TASO (Θάσος, Thasus; A.T., 82-83)
È la più settentrionale delle isole dell'Egeo, separata dalla costa macedone da uno stretto di soli 6 km., nel quale si trova l'isolotto deserto di Thasópoula. Di forma grossolanamente pentagonale, l'isola ha una lunghezza (km. 26) poco diversa dalla larghezza (km. 22½); l'area è di kmq. 398. È tuttavia montuosa, accidentata, e si eleva fino a m. 1045 nella cima del Hypsárion. Le montagne più alte e lo spartiacque principale si tengono vicini alla costa nord-orientale e quindi si ha da questo lato un versante ripido, con numerose e brevi vallette, alle quali corrispondono insenature della costa e tre piccole pianure. Dall'altro lato le valli sono ben sviluppate e hanno forme più dolci; decorrono quasi tutte parallele fra loro, scendendo verso SO. Da questa parte la costa è più unita e priva di buoni approdi e spesso fasciata da una stretta pianura.
Taso si collega per la costituzione geologica ai massicci cristallini della Macedonia, essendo formata quasi interamente da terreni metamorfici, quali gneiss, micascisti e anfiboliti, con abbondanti intercalazioni di marmi, spesso in banchi quasi orizzontali, ma formanti nel complesso una grande anticlinale con asse NO.-SE. In vicinanza del mare si trovano anche depositi costieri recenti.
Il clima dell'isola è mite, ma gl'inverni non sono esenti da neve; le estati sono molto meno calde che nella vicina terraferma macedone. Le piogge sono discretamente abbondanti, e cadono soprattutto nell'inverno e nella primavera. Sul versante nord-orientale e nelle alte valli di quello occidentale le sorgenti escono numerose dai terreni scistosi; ma i torrenti, anche i maggiori, spesso non arrivano a portare le loro acque fino al mare. Taso presenta ancora discreta estensione di bosco, specialmente nella zona elevata e sul versante nord-orientale; predominano il pino d'Aleppo e il pino laricio. Non mancano boschetti di castagni e, nei luoghi più umidi, di platani. Il ricoprimento selvoso era molto più esteso nel passato; lo sfruttamento irrazionale, il pascolo, gl'incendî hanno favorito la diffusione delle macchie. Dai boschi di pini si ricava resina e legname che serve alla costruzione d'imbarcazioni nei piccoli cantieri locali.
Nell'antichità l'isola possedeva ricche miniere (zinco, rame, argento, ferro, forse anche oro) e importanti cave di marmo. Il marmo, che è bianco, a grana grossa, e può servire come statuario, viene escavato anche attualmente; di recente si è ripreso lo sfruttamento dei giacimenti minerarî (per lo zinco) e ciò ha dato luogo allo sviluppo di un nuovo centro, Limenária. Ma l'agricoltura e l'allevamento sono le risorse principali degl'isolani. La coltura più estesa è quella dell'olivo (fino a 400 m. d'altezza). L'olio viene in parte esportato e in parte utilizzato nell'isola anche per la fabbricazione di saponi. Altri prodotti sono il grano, l'orzo, il mais, i legumi, il miele; la coltura della vite va diffondendosi e così quella del tabacco, introdotta dai profughi dell'Asia Minore. Scarsissimi sono nell'isola i bovini e numerose invece le pecore e le capre. Buoni frutti dà la pesca (in specie aragoste e gamberi), esercitata più che altro dai profughi greci provenienti dalla Turchia in seguito all'accordo del 1923 (v. grecia, XVII, p. 906).
La popolazione di Taso è piuttosto scarsa; secondo il censimento del 1928 ascende a 11.573 ab. (29 ab. per kmq.), ripartiti fra una diecina di grossi e pittoreschi villaggi e qualche casale. Tutti i centri sono lontani dalla costa, meno il capoluogo Liménas (o Limēn, a nord) e Limenária (a SO.), i due porticciuoli toccati dai battelli che fanno servizio fra l'isola e la terraferma (Cavala).
