TARSO (in turco Tarsus; A. T., 88-89)
Città della Turchia, nel vilâyet di Mersina. È situata al margine ovest della piana di Cilicia, a una trentina di km. OSO. di Adana, a 3 km. dalla riva destra del Tarsus çayi, l'antico Cydnus, a una quindicina di km. dal mare. L'abitato, con numerose moschee, conventi, chiese cristiane, ecc., sorge a 24 m. s. m. al piede degli ultimi contrafforti del Tauro di Cilicia, su una collina circondata da fiorenti giardini. La città è oggi molto decaduta dall'antica importanza; mentre in antico era attiva e fiorente piazza marittima, con un porto su una laguna costiera, il Cidno ha in seguito colmato e separato dal mare questa laguna, e oggi la città sorge in mezzo alla campagna: Mersina, situata sul mare più ad O., ne ha in parte ereditato la funzione e l'importanza economica. Tarso è tuttavia un notevole centro di raccolta e anche di lavorazione (molini, cotonificio) specialmente per i prodotti della piana di Cilicia, che verso l'orlo del Tauro e ove sia possibile l'irrigazione, è fertilissima (cereali, cotone, ecc.) e si allieta di bellissimi giardini. Ma il clima della piana, oltremodo malsano in estate, obbliga gran parte della popolazione a trasferirsi sulla montagna in questa stagione, nella quale anche i pastori migrano dal piano al monte.
Tarso è stazione della ferrovia Adana-Mersina. Al censimento 1927 contava 21.872 ab., in gran parte musulmani.
Nei dintorni di Tarso si conserva una grotta, nella quale una leggenda pone il soggiorno dei "Sette Dormienti", che è meta di pellegrinaggio per i Musulmani.
Storia. - Tarso (ταρσός, Tarsus) è città della Cilicia piana. Il nome è forse da attribuire ad alcuna delle lingue preelleniche d'Asia Minore. Si pensa che la città sia sorta o quanto meno abbia raggiunto una certa notorietà soltanto dopo l'eliminazione dell'impero hittita. Viceversa v'è chi ha proposto di vedere gli abitanti di Tarso nei Turša (Tereš) che con altri popoli del mare tentano d'invadere l'Egitto al tempo di Rameśśêśe III; come pure chi ha collegato Tarso con la biblica Taršiš della storia di Giona, nella quale però i più vedono Tartessos d'Iberia.
Un'iscrizione del re assiro Salmanassar III (859-824) ricorda che il re ha, tra le altre, conquistato una città chiamata Tarzi. Una favola ellenica riferita da Strabone (XIV, 673) che la città fosse stata fondata da Argivi compagni di Trittolemo, sembra aver ottenuto un certo credito in età imperiale, come farebbero credere monete di Tarso del tempo di Caracalla, con l'effigie di Trittolemo. Tarso ricompare nella storia al tempo di Sennacherib che la occupò (698). Di ciò non era smarrito il ricordo nella tradizione greca che attribuiva sovente la fondazione della città a Sardanapalo.
Fino al sec. V non si ha più alcuna notizia di Tarso, che però deve aver vissuto e raggiunto una certa floridezza sotto il dominio persiano, se nel sec. V batte moneta col proprio nome, in caratteri aramaici. La prima notizia letteraria ci viene dall'Anabasi di Senofonte (1, 2, 23), nella quale si narra che le truppe di Ciro saccheggiarono Tarso, dov'era la reggia del sovrano di Cilicia Siemnesi, cliente del Gran Re. Quando Alessandro passò in Cilicia, i Persiani volevano distruggere Tarso, ma non giunsero in tempo. Sotto il dominio dei Seleucidi mutò per qualche tempo il proprio nome in quello Antiochia al Cidno, ma non sappiamo con sicurezza in onore di quale degli Antiochi sovrani di Siria. Quasi nulla si sa di Tarso durante il dominio dei Seleucidi, che consentono alla città di battere moneta, ritornando anche all'antico nome Ταρσέων. Con la conquista romana e con l'ordinamento in provincia della Cilicia (anno 66 a. C.) Tarso diviene il capoluogo della provincia. Tarso ebbe da Cesare dei benefici, e gli fu attaccatissima, come prova non solo la breve apparizione di una denominazione Iuliopolis, ma più l'esser rimasta fedele al partito di Ottaviano e di Antonio, anche quando i due triumviri erano lontani, e in Siria e in Anatolia operavano con forze notevoli Bruto e Cassio. Questi invero colpì con una forte multa la città. Dopo la vittoria di Filippi Antonio si fermò per qualche tempo a Tarso, la compensò della sua fedeltà concedendole l'autonomia, e v'incontrò per la prima volta Cleopatra. Anche Augusto fu largo di benefici alla città, non solo per le benemerenze da essa acquistate, ma anche per l'azione che poterono svolgere presso di lui due filosofi di Tarso, lo stoico Atenodoro che era stato suo maestro e l'accademico Nestore, maestro di Marcello. Capoluogo della provincia di Cilicia e del Κοινόν provinciale, Tarso fiorì grandemente, e fu anche notevole centro di cultura.
