoglie vanno trattate diversamente da quelle dei vertebrati.
Le pratiche per la conservazione dei cadaveri umani e degli animali sono assai antiche e diffuse presso molti popoli, dove spesso hanno assunto significato religioso, come ad es. nell'antico Egitto; ma le origini della tassidermia, cioè della preparazione per scopi scientifici, datano dal Rinascimento. I metodi, dapprima molto rudimentalî e consistenti per lo più in una concia sommaria della pelle e nell'imbottitura grossolana con paglia o stoppa, vennero poi perfezionandosi soprattutto dopo l'istituzione dei grandi musei di storia naturale, e quindi nel secolo XVIII e soprattutto nel XIX. Presso i maggiori musei esistono oggi preparatori specializzati per i varî gruppi animali, alcuni dei quali raggiungono una notevole bravura nel dare agli animali impagliati, o, come anche impropriamente si suol dire, imbalsamati, forme e atteggiamenti vivi.
Oggi infatti, soprattutto per i grossi animali, non ci si contenta di riempire la pelle con l'imbottitura, ma, costruito un sostegno o impalcatura adatta, si plasma su questo, con l'aiuto di creta o plastilina, un modello del corpo dell'animale, che ne riproduce fedelmente le forme. Su questo si stende poi la pelle, facendola aderire in modo che risalti bene la plastica del corpo.
Le norme principali per la preparazione dei vertebrati si possono così riassumere. Il raccoglitore deve innanzi tutto provvedere a misurare nell'animale di fresco ucciso la lunghezza totale del corpo, quella del capo, degli arti, delle orecchie, della coda, e delle parti che possono facilmente deformarsi alla preparazione, e ad annotarle insieme con indicazioni sulla forma della pupilla, sulla colorazione dell'iride e delle parti prive di peli o di penne. Occorre poi "mettere in pelle" l'animale. Nei Mammiferi si pratica all'uopo un taglio lungo il ventre, che dallo sterno arriva fin presso l'apertura anale, e si stacca la pelle dalle parti sottostanti. Nei grossi animali occorrono spesso altri due tagli trasversali dallo sterno alle ascelle e dall'inguine lungo la parte ventrale delle cosce. Si lasciano in posto le ossa delle estremità, dopo averle ben ripulite dalla carne e dai tendini, e il cranio (quando non si voglia conservarlo a parte), che deve essere anch'esso ben ripulito esternamente e vuotato del suo contenuto. Anche la pelle che ricopre queste parti va trattata come il resto, cioè spalmata di una sostanza conservatrice: si usano di solito pomate a base di arsenico, o allume, e sapone. Le pelli così preparate possono essere fatte seccare, poi, imbottite grossolanamente con stoppa, si conservano, in attesa di venire "montate". Quando è possibile, è preferibile montarle finché sono fresche: se sono secche occorre rammollirle e rafforzarne le inserzioni dei peli con appositi bagni, per lo più in soluzioni di allume.
Per la montatura occorre innanzi tutto costruire un'armatura atta a sostenere il peso del corpo e a fissarlo su un sostegno. Per i piccoli animali basta il filo di ferro, di cui un pezzo va dalla testa alla coda, e altri due, legati trasversalmente al primo, vanno negli arti anteriori e posteriori, e uscendo dalla pianta dei piedi servono a fissare il corpo sulla base. Per animali di maggior mole occorre un'armatura più complicata, in parte di legno e in parte di ferro. Se il cranio è stato tolto è necessario sostituirlo con un modello di legno, sughero, torba o cartapesta. Costruita l'armatura, la si imbottisce con stoppa o fieno fine, e si modellano le forme del corpo con gesso o plastilina, adattandovi poi sopra la pelle. Gli occhi, di vetro, si mettono a posto prima che la pelle dissecchi. Si cuce poi la pelle con refe di grossezza adatta, badando a fare una sutura poco visibile. Le parti molli e carnose (labbra, grugno, narici, mucosa della lingua e delle fauci) richiedono cure particolari, perché si conservi il loro aspetto tumido e fresco. Talvolta conviene rifarle in cera colorata.
