Vedi TARRAGONA dell'anno: 1966 - 1997
TARRAGONA (Tarraco, Tarracona)
Città della Spagna orientale, l'antica Tarraco, capitale della provincia Hispania Citerior Tarraconensis.
La data del primo insediamento a T. non è sicura. Nelle vicinanze si trovano resti mesolitici e neolitici (Reus), ma a T. si ha solo qualche moneta d'argento, imitante le monete di Emporion, con l'iscrizione, in lettere iberiche, Tarrakon e Tarrakonsalir.
Monumento di particolare interesse sono le mura ciclopiche. Considerate un tempo molto antiche ormai si attribuiscono alle prime fortificazioni romane verso il III sec. a. C. Sulle mura ciclopiche compare a volte una apparecchiatura di massi bugnati con marche di scalpellino considerate lettere iberiche, ma simili a quelle che si trovano nelle Mura Serviane di Roma e, più ancora, nelle mura presillane di Pompei (specie la cosiddetta "bipenne"). Questa attribuzione al periodo romano repubblicano trova la sua giustificazione negli scavi stratigrafici e, più ancora forse, nella grandezza del perimetro delle cosiddette mura ciclopiche. Tuttavia verso la fine della Repubblica l'insediamento di T. arrivava oltre le mura ciclopiche come mostrano i ritrovamenti di Calle de Cervantes.
Non è facile stabilire la forma della T. imperiale. Colonia di Cesare, confermata da Augusto a capoluogo della provincia nonché dell'omonimo conventus; il suo sviluppo fu notevole. T. si trovava vicino alle foci dell'Ebro e sulla strada naturale verso il centro della Spagna. In mancanza di un buon porto i Romani ebbero cura, già nell'età repubblicana, di sistemare un porto artificiale a T. costruito in maniera simile ai porti ellenistici.
Come Sagunto la T. imperiale mostra una chiara differenza tra quartiere alto e quartiere basso. Nel quartiere basso, vicino al porto, si riconoscono dei resti (purtroppo non adeguatamente scavati fino adesso) di lussuose dimore, del teatro (ormai scomparso) e dell'anfiteatro, di quartieri artigiani (Calle de Cervantes) accanto a un Foro o macellum. Invece nella città situata sulla collina, nei quartieri alti, si trovano costruzioni ufficiali come il circo, i cosiddetti palazzo d'Augusto, Foro e pretorio e probabilmente, come mostrano i recenti scavi, ruderi (Torre de Pilatos, Plaza del Pallol, Plaza del Foro) del palazzo del legato della provincia, costruito alla fine del II sec. d. C.
Un primo tempio ad Augusto fu eretto da Tiberio, rinnovato, forse, da Vespasiano, al tempo di Adriano e di Settimio Severo. In quest'epoca fu costruita almeno la parte orientale del palazzo del legato (Torre de Pilatos).
Incerto rimane invece il tempio di Giove Capitolino, noto nelle fonti letterarie, ma non identificato. Lo stesso si può dire di quelli di Minerva, Venere, Serapide ecc. Di particolare interesse la sistemazione del circo unito a E con il palazzo del legato (Torre de Pilatos) posto tra i quartieri alti e i quartieri bassi permettendo solo una comunicazione perimetrale fra i due quartieri. Proprio per questo cadono certe vecchie identificazioni, che cercavano nella Calle Mayor il cardo maximus di Tarragona. Infatti nella "città alta" non troviamo altre costruzioni che quelle del circo, il palazzo del legato e del tempio imperiale. La città era traversata dalla strada Barcino-Valentia (riconoscibile nelle vicinanze dell'odierno Camino de la Rabassada e dell'odierna strada di Valencia) ed era unita a Ilerda e Caesaraugusta (di là fino alla Legio VII Gemina e Bracara Augusta) per mezzo di una strada probabilmente non molto lontana dall'odierna Carretera de Valls. A N della città si trovavano cave di pietra (El Medol) e necropoli (Torre de los Escipiones a sette km dalla città, tombe ormai scomparse nelle vicinanze di T.). Il confine N della colonia Iulia Urbs Triumphalis Taraco era segnato dall'arco (Arco de Bara) costruito da L. Licinio Sura (v.), il luogotenente di Traiano.
A S-O c'era un'altra area cimiteriale vicina alla strada di Ilerda-Caesaraugusta. Le tombe cominciavano nelle vicinanze della Plaza de Toros e continuavano fino al fiume Francoli (necropoli paleocristiana).
Cinque acquedotti assicuravano l'acqua a T.; il più importante è quello detto "de las Ferreras", che supera un burrone con due ordini di archi sovrapposti.
Il porto romano è oggi scomparso. Tuttavia le rappresentazioni topografiche del '700 hanno permesso di riconoscerne pianta e disposizione. Resti d'un altro porto si intravvedono nelle vicinanze della Punta del Milagro.
Nell'agro di T. si riconoscono resti di parecchie ville; alcune come a Vilaseca, Altafulla, con pavimenti musivi.
