TARÌ (Tareno)
Nome di una moneta aurea di origine araba, di etimologia incerta: M. Amari lo ritiene derivato da una pronunzia speciale del plurale (dirāhim) della voce araba dirhem. I califfi Fatimiti di Sicilia (913-1072) emisero abbondantemente queste monete corrispondenti a un quarto del dīnār d'oro arabo e dette perciò quartigli (v. rubā'ī; quartiglio). Le fecero coniare in seguito i principi normanni di Amalfi e di Salerno, cambiando leggermente il tipo puramente arabo e introducendovi qualche lettera latina e anche la croce e come queste ne coniarono in seguito i monarchi normanni e gl'imperatori e re della casa sveva. Il prevalere dell'argento nella circolazione diede origine al tarì d'argento che appare coi re aragonesi nella Sicilia come unità della nuova monetazione. Nei rapporti con la terraferma il tarì si ragguagliava a due carlini e con l'andare del tempo il doppio carlino del regno di Napoli finì col prendere anch'esso il nome di tarì. Da qui poi avvenne il passaggio della denominazione al sistema monetario dell'ordine di S. Giovanni di Gerusalemme a Malta.
Bibl.: E. Martinori, La moneta ecc., Roma 1915, s. v.; G. Sambon, Repertorio generale, ecc., Parigi 1912, nn. 778-823 e passim.