tartarughe
Rettili in scatola
Le tartarughe, come si sa, camminano lentamente, ma vengono da molto lontano, da oltre 250 milioni di anni, e sono arrivate ovunque nel mondo, insediandosi in qualsiasi ambiente. Le oltre 220 specie viventi dell’ordine Testudinata popolano sia gli oceani sia le acque dolci, ma anche i più svariati ambienti terrestri del pianeta. Le tartarughe marine sono famose per le lunghe migrazioni attraverso gli oceani
La più evidente caratteristica dei Testudinati (detti anche Cheloni), l’ordine di Rettili che riunisce tutte le tartarughe, è il bizzarro guscio protettivo in cui sono racchiusi. La parte dorsale di questa specie di scatola, il carapace, è formata da grandi scaglie cornee che poggiano su piastre ossee fuse con la colonna vertebrale e le costole, mentre le scaglie del piastrone ventrale poggiano sul cinto scapolare. Dall’apertura anteriore del carapace sporge la testa che, grazie alle otto vertebre cervicali del collo, può essere ritirata al sicuro. Le modalità con cui avviene questa retrazione consentono di distinguere i due attuali sottordini di tartarughe: i Pleurodiri piegano il collo a S su un piano orizzontale, e quindi la testa viene retratta lateralmente, mentre i Criptodiri piegano il collo sul piano verticale e la testa viene retratta all’indietro. Un’altra particolare caratteristica di questi Rettili consiste nel fatto che non hanno denti ma un robusto becco corneo.
Ogni due anni, in media, le femmine di tartarughe marine adulte abbandonano il loro peregrinare in mare e, dopo la fecondazione avvenuta a largo, si dirigono verso le spiagge d’origine. Come facciano a ritrovarle è ancora un mistero; è probabile che vengano guidate dal campo magnetico terrestre o da stimoli olfattori. Queste migrazioni sono state studiate marcando gli animali con targhette oppure attaccando sul carapace una trasmittente satellitare.
Arrivate di notte sulla spiaggia, le tartarughe stanno bene attente a eventuali pericoli rimanendo immobili dove frange l’onda, e poi si avventurano sulla sabbia trascinandosi faticosamente: le zampe trasformate in pinne, perfette per muoversi in acqua, le aiutano poco sulla terraferma. Una volta stabilito il punto in cui fare il nido, scavano una profonda buca con le zampe posteriori e vi lasciano cadere un centinaio di uova dal guscio molle, simili a palline da ping pong. Ricoperto accuratamente il nido, tornano al loro vagabondare marino. La schiusa avverrà dopo circa due mesi quando, per lo più nel cuore della notte, le tartarughine sbucheranno dalla sabbia e raggiungeranno il mare, richiamate dalla sua luminosità e dal frangere delle onde. Lo faranno rapidamente tutte assieme, aspettando di essere tutte pronte per la grande avventura, giocando sulla sorpresa e sul tempo per evitare i predatori. Nella stagione della schiusa, infatti, molti carnivori battono le spiagge alla ricerca di cibo. Solo qualche tartarughina raggiungerà l’età adulta, moltissime finiranno nella pancia dei predatori marini già nei primi giorni di vita, quando il guscio è ancora morbido e non serve a difenderle.
I Criptodiri comprendono la maggior parte delle specie, distribuite in tutto il mondo, salvo l’Australia. Tra i Criptodiri si annoverano le tartarughe marine che passano l’intera loro esistenza in navigazione e quindi arrivano, nel periodo riproduttivo, anche in Australia.
Nel Mediterraneo vivono ancora tre diverse specie di tartarughe marine. La più famosa è Caretta caretta, comune in tutti i mari caldi e temperati. Si tratta di una specie che mangia un po’ di tutto e, come tutte le altre tartarughe marine, è in grave rischio di estinzione. Le spiagge dove si reca per deporre le uova durante i mesi estivi sono infatti molto frequentate dai turisti, il che crea grandi difficoltà per questi animali, proprio nel periodo più delicato della loro vita. Anche in mare non se la passano meglio: migliaia di tartarughe muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento, della pesca e del via vai di imbarcazioni a motore, specialmente in estate.