T. ha offerto notevoli ritrovamenti scultorei, quasi tutti conservati nel Museo Archeologico. Tra i pezzi più importanti possono annoverarsi il ritratto di Faustina Senior, il gruppo di sculture ornamentali di una ricca casa (Forn del Cisne), le statue di Flora e Dioniso, le sculture iconiche repubblicane, i sarcofagi pagani, specialmente il sarcofago "Montoliu" e il sarcofago recentemente recuperato con rappresentazione del mito di Ippolito. Meno notevoli i mosaici, ma importante l'emblema severiano con il gorgonèion e il quadretto di Perseo e Andromeda nonché il "mosaico dei pesci" (da Vilaseca) e il quadretto di Ulisse nell'antro di Polifemo. Importanti pure i mosaici cristiani. Il museo possiede pure frammenti di stucchi dipinti con rappresentazioni di repertorio alessandrino, una buona collezione di terra sigillata, vetri e suppellettile bronzea.
Verso il 260 d. C. T. fu gravemente danneggiata dalle incursioni dei franco-alemanni che distrussero buona parte delle città della Spagna orientale. Sappiamo che già nel III sec. la città aveva un vescovo e una comunità cristiana. Alla fine di questo secolo, nelle vicinanze della tomba del vescovo martire Fruttuoso († 259 d. C.) sorsero una necropoli e una basilica cimiteriale. Più tardi sull'anfiteatro, luogo del martirio, si eresse una chiesa trionfale e un'altra nelle costruzioni del Foro.
In genere le sepolture della necropoli cristiana sono molto povere, e anfore o tegole alla cappuccina proteggono le salme. Tuttavia conosciamo parecchi sarcofagi e vediamo che T. sviluppa nel IV-V sec. una scuola locale di sarcofagi cristiani. Insieme ai sarcofagi compaiono i mosaici funerarî d'ispirazione africana. Artisticamente la cristianità di T. vive tra Roma e l'Africa.
Musei. - In linea di massima tutti i più importanti ritrovamenti di T. si conservano nella stessa città. I musei più importanti sono il Museo Archeologico Provinciale (tra i materiali non di T. è un ripostiglio di orificerie preromane provenienti da Tivissa), il Museo Monografico della Necropoli Paleocristiana e, finalmente, il Museo Diocesano. Materiali minori si conservano nel Museo Comunale e nella Collezione Molas.
Bibl.: I vecchi studî di B. Hernández Sanahuja (specie Historia de Tarragona, I, 1892) sono importanti per le varie notizie, specie di monumenti ormai scomparsi, ma debbono essere usati con cautela data da loro mancanza di esame critico. Fondamentale, J. M. de Navascués, Tarragona, Barcellona 1929; A. Schulten, Tarraco, Barcellona 19492. Sulle mura: J. Serra-Vilaró, La muralla de Tarragona, in Archivo Español de Arqueología, XXII, 1949, p. 221 ss.; N. Lamboglia, Opus certum, in Rivista di Studi Liguri, XXIV, 1958, p. 158 ss. Sul palazzo del legato si veda la relazione degli scavi e restauri in corso (in stampa in Memorias de Excavaciones en España). Per il teatro: S. Ventura Solsona, El teatro romano de Tarragona, in Memorias de los Museos Arqueológicos Provinciales, III, 1942, p. 196 ss. Manca uno studio complessivo del circo; dati e riferimenti in Puig y Cadafalch, L'arquitectura romana a Cataluña, Barcellona 19342, p. 211 ss. Per l'anfiteatro: S. Ventura Solsona, Noticia de las excavaciones en curso en el Anfiteatro de Tarragona, in Archivo Español de Arqueología, XXVII, 1954, p. 259 ss. Mancano studî complessivi su gli acquedotti, l'Arco de Bará e il porto. Per il Foro: J. Serra Vilaró, Memorias de la Junta Superior de Excavaciones, n. 116, 1930. Per le sculture: A. García y Bellido, Esculturas romanas de España y Portugal, I, Madrid 1949 e II, in corso di stampa. Su i mosaici: A. Balil, Mosaicos romanos del Conventus Tarraconensis, in stampa. Sulle ceramiche: H. Comfort, Roman Ceramic in Spain. A Exploratory Visit, in Archivio Español de Arqueología, XXXIV, 1961, p. 5 ss. Su i materiali cristiani: P. de Palol, Tarraco hispano-visigoda, Tarragona 1954, (ivi bibliografia precedente). Sarcofagi: H. Schlunk, Un taller de sarcófagos cristianos en Tarragona, in Archivo Español de Arqueología, XXIV, 1951, p. 67 ss.; G. Bovini, I sarcofagi paleocristiani della Spagna, Città del Vaticano 1954. Su Centcelles e i recenti scavi si veda, Th. Hauschild H. Schlunk, in Madrider Mitteilungen, II, 1961, p. 119 ss. Sulla necropoli cristiana: J. Serra Vilaró, Memorias de la Junta Superior de Excavaciones. Per i musei: S. Ventura Solsona, Museo Arqueológico de Tarragona, Tarragona 1962. I materiali del Museo Paleocristiano sono stati pubblicati nelle memorie di scavo, di J. Serra Vilaró, Memorias de la Junta Superior de Excavaciones, XCIII, 1928-29; CIV, 1929; CXI, 1930-31; CXVI, 1931; CXXXIII, 1935 (studî fondamentali per una conoscenza della T. tardo-romana; in tutti questi studî è ben particolareggiata la bibl. precedente).