Speciale predilezione pare abbia avuto per Tarso Giuliano l'Apostata, che voleva farne la capitale della Siria al posto dell'irrequieta Antiochia, e che volle esservi sepolto. Accanto a Greci, ad Anatolici ellenizzati, a Siriani, a Romani, dovette esservi un'importante colonia giudaica dalla quale uscì S. Paolo. Oltre ai prodotti agricoli del ricco territorio e al commercio favorito dalla navigabilità del fiume Cidno, si ha memoria anche di industrie, per es. quelle dei tessuti di lino, dei cui operai Dione Crisostomo ricorda memorabili agitazioni (Orat., XXXIV, 21).
Pochi i resti della città antica; ma sono stati iniziati di recente scavi da una missione archeologica americana.
Bibl.: F. Beaufort, Karamania, Londra 1817; V. Langlois, Voyage dans la Cilicie, Venezia 1861; W. M. Ramsay, Cilicie, Tarsus and the Great Taurus, in Geographical Journal, 1903, pp. 357-413 con carta al 400.000; Bent, Tarsus. Past and present, in Edimburgh Magazine, 1890, n. 801; R. Paribeni e P. Romanelli, in Monumenti dei Lincei, XXIII (1914), p. 90. - Per recenti trovamenti: Syria, II, p. 198; American Journal of Archaeology, 1935, p. 526.
Il dominio bizantino si mantenne in Tarso sino alla fine del sec. VII. In questo tempo, essendo gli Arabi penetrati nella Cilicia, Tarso cominciò a subire gli attacchi dei Musulmani. Più volte assalita e saccheggiata, essa non fu stabilmente occupata dagli Arabi se non a partire dal 780. Da quel momento, per circa due secoli, Tarso fu sede di un emiro e uno dei più importanti centri militari nella lotta contro i Bizantini. Nell'agosto 965 l'imperatore Niceforo Foca espugnò la città completando la riconquista della Cilicia e iniziando da lì quella della Siria. Nel secolo XI Tarso fu più volte assalita e saccheggiata, ma mai stabilmente occupata dai Selgiuchidi. Nel 1096, durante la prima crociata, Baldovino e Tancredi entrarono in Tarso dove vennero a contesa; ma la lasciarono poco dopo ai rappresentanti dell'imperatore. In questa regione la minaccia contro il dominio bizantino non venne dai Crociati, ma dai principi armeni Rupenidi. Leone I (1129-1137), quarto successore di Rupen, occupò Tarso. Ma per poco: ché egli fu vinto e fatto prigioniero dall'imperatore Giovanni II Comneno. Il figlio e successore di Leone, Thoros II (1145-1169) rioccupò gran parte della Cilicia, ma Tarso rimase ai Bizantini fino al 1173, nel quale anno l'imperatore Manuele Comneno concesse in feudo tutta la Cilicia al successore di Thoros, Mleh (1170-1175), che si riconobbe suo vassallo. Nel 1199 Leone II ruppe il legame di vassallaggio e dal legato pontificio, Corrado di Wittelsbach, fu incoronato re della Piccola Armenia, e Tarso divenne allora capitale dello stato e attraversò un periodo di benessere e di prosperità anche a causa del commercio con Genovesi, Veneziani e Pisani. Pochi anni dopo la morte di Leone II (1219), cominciarono le incursioni dei Mamelucchi d'Egitto in Cilicia. Tarso fu da loro definitivamente occupata, nel 1359; ma non era ormai se non un mucchio di rovine. Agl'inizî del sec. XVI al dominio egiziano sottentrò quello degli Ottomani; ma la città non poté risollevarsi più.