tardo
Significa anzitutto " lento " e perciò si oppone a ‛ celere ', ‛ veloce ' (in alcuni passi viene espresso, per antitesi, l'aggettivo opposto) e si riferisce sia a esseri intelligenti che a corpi celesti. È usato per lo più con valore predicativo. Cfr. Pg XXIV 8 [l'anima di Stazio] sen va sù forse più tarda che non farebbe; XXVI 16 O tu che vai, non per esser più tardo, / ma forse reverente, a li altri dopo; XXIX 129 dal canto di questa [la Carità] / l'altre toglien l'andare e tarde e ratte; Pd XI 81 il venerabile Bernardo / ... dietro a tanta pace / corse e, correndo, li parve esser tardo, e XXVIII 35; Cv II III 14 ciascuna parte [del cielo]… quanto più... è... presso al polo, più è tarda; Pg VIII 86 là dove le stelle son più tarde, / sì come rota più presso a lo stelo; Pd III 51 la spera più tarda, il cielo della Luna. Anche riferito ai corpuscoli di polvere nel raggio di luce: si veggion... / veloci e tarde, rinovando vista, / le minuzie d'i' corpi... / moversi per lo raggio (Pd XIV 113).
In relazione a persone, sia in If IV 112 Genti v'eran con occhi tardi e gravi, che in Pg VI 63 o anima lombarda, / come ti stavi altera e disdegnosa / e nel mover de li occhi onesta e tarda!, l'aggettivo conferisce alla descrizione dei sapienti, fatta secondo l'idea antica, una nota solenne, e perciò dal significato di " lento " si arriva a quello di " maestoso ", mentre in If XXVI 106 Io [Ulisse] e' compagni eravam vecchi e tardi, essendo la lentezza conseguenza della vecchiaia, l'aggettivo ha piuttosto il senso di " debilitato ", " spossato " (" fessi ex labore navigationis ", commenta il Serravalle). Così pure, mentre in Pd XII 39 L'essercito di Cristo... dietro a la 'nsegna / si movea tardo, sospeccioso e raro, t., pur suggerito dall'immagine dell'esercito, ha più che altro significato morale e contiene una nota di biasimo e pertanto vale " fiacco ", " intorpidito ", esso giunge a significare " restio ", in Rime CIV 55 Fenno i sospiri Amore un poco tardo, e in Pd III 130 ciò mi fece a dimandar più tardo.
Significa anche " tardante ", " ritardato ", e, di conseguenza, " fuori tempo ", " tardivo ". Per il primo di questi significati citiamo If XI 10 Lo nostro scender conviene esser tardo; Pg XVIII 76, e XIX 106 La mia [di Adriano V] conversïone... fu tarda; Pd XVII 75 del fare e del chieder, tra voi due, / fia primo quel che tra li altri è più tardo, e l'espressione avverbiale ‛ a tardo ', in Fiore XIX 8 sed e' non fosse notte ben a tardo. Vale, invece, " fuori tempo ", " tardivo ", in Rime LVIII 13 mille donne già per esser tarde / sentiron pena de l'altrui dolore; Cv IV XIV 7 L'uno [inconveniente] si è che quanto la natura umana fosse migliore tanto sarebbe più malagevole e più tarda generazione di gentilezza.