TAOTIE
È il motivo decorativo e simbolico più peculiare e diffuso sui bronzi rituali della Cina arcaica. Il complesso binomio logografico utilizzato per indicarlo racchiude in sé il significato essenziale di «mostro divoratore», e compare per la prima volta in una tarda compilazione eterogenea della metà del III sec. a.C., curata dal letterato Lü Buwei e nota col titolo di Lüshi chunqiu·. «I tripodi dei Zhou erano ornati di taotie, che hanno la testa ma sono privi di corpo; divorano l'uomo senza deglutirlo [...]» (cap. XVI/I: Xianshi, ed. Sibu beiyao, p. 2v).
Il t. è in pratica una maschera con fattezze animali di natura variabile (drago, uccello, tigre, bufalo) sempre raffigurata frontalmente, simmetricamente costruita su un asse centrale, e a volte completata sui due lati dalla rappresentazione scissa di corpo, zampe e coda. Elementi costanti sono gli ampi ipnotici occhi sgranati e la mancanza della mascella inferiore. Frequentissima è anche l'aggiunta sul capo di un paio di corna, che possono avere connotazioni bovine/caprine o assumere forme peculiari come quella «a Τ» o «a bottiglia» (anche detta «a fungo»); altri tratti ravvisabili sono gli orecchi (in genere felini), le sopracciglia, e delle aguzze zarine sporgenti dal labbro superiore. Come sottolineato da H. G. Creel (1937), il termine non indicherebbe quindi una particolare specie di creatura, ma piuttosto «uno stile di trattamento [...] a cui varie forme animali venivano sottoposte per produrre un tale tipo di figurazione artistica».
Ogni sorta di catalogazione del motivo in questione viene a scontrarsi con le innumerevoli varianti ravvisabili fra le migliaia di esempî disponibili. A tutt'oggi, la ripartizione più efficace sembra essere ancora quella delineata da B. Karlgren (1937), che da un campione di circa milletrecento vasi bronzei giunse a enucleare le tre categorie fondamentali denominate «r. a maschera», «r. con corpo» e «t. bovino», e le tre sottocategorie accessorie dette «r. deformato», «t. 'dragonizzato'» (in cui i corpi di due draghi affrontati prendono visivamente il sopravvento sulla maschera centrale) e «t. dissolto» (in cui i tratti della maschera appaiono staccati su di un tessuto spiraliforme noto come leiwen).
Il periodo di maggior diffusione del t. va situato all'incirca fra il XIII e il IX sec. a.C., ovvero il tardo periodo Shang (durante il quale compare anche su manufatti in marmo e in osso) e il periodo degli Zhou Occidentali, ma alcune sue varianti più o meno elaborate e diverse sono ravvisabili sino alla dinastia Han (generalmente con funzione di picchiotto di porta).
L'interpretazione più largamente accettata è quella della maschera apotropaica, che G. Combaz (1945) ha accostato alle più tarde figurazioni del gorgòneion greco, del kīrttimukha indiano e del kālamukha indocinese. L'allusione all'inghiottimento senza reale consunzione, iconograficamente simboleggiata dall'assenza di mascella inferiore, consente inoltre di identificare in esso una sorta di espressione cinese del tema iniziatico noto agli studiosi e agli antropologi come Verschlingungsmotiv o alter-ego motif, convincentemente ritracciato da D. Fraser (1974) in tutto il bacino culturale del Pacifico.
Bibl.: G. De Coral-Rémusat, Animaux fantastiques de l’Indochine, de l’Insulinde et de la Chine, in BEFEO, XXXVI, 1936, pp. 427-435; H. G. Creel, Studies in Early Chinese Culture, I, Baltimora 1937, p. 240; B. Karlgren, New Studies on Chines Bronzes, in Bulletin of the Museum of Far Eastern Antiquiteies (Stoccolma), IX, 1937, pp. 1-118; Rong Geng, Shang Zhou yiqi tongkao («Analisi complessiva dei bronzi Shang e Zhou»), Pechino 1941; F. Waterbury, Early Chinese Symbols and Literature, New York 1942; G. Combaz, Masques et dragons en Asie, in Mélanges chinois et bouddhiques, VII, 1945, pp. 1-328; E. V. Erdberg Consten, A Terminology of Chinese Bronze Decorations, in Monumenta Serica, XVI, 1957, pp. 287-314; D. Fraser, Early Chinese Artistic Influence in Melanesia?, in N. Barnard (ed.), Early Chinese Art and Its Possible Influence in the Pacific Basin, Taipei 1974, pp. 631-654; J. Paper, The Meaning of the T'ao-t'ieh, in History of Religions, XVIII, 1978, I, pp. 18-41; Gu Jun, Tongqi («Bronzi Cinesi»), Taipei 1981, passim; Li Xueqin, Liangzhu wenhua yuqi yu taotiewen de yantbian («Le giade della cultura Liangzhu e l'evoluzione della decorazione a taotie»), in Dongnan wenhua, 1991, 5, pp. 42-48.