Storia. - Alcuni vogliono riconnettere il nome di Taso ad una popolazione pregreca; ma i primi abitanti dell'isola che ci si presentano sono di stirpe tracia, così come nella vicina isola Samotracia (v.). Su questa popolazione tracia, nella quale s'infiltrò fors'anche una colonia fenicia, venne a distendersi l'elemento greco. La colonia partì da Paro nella prima metà del secolo VII (pare nel 682-681), e fu guidata da Telesicle, padre del poeta Archiloco. Il quale fu anch'egli fra i primi colonizzatori, e si trovava a Taso nel 648, quando avvenne la memorabile eclisse di sole, che il poeta ricorda. Il primo periodo della vita greca nell'isola fu occupato dalle lotte contro i Traci e dalla costruzione di forti opere di difesa. Poi, a poco a poco, i Greci estesero la loro autorità anche sul continente tracio, ricco di minerali e fertile di grani e di viti, dov'essi occuparono ed ellenizzarono alcune città, quali Neapoli, Galepso, Strime. L'oro che abbondantemente affluiva dalle miniere dell'isola e della terraferma, fu, nelle mani industriose dei colonizzatori ionici, un ottimo strumento per fare sì che in breve tempo Taso raggiungesse un alto grado di floridezza, del quale sono testimonianze la larga monetazione, l'incremento del commercio, le poderose costruzioni, lo splendore dell'arte. Il sec. VI vide l'apice della potenza di Taso. All'inizio del sec. V, durante le guerre persiane, Taso seguì le sorti della Persia; ma dopo la vittoria dei Greci si strinse ad Atene (479-478) ed accolse la democrazia ateniese, dopo essere passata attraverso il regime tirannico e quello aristocratico. Un tentativo di ribellione agli Ateniesi fu prontamente domato, specialmente per opera del grande generale ateniese Cimone (464-463), e Taso fu sottoposta al tributo per la lega delioattica e privata della sua ricca terraferma, che però le venne restituita nel 446, non senza un relativo aumento del tributo. Nel 411 la democrazia venne sostituita dall'oligarchia, in seguito all'analogo rivolgimento avvenuto in Atene. Ma a questo punto Taso si staccò dagli Ateniesi e passò agli Spartani, d'accordo con Paro, sua colonizzatrice. Gli Ateniesi riconquistarono l'isola nel 408-407 per opera di Trasibulo, ma non senza difficoltà; e poi tornarono a perderla nel 405 dopo la loro sconfitta ad Egospotami. Di nuovo Trasibulo tolse a Sparta nel 389-388 la contesa isola, la quale nel 375 entrò a far parte della seconda lega navale attica. Conquistata da Filippo di Macedonia nel 340-339, Taso rimase sotto la signoria dei Macedoni fino al 196. Allora, conclusa la pace tra Filippo V e i Romani, Taso poté godere di una sua autonomia, la quale produsse una nuova fioritura economica dell'isola e ne estese i commerci per un larghissimo ambito fino alla Russia meridionale, all'Ungheria, alla Germania, alla lontana Gallia.
Nell'età imperiale Taso condusse una vita, se non floridissima, certo tranquilla.
Com'è naturale, la vita dell'antica Taso presenta numerosi punti di contatto con quella della sua colonizzatrice, Paro: così nella lingua, nell'alfabeto, nel culto degli dei, fra i quali primeggiano Eracle e Dioniso. La fama artistica di Taso ci è dimostrata non soltanto dalle belle monete largamente diffuse per il mondo greco e dalle opere di architettura e di scultura, specialmente pregevoli per il sec. VI e per il V, che gli scavi vengono a mano a mano riportando alla luce, ma anche dal nome del tasio Polignoto (v.).
Nessuna variazione politica è ricordata nella storia di Taso fra il sec. IV e il sec. XIII. Come nelle altre isole dell'Egeo Superiore, ivi il dominio bizantino, mantenutosi per tutto quel periodo, non fu turbato se non da qualche incursione di corsari slavi e, a partire dal sec. VIII, arabi. Di queste la più notevole fu quella avvenuta nell'829 quando una flottiglia araba distrusse nei pressi dell'isola una squadra navale bizantina. Taso rimase in balia degli Arabi che diedero il guasto ai suoi centri abitati e non ne furono sloggiati se non alcuni mesi dopo dal sopraggiungere della flotta imperiale al comando del drungario Ooryphas. Nel sec. XIII, seguendo le sorti di Costantinopoli, fu sotto la sovranità degl'imperatori latini sino alla restaurazione bizantina (1204-1261). Nelle lotte scoppiate il secolo seguente fra Greci, Genovesi e Veneziani, questi l'occuparono ma solo per pochi anni (1307-1313). Il dominio bizantino si mantenne da allora fino al 1429 nel quale anno Giovanni VIII Paleologo concesse l'isola in feudo al genovese Dorino Gattilusio, signore di Lesbo e di altre isole. Ma già era imminente il pericolo ottomano. Taso fu conquistata dai Turchi nel 1456 e da allora sino al sec. XIX, con una breve interruzione fra il 1464 e il 1497 durante i quali anni fu occupata dai Veneziani, l'isola rimase sotto il dominio ottomano. Nel 1841 il sultano Maḥmūd, concludendo la pace col ribelle viceré d'Egitto Mehmet Alì, gli concesse in appannaggio Taso in considerazione che i suoi maggiori avevano vissuto nell'isola. La concessione fu quasi totalmente ritirata sotto le pressioni dei Giovani Turchi nel 1902. Durante la guerra balcanica, il 19 ottobre 1912, Taso fu occupata dai Greci ai quali è rimasta.
Bibl.: Indicazioni presso F. Hiller von Gaertringen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 1310 segg. - Per le iscrizioni, v. Inscriptiones Graecae, XII, 8, n. 261 segg., però già superato dalle scoperte successive. - Per le monete v. B. V. Head, Hist. numorum, Oxford 1911, p. 263 segg., e la bibliografia citata dal Fredrich, in Inscript. Graecae, XII, 8, p. 83.