Vedi TAORMINA dell'anno: 1966 - 1997
TAORMINA (Ταυρομένιον, ἡ Ταυρομενία; Tauromenion)
La greca Tauromenion sorse nel 358 a. C. per opera di Andromaco, padre dello storico Timeo, come erede spirituale della prima colonia greca in Sicilia, Naxos, che era a breve distanza, nella punta chiamata oggi Capo Schisò. Ebbe momenti di libero governo ed altri di soggezione a Siracusa, fino a che divenne, prima, civitas foederata di Roma, poi, con Ottaviano, colonia militare per la sua importante posizione strategica.
L'architettura ellenistica superstite di Tauromenion è di carattere sacro (i due templi, l'uno nel teatro, l'altro nell'odeon, conservati solo negli stilobati, e il Serapeo, ora S. Pancrazio, tempietto in antis con cella isodoma). Dell'antico teatro non rimane che la disposizione della cavea nel pendio naturale del colle e qualche elemento di pietra, erratico, già parte dei seggi, presentante iscrizioni greche. Il monumento attuale, in struttura laterizia, mostra il tipo architettonico del teatro romano (I-II sec. d. C.), con i tribunalia sui due ingressi laterali, la galleria superiore a colonne e il portico esterno: la cavea, ora priva di gradinate, recinta all'ingiro da un muro a nicchie decorative, prospetta sulla fronte scenica in costruzione laterizia rotta da nicchioni e preceduta da un colonnato corinzio. Adattamento del II sec. d. C. per i ludi gladiatorî è l'orchestra, cinta da alto podio con corridoio anulare. Lungi dal teatro, sorge l'odeon, che per la scena è in correlazione col ricordato tempio ellenistico. Sempre strutture a mattoni hanno la cosiddetta Naumachia, lunghissimo muro a nicchioni arcuati ed architravati, resto di un ginnasio; la piscina mirabile, a due navate con copertura a botte, ed il grande edificio, noto col nome di Zecca, in gran parte occultato da case moderne, presso cui sono stati di recente (1962) scoperti i resti delle Terme.
Le più antiche monete di bronzo, presentano la testa di Apollo e il toro. Una testa femminile riflette l'arte scopadea; ellenistico, con influenze prassiteliche, è un marmoreo torso efebico. Sculture prettamente romane sono invece la sacerdotessa isiaca e il piccolo sarcofago con baccanale di putti musicanti. Nel museo di Siracusa si conserva, proveniente da T., un mosaico con torri, mura e delfini, motivi gia noti in tessellati pompeiani, mentre altri mosaici pavimentali si conservano ancora in situ nel centro di Taormina o trasferiti nell'ambito del teatro.
Bibl.: A. Calì, Taormina attraverso i tempi, Catania 1887; G. Rizzo, Taormina e dintorni, Catania 1902; E. Mauceri, Taormina, Bergamo 1907; Mauceri-Gatti, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo 1910; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, voll. I-IV, 1935-1949; A. Dillon, Interpretazione di Taormina, Catania 1948; M. Santangelo, Taormina e dintorni, Roma 1940. Per il teatro antico inoltre: J. Houel, Voyage pittoresque en Sicile, Parigi 1782-1787, II, tavv. 91-96; Saint-Non, Voyage pittoresque de Naples et de Sicile, Parigi 1781-86; O. Puchstein, Die griechische Bühne, Berlino 1901, p. 118; E. R. Fiechter, Die baugeschichtliche Entwicklung des antiken Theaters, Monaco 1914, pp. 86; 115, tav. 76; M. Bieber, Die Denkmäler zum Theaterwesen im Altertum, Berlino-Lipsia 1920, p. 61, 182, tavv. 27-28; H. Bulle, Untersuchungen an griechischen Theatern, Monaco 1928, p. 206. Ved. inoltre gli articoli nelle raccolte: Bull. Inst., 1867, p. 172; Röm. Mitt., III, 1888, pp. 234-36; Not. Scavi, dal 1879; Boll. d'Arte, VIII, 1930, p. 376 ss.; Boll. Ist. Naz. del Dramma Antico, 1930, p. 111 ss. Per la numismatica: A. Holm, Storia della Sicilia nell'Antichità, III, trad. it., torino 1897, p. 267 ss.; B. W. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 165 s.; A. Salinas, Le monete delle antiche città di Sicilia, Palermo 1872-1922; E. A. Freeman, History of Sicily, Oxford 1891-4, IV, p. 288 ss.; E. Gabrici, La monetazione di bronzo della Sicilia antica, Palermo 1927; G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946.