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TARTESSO

di Pietro Bosch - Enciclopedia Italiana (1937)
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TARTESSO

Pietro Bosch

. Tartesso è il nome generale che gli Orientali prima e poi i Greci (Tarshish, Ταρτησσός) applicarono ai luoghi dell'estremo Occidente donde provenivano i metalli. Se significasse soltanto "terra del metallo" e se prima di localizzarsi nel sud della Spagna (Andalusia) fosse dato ad altre regioni non è sicuro. E neppure è sicuro se i viaggi delle "navi di Tarshish", che dal tempo di Salomone, insieme con le navi fenicie, portavano merci esotiche (oro, avorio, pavoni) di Ofir, avevano come meta la Spagna o se Ofir era il paese di Pwêne (Punt) nella Somalia, ed è altresì incerto se Gades, l'estrema base navale dei Fenici, sia stata fondata nel 1100 come pretende la vecchia tradizione della fondazione del suo tempio di Melqart.

Sicuro pare che dopo il sec. VIII i Fenici abbiano mantenuto l'egemonia sul mare occidentale dopo lotte coi Tartessî ricordate nella tradizione alterata riportata da Macrobio, Sat., I, 20, 12. I Tartessî ottennero solo momentanea libertà durante le lotte di Tiro con Salmanassar V e Sargon II d'Assiria. Dopo questo periodo nel quale, se si accettano i dati della tradizione, può datarsi la fondazione di Nora in Sardegna per opera di Norax, indizio della ripresa delle navigazioni preistoriche dei popoli dell'ovest del Mediterraneo prima dei Fenici (secoli XII-XI), il re di Tiro Ba‛al II (700-668) dovette ricostituire l'impero coloniale fenicio, e Tartesso fu di nuovo sottomessa. L'egemonia fenicia in Tartesso continuò fino alla decadenza di Tiro dopo le guerre con Babilonia (assedio di Nabucadnezar, 586-573), nel quale tempo si sviluppa nell'Occidente la talassocrazia focea.

Dopo il leggendario viaggio del samio Kolaios nel sec. VII a Tartesso, i Focesi nell'esplorazione dell'ovest pervengono a Tartesso. Da Mainake, fondata dai Focesi, una strada portava per l'interno dell'Andalusia a Tartesso, città nel delta del fiume Tartesso (Besio, ora Guadalquivir) e continuava verso il Portogallo. Questa era la via dello stagno che i Tartessî portavano con le loro imbarcazioni dalla Bretagna francese, i cui abitanti, gli Estrimni, si recavano in Irlanda e in Inghilterra per acquistarlo nel suo luogo di produzione.

Distrutto il predominio focese da Cartagine e dagli Etruschi circa il 535, in conseguenza dell'estensione dell'egemonia cartaginese, Tartesso medesima fu distrutta da Cartagine intorno al 500 a. C.

Dello splendore del regno di Tartesso, che il Periplo conservato in Avieno fa giungere fino al fiume Alebus (Vinalapo, nella provincia di Alicante), fanno testimonianza le antiche notizie greche conservate da Esiodo, Stesicoro e Anacreonte, localizzando la lotta per il possesso del giardino delle Esperidi e nomi come Crisaor (della spada d'oro) in Tartesso. Tartesso aveva una civiltà antichissima secondo la tradizione e Diodoro parla delle leggi millenarie dei Tartessî scritte in versi. Di fatto l'Andalusia aveva un'antichissima civiltà preistorica che fiorì nell'Eneolitico e nell'età del bronzo, e dai popoli che ne furono i rappresentanti si svilupparono i Tartessî storici. Malgrado l'egemonia marittima dei Fenici e dei Cartaginesi e possibili periodi di sottomissione, la civiltà continuò fiorente. Non abbiamo resti archeologici contemporanei dei primi periodi fenici o focei, ma dal sec. VI l'Andalusia è il focolare d'una varietà della civiltà iberica che irradia la sua influenza nei territorî celtici della Spagna centrale e del Portogallo.

Il centro politico di Tartesso non è sicuro che fosse la città descritta dal Periplo nel delta del Guadalquivir, che fu forse soltanto un porto e un mercato. Gli scavi di Schulten e di Bonsor non riuscirono a scoprirne i resti, malgrado che il Periplo parli delle sue mura e le localizzi nell'isola formata dai bracci del fiume.

Bibl.: A. Schulten, Tartessos, Amburgo 1922; id., Commentario all'Ora maritima di Avieno, in Fontes Hispaniae antiquae, I; P. Bosch-Gimpera, Fragen der Chronologie der phönikischen Kolonisation in Spanien, in Klio, 1928, p. 345 seg.; Bonsor, Tartesse, New York 1922; A. Schulten, in Arch. Anzeiger, 1922-27; O. Jessen, Südwestandalusien. Beiträge zur antiken Entwicklungsgeschichte, Landschaftskunde und ant. Topographie Südspaniens, insbesondere zur Tartessosfrage, in Petermanns Mitteil., CLXXXVI (1924); P. Bosch-Gimpera, Etnologia de la península ibérica, Barcellona 1932.

Vedi anche
Melqart Divinità maschile fenicia di Tiro (il nome significa «re della città»), protettrice dei naviganti. Con la fenicia Gezabele, moglie del re Acab, il suo culto penetrò in ambiente ebraico e provocò la reazione yahwistica impersonata dal profeta Elia. Venerato a Cartagine e a Tartesso (Cadice), dai Romani ... Andalusia (sp. Andalucía) Vasta regione (87.598 km2 con 8.059.461 ab. nel 2007) della Spagna meridionale, comunità autonoma dal 1983, la seconda per dimensioni territoriali, dopo quella di Castiglia e Léon, e la prima per popolazione: comprende le province di Almería, Cadice, Córdoba, Granada, Huelva, Jaén, Málaga ... Turdetani (gr. Τουρδητανοί) In senso ristretto, gli antichi abitanti della valle del Guadalquivir e delle montagne adiacenti; in senso lato, i popoli affini assimilati da quello principale. Sono in sostanza gli antichi Tartessi (➔ Tartesso). Il nome appare per la prima volta nel 195 a.C. Dopo il periodo fenicio ... Spagna Stato dell’Europa occidentale, confinante a NE con la Francia e Andorra e a O con il Portogallo. La Spagna, bagnata a NO e a SO dall’Atlantico, a S e a E dal Mediterraneo, comprende la maggior parte (85%) della Penisola Iberica, gli arcipelaghi delle Baleari nel Mediterraneo e delle Canarie nell’Atlantico ...
Altri risultati per TARTESSO
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    (gr. Ταρτησσός) Denominazione data dagli Orientali prima e poi dai Greci ai luoghi dell’estremo Occidente da cui provenivano i metalli (specialmente lo stagno). Non è chiaro se il nome significasse solo «terra del metallo» e se, prima di localizzarsi nell’Andalusia (Spagna), fosse dato ad altre regioni. ...
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