Con gli Uccelli si procede in modo analogo. Si mettono in pelle, avendo cura di risparmiare le penne, lasciando in sito le ossa dell'ala (dall'articolazione dell'omero) e quelle della gamba. Si montano poi le pelli su armature adatte, che naturalmente differiscono alquanto da quelle dei Mammiferi, imbottite opportunamente. Si usa anche montare le pelli su modelli di torba o di sughero o di borracina, che si preparano nelle dimensioni adatte e sui quali si fissano i ferri per la coda, le ali e le gambe.
Dei Rettili si possono preparare in modo simile le grosse tartarughe, i coccodrilli e i serpenti di grandi dimensioni, i quali ultimi si possono spellare interamente dalla bocca, senza inciderne la pelle. Gli esemplari di piccole dimensioni si conservano preferibilmente in alcool.
Per gli Anfibî e per i Pesci pure è molto raccomandabile la conservazione in alcool o in formalina, perché la preparazione "a secco" difficilmente dà buoni risultati. I pesci di grande statura devono invece essere preparati a secco: perciò se ne monta la pelle su un'armatura imbottita, o, meglio, su un modello di torba o di sughero. I colori e la lucentezza della pelle però svaniscono, ed è quindi necessario colorire artificialmente e verniciare.
Per preparare gli scheletri è necessario innanzi tutto scarnirli, poi farli macerare nell'acqua (a cui spesso conviene aggiungere cloruro di calcio, o una lisciva di potassa e di calce) per poterli ripulire completamente. La macerazione si fa oggi per lo più in appositi recipienti chiusi, tenuti a temperatura elevata e con soluzioni di sostanze adatte ad evitare gl'inconvenienti della macerazione "naturale", cioè soprattutto le cattive esalazioni che si sprigionano. Si devono poi imbiancare le ossa, e ciò si ottiene esponendole al sole e innaffiandole di tanto in tanto con acqua e sapone, ad evitarne la calcinazione, oppure semplicemente immergendole in un bagno d'acqua ossigenata.
Anche gli scheletri devono poi essere montati. Nei piccoli animali si sogliono lasciare in posto tutti i legamenti, e basta perciò fare seccare lo scheletro nella posizione adatta. Negli animali più grossi invece si disarticolano le ossa e si sostituiscono quindi i legamenti naturali con articolazioni di filo metallico. Le vertebre si infilano in un ferro di calibro opportuno, a cui si dà la giusta curvatura, e fra l'una e l'altra si inseriscono dischi di cuoio, che sostituiscono i dischi intervertebrali. Alla parte anteriore del ferro si fissa il cranio, e ai luoghi opportuni gli arti. Un sostegno adatto, fissato su una base di legno, sopporta tutto lo scheletro.
Gl'invertebrati vengono per lo più conservati immersi in liquido. A secco si preparano bene alcuni Artropodi (v. insetti).
Bibl.: E. Donovan, Instructions for collecting and preserving various subjects of Natural History, Londra 1794; W. Swainson, The naturalist's guide for collecting and preserving subjects on Natural History and Botany, ivi 1822; Th. Brown, Taxidermist's manual, Glasgow 1833; Boitard, Noveau manuel du naturaliste préparateur, Parigi 1839; G. Capus e A. T. de Rochebrune, Guide du naturaliste préparateur, ivi 1883; M. Browne, Artistic and scientific taxidermy, Londra e Edimburgo 1896; L. Eger, Il raccoglitore naturalista, trad. it. di M. Lessona, 2a ed., Torino 1890; S. Lo Bianco, Metodi usati nella Stazione zoologica per la conservazione degli animali marini, in Mitth. a. d. zoolog. Stat. zu Neapel, IX (1890); R. Gestro, Il naturalista preparatore, 5a ed., Milano 1915; British Museum of Natural History, Instructions for collectors, Londra 1921; R. Ward, Sportsman's handbook, ivi 1923.