TARCONTE (lat. Tarchon, etr. Tarchu(n); Τάρχων, Τάρκων)
Eroe ed aruspice etrusco di cui le fonti classiche tramandano notizie frammentarie, a volte discordi e non sempre conciliabili. Figlio di Telefo e fratello di Tirreno (tradizione unanime) o semplicemente suo discendente (Cat., apud Serv., Ad Aen., vii, 179), sarebbe stato il fondatore e l'eponimo di Tarquinia (Strab., v, li, 219; Steph. Byz., s. v. Ταρκυνία), inoltre fondatore di Pisa (Cat., apud Serv., Ad Aen., x, 179) e di Mantova (Cecin. e Verr., in Sch. Ver. in Aen., x, 200; Serv., Ad Aen., x, 198). Mise in catene Caco, inviato in Etruria da Marsia, re eponimo dei Marsi, il quale poi si liberò e fondò un regno in Campania (Cn. Gell., apud Solin., i, 8). Come re etrusco, sarà un valido alleato di Enea nella guerra contro i Latini (Verg., Aen., viii, 505 ss.; 603 ss.; x, 153; 290 ss.; xi, 184 ss.; 727 ss.). Una notizia tarda, tramandata da Giovanni Lido (De ost., ii ss.), fa di T. un aruspice e lo connette alla saga di Tagete: egli sarebbe stato il contadino che avrebbe accolto Tagete (v.), spuntato dalla terra, e avrebbe appreso da lui gli insegnamenti dell'etrusca disciplina (v.).
Varî sono stati i tentativi di identificare l'eroe nelle fonti monumentali. Finora quelli più sicuri si riferiscono a due raffigurazioni: uno specchio da Tuscania a Firenze del III sec. a. C., dove, fra i personaggi che assistono un giovane in atto di scrutare un fegato, uno dall'aspetto di vecchio è distinto con la denominazione Tarchunus; il rilievo da Caere al Museo Lateranense del I sec. d. C. con la rappresentazione simbolica dei popoli di tre città etrusche, Tarquinienses, Vetulonienses, Vulcentani, in cui il simbolo di Tarquinia è un personaggio in abbigliamento sacerdotale.
Da questi elementi della tradizione letteraria e della tradizione figurata, possono essere fissati alcuni punti e possono essere avanzate delle riserve sulle opinioni correnti. Il legame con Tirreno, eroe eponimo degli Etruschi, fa di T. un eroe antico e legato alle origini dell'èthnos etrusco. Ma, a differenza di Tirreno che dalla tradizione è riportato all'Oriente, T. è dalla stessa tradizione inquadrato in fatti locali. Potrebbe darsi che nella fusione di elementi culturali eterogenei che si sono livellati nella protostoria della compagine etrusca la figura di T. rappresenti l'elemento locale, mentre quella di Tirreno l'elemento orientale. Anche nell'Eneide T. è un capo etrusco di rango primario al fianco di Enea, molto più potente dello stesso Tirreno menzionato una sola volta (xi, 612 ss.): ebbene qui si ripeterebbe l'opposizione etnico-culturale tra Enea, che è l'eroe di origine orientale, e T. che è l'eroe di origine locale (o più precisamente etrusca). Le concordanze onomastiche che si riscontrano in Asia Minore potrebbero spiegarsi come testimonianze di un sostrato mediterraneo piuttosto che di dipendenza reciproca.
La relazione con Tarquinia sembra avvalorata, oltre che dalla tradizione, dalla concordanza della parte radicale del nome e dalla possibilità di essere assurta, la figura, ad emblema della città stessa. Le relazioni con la fondazione di altre città stanno ad indicare niente altro che la fama e la fortuna del personaggio nell'Etruria antica; sembra da escludere invece dal ciclo delle sue imprese la fondazione di Cortona perché, a parte l'esistenza di altre tradizioni sulla fondazione di questa città, Silio Italico (viii, 472 s.) parla soltanto di superbi / Tarchonis domus.
L'introduzione di T. nella saga di Tagete è attestata tardi (VI sec. d. C.). Ma già in Strabone (v, ii, 219) egli è definito con le qualità che le fonti letterarie attribuiscono a Tagete: aspetto canuto fin da fanciullo per l'intelligenza (v. s. v,.). Evidentemente ci sarà stata una contaminazione, favorita dal fatto che le rispettive saghe sono localizzate in uno stesso centro: Tarquinia. A questo punto affiora il problema, che testi e monumenti purtroppo non consentono di risolvere, se la suddetta contaminazione sia da attribuire agli eruditi, greci romani o anche etruschi, in un momento in cui la leggenda locale non era più vitale, oppure se debba trattarsi di un fatto realmente avvenuto nel mondo etrusco, magari negli ultimi tempi della sua storia.
Bibl.: O. Waser, in Roscher, V, 1916-24, c. 105 ss., s. v. Tarchon; L. Pareti, Le origini etrusche, I, Firenze 1926, p. 13 ss.; Fr. Schachermeyr, Etruskische Frühgeschichte, Berlino-Lipsia 1929, pp. 205 ss.; 291 ss.; Mielentz, in Pauly-Wissowa, IV A, 1932, c. 2296 s., s. v. Tarchon; M. Pallottino, Uno specchio di Tuscania e la leggenda etrusca di Tarchon, in Rend. Lincei, s. VI, VI, 1930, p. 49 ss.; id., in Mon. Ant. Lincei, XXXVI, 1937, p. 267; C. Clemen, Fontes historiae religionum primitivarum, praeindogermanicarum, indogermanicarum minus notarum, Bonn 1936, p. 119 (Index nominum, s. v. Tarchon); id., Die Religion der Etrusker, Bonn 1936, p. 14 s.; A. Trombetti, Saggio di antica onomastica mediterranea, Firenze 1942, p. 66.