TARGA (fr. targe, tarque; sp. tarja; ted. Tartsche; ingl. target)
Arte militare. - Specie di scudo piuttosto leggiero usato a cavallo e a piedi, di dimensioni più piccole del pavese al quale assomiglia, tanto che le targhe più antiche e più grandi possono essere scambiate facilmente con i pavesi e viceversa. A seconda della loro grandezza le targhe vennero dette anche targoni e targhette.
La targa rimonta alla metà del sec. XIII. Era generalmente a forma di rettangolo con gli angoli arrotondati oppure ovale, a mandorla, a triangolo isoscele, o con i lati mistilinei, come lo scudo araldico quattrocentesco. In quest'ultima specie di targa, detta sannitica, i lati sono rettilinei per circa un terzo o anche metà dell'altezza e normali alla base; poscia sono curvi fino a incontrarsi a punta. All'epoca dell'ottava crociata (1270) si usavano targhe triangolari alte circa la metà di un uomo.
La materia costruttiva era per lo più il legno curvato in senso longitudinale e anche in senso orizzontale con la convessità esterna o interna, a seconda degli usi per i quali doveva servire. Era rivestita di pelle, cartapecora o anche di tela preparata con gesso; aveva imbottitura (spesso limitata alla parte centrale fra l'impugnatura e l'imbracciatura) per riparare dagli urti violenti l'avambraccio e il gomito.
L'esterno della targa era dipinto con motivi araldici (personali o di stato), ovvero con simboli, motti, ecc. La parte interna, se non imbottita, veniva altresì colorata e ornata; e anche le teste dei chiodi concorrevano al motivo ornamentale.
Più tardi, nel sec. XVI, le targhe furono anche di ferro, di cuoio cotto bulinato, inciso e decorato; e talvolta di tartaruga, coperte di lavori variati e di pitture; ma furono in tal caso più da pompa che da guerra.
Oltre che come arma di guerra per la fanteria e la cavalleria, la targa fu molto adoperata nelle giostre e nei tornei. Nel primo quarto del Cinquecento le targhe da giostra vennero sostituite dal grande scudo da spalla, detto dai Francesi manteau d'armes.
Durante lo stesso secolo vennero costruite targhe piccolissime, per lo più di cuoio cotto o di legno coperto di cartapecora, da impugnare con una sola mano. Si portavano appese all'impugnatura della spada e servivano esclusivamente per il duello. Il museo del Bargello di Firenze ne possiede un interessante esemplare proveniente dalla vecchia armeria medicea, di cuoio sbalzato e dorato, munito di una lanterna cieca e uno spuntone mobile.
La targa classica cessò di essere usata sul campo di battaglia quando le armi difensive, sufficienti a proteggere solo dall'arma bianca, dovettero cedere alla potenza raggiunta da quelle da fuoco e alla loro generalizzazione nel campo tattico.
Le targhe vennero pure usate nelle pompe e nelle parate; e si ebbero allora opere meravigliose d'intaglio su legno o rilievo a pastiglia adorne di policromature smaglianti e dorature superbe. Lo stesso museo di Firenze ne ha uno magnifico nella raccolta del Resmann e un altro interessante si trova nel museo Bardini della stessa città.
Architettura. - La targa, come molti altri elementi costitutivi dei trofei, è spesso usata in architettura con funzioni decorative; essa è quindi in genere un elemento indipendente dalla parte costruttiva delle fabbriche alle quali, negli esterni o negli interni, è, o figura almeno, sovrapposta. Nei primi esempî, a differenza di quanto doveva avvenire più tardi, la targa era di fatto autonoma, in quanto veniva inserita, in seguito a fatti occasionali, nelle fabbriche già esistenti.
Le prime applicazioni può dirsi risalgano al Rinascimento. Un esemplare ne vediamo nel terzo ordine del cortile della Cancelleria; ivi la targa funge da sfondo allo stemma del cardinal Riario. Altre numerosissime nei monumenti sepolcrali: così in quelli di Bernardo Giugni nella Badia di Firenze (1466, Mino da Fiesole); di Leonardo Bruni in Santa Croce (1444, Bernardo Rossellino); di Carlo Marzuppini anch'esso in Santa Croce (1455, Desiderio da Settignano) per non citarne che alcuni. Lo sfruttamento della targa quale elemento decorativo dell'architettura funeraria dà luogo a motivi che, attraverso tutti gli stili, giungeranno fino a noi.
Nell'architettura del Cinquecento l'uso della targa si diffonde: due targhe sovrapposte appaiono, in funzione quasi di elemento decorativo dominante, nella facciata del Banco di S. Spirito (1523-1534, Antonio da Sangallo il Giovane) a Roma, finché, con Michelangelo, la targa giunge a far parte veramente integrante della composizione architettonica. Caratteristiche le targhe sulla fronte di Porta Pia a Roma e quella inserita nel timpano del portale della Laurenziana a Firenze. Da Michelangelo in poi gli esemplari si susseguono ancor più numerosi; rammentiamo quelli del Palazzetto della Provincia a Lucca (Bart. Ammannati), della facciata di S. Maria in Monserrato a Roma (Fr. Cipriani da Volterra), della fronte del Casino di Pio IV in Vaticano (Pirro Ligorio), della facciata del S. Fedele di Milano (Pellegrino Pellegrini e Martino Bassi, ecc.
Nelle chiese barocche romane la targa fa la sua apparizione nel secondo ordine della chiesa del Gesù in Roma (Giacomo della Porta), ripetuta quindi in numerosi esemplari. Il Barocco ne diffonderà l'uso anche negli interni, sia quale elemento autonomo, sia innestandola alle incorniciature delle porte come nella Cappella Barberini in S. Andrea della Valle a Roma (Matteo da Castello), o al timpano degli altari monumentali isolati (altare maggiore di S. Agostino in Roma, Bernini, 1627; altare maggiore di S. Maria del Popolo, Bernini, 1658; altare maggiore di S. Carlo ai Catinari, Rainaldi) secondo un motivo di cui si potrebbe individuare un prototipo nell'arco di Sacro Monte (1608), di Giuseppe Bernasconi, in Varese. Altro motivo caro al Barocco è quello della targa isolata in funzione di monumento funerario; si veda fra i tanti, un esemplare caratteristico nel sepolcro berniniano del vescovo Santoni (1612) in S. Prassede a Roma.
V. tavv. LVII e LVIII.