La tartaruga verde, Chelonia mydas, è un’altra specie che nidifica nel Mediterraneo, anche se limitatamente all’area orientale. Si tratta di una tartaruga erbivora che vive per lo più nei mari caldi, un tempo molto cacciata per la carne. Di questa specie si conoscono incredibili migrazioni: c’è un’isola proprio al centro dell’Oceano Atlantico, l’isola di Ascensione, che ogni anno viene raggiunta da un gran numero di tartarughe, provenienti dalle coste del Brasile.
La terza specie presente nel Mediterraneo, ma che non vi nidifica, è la grande tartaruga liuto, Dermochelys coriacea, che può essere lunga più di 2 m e pesare oltre 500 kg. È una tartaruga oceanica dal carapace simile a cuoio, privo di scaglie; si nutre di grandi organismi planctonici e si avvicina alle coste solo per la riproduzione. Non viene cacciata perché la sua carne oleosa è immangiabile, ma sulle spiagge tropicali sono molto ricercate le sue uova.
Presente solo eccezionalmente nei nostri mari, la specie Eretmochelis imbricata veniva invece cacciata per le stupende scaglie con cui si facevano un tempo oggetti di lusso.
Le altre specie del sottordine dei Criptodiri vivono nelle acque dolci o sulla terraferma.
Testudo hermanni è la testuggine che si incontra, occasionalmente, nelle nostre campagne, come anche Testudo graeca e la grande Testudo marginata; queste ultime sono però due specie introdotte, anche se perfettamente acclimatate.
Ma le più famose testuggini terrestri sono sicuramente le enormi Geochelone delle isole Galápagos, che incuriosirono Darwin nel corso del suo famoso viaggio. Queste superbe creature rischiarono di estinguersi perché venivano ammassate vive nelle stive di navi di pirati e balenieri, come cibo fresco di riserva, ma anche perché venivano cacciate per estrarne olio. Altre testuggini terrestri giganti si trovano nell’arcipelago delle Seychelles.
Molte specie di tartarughe vivono in ambienti d’acqua dolce, come le nostre Emys o le bizzarre Trionyx, che si trovano in varie regioni tropicali, dal guscio appiattito e molle, privo di squame. Nei fiumi dell’America Settentrionale vivono due specie di tartarughe dall’aspetto particolarmente feroce a causa delle gibbosità del carapace e del massiccio becco a forma di rostro, come quello di un uccello rapace. La tartaruga azzannatrice (Chelidra serpentina) feroce lo è davvero, e aggredisce qualsiasi cosa si muova. La tartaruga alligatore (Macroclemys temminckii), invece, che è un po’ più grande (poco meno di 80 cm), se ne sta immobile sul fondo a bocca aperta mostrando un peduncolo rosa che porta sulla lingua: si tratta di una specie di esca: l’incauto che tenta di prenderla si trova direttamente in bocca alla tartaruga che non deve far altro che serrare le mascelle e farne un boccone.
Le piccole tartarughe d’acqua dolce dal carapace verdastro che popolano gli acquari di molte case vengono dagli Stati Uniti e appartengono al genere Pseudemys.
Il sottordine dei Pleurodiri è presente solo nell’emisfero australe, quindi anche in Oceania. Caratteristiche di questo continente sono alcune specie di tartarughe acquatiche molto aggressive, caratterizzate da un collo sproporzionatamente lungo, chiamate per questo a collo di serpente (genere Chelodina).
Ma la specie più bizzarra dei Pleurodiri è senza dubbio la specie sudamericana chiamata localmente mata mata (Chelus fimbriatus). La testa, che si prolunga in una specie di piccola proboscide, ha un curioso aspetto triangolare, a causa di espansioni dermiche laterali, e si trova al termine di un lungo collo su cui sembra si siano sviluppate alghe: si tratta in realtà di tubercoli carnosi che consentono a questa curiosa tartaruga di mimetizzarsi tra la vegetazione sommersa dove resta a lungo immobile.
Se una preda le passa davanti a questa tartaruga crea un forte risucchio spalancando la bocca, aspirando così letteralmente il malcapitato. Nei grandi fiumi sudamericani, come il Rio delle Amazzoni e l’Orinoco, vive una tartaruga (Podocnemys espansa) che compie vere e proprie migrazioni, come le cugine marine, per raggiungere i luoghi di deposizione, dove si incontra un gran numero di individui.