Vedi TANIS dell'anno: 1966 - 1997
TANIS (Sá῾ne, Τάνις)
Città nel Delta orientale; è stata nel Nuovo Regno la capitale dell'Egitto, o almeno la residenza regale favorita. Circa l'epoca di origine della città le opinioni sono discordi.
Resti architettonici di architravi e colonne palmiformi in granito portano testi e nomi regali databili all'epoca menfita: ma tale materiale è tutto riadoperato in epoca più tarda e incorporato in edifici del Nuovo Regno. Le divinità nominate su tali frammenti sono per lo più dell'ambiente menfita. Potrebbe, perciò, trattarsi di pezzi architettonici trasportati a T. da altre località del Delta. Non si sono comunque finora trovate fondazioni. Anche per la XII dinastia il problema si imposta in modo analogo: frammenti in granito risalgono a tale epoca, senza che sia però possibile identificare l'edificio primitivo dal quale dovrebbero provenire. Con l'epoca della invasione degli Hyksos le cose son forse più documentabili: con T. sembra debba essere identificata Avaris, la Città nota come caposaldo e piazzaforte dei conquistatori in Egitto e come centro del loro regno. L'identificazione ha solo una base letteraria, ché non resta di quest'epoca nessun avanzo archeologico nella città, se non il nome- martellato- di re hyksos su sfingi di granito nero, le quali a rigore potrebbero essere importate da altri centri. Il fatto che la XVIII dinastia sembri ignorare T. ha il suo significato: la casata che ha condotto la guerra contro gli invasori e che probabilmente ha smantellato la loro capitale egiziana non ne cura la ripresa edilizia. La XIX dinastia, che di T. è invece originaria, per patriottismo locale e per sfuggire all'influenza dell'ambiente politico tebano è quella che si dedica alla ricostruzione di questo centro così vicino alla frontiera siriaca e così adatto a costituire il centro di un impero egiziano proteso verso l'Asia. Ramesses II, il re più attivo della dinastia, rifonda la città in suo nome, e la chiama Pi-Ramesses ("Casa di Ramesses", ma l'identificazione è apparsa dubbia ad alcuni studiosi). Da questo momento T. è una delle grandi città dell'Egitto, sede di corti e ponte di traffici con l'Oriente. Poesie del tempo ne celebrano la fondazione: sono importanti, per noi, in quanto mostrano cosa l'egiziano del Nuovo Regno immagini come ideale urbano, quasi un trasferimento nel campo lirico di formulazioni di criteri urbanistici. Più che l'importanza dei templi e il valore mitologico della località (come avviene negli inni che celebrano Tebe) qui si pone in evidenza la possibilità di una vita borghese fra giardini, fiori e popolazione elegante e viva, ricca di beni di consumo egiziani e siriaci. Il sovrano, con la sua presenza,è sentito come qualcosa che aggiunge decoro alla città. Quale che sia stata la vera e propria struttura architettonica della T. di quest'epoca, essa è immaginata come una città di una borghesia commerciale, anziché come città imperniata attorno ad un tempio o una fortezza. Di questo suo tono naturalmente non restano tracce archeologiche: le costruzioni in terra cruda e legno, materie deperibili usuali per le case private, sono rapidamente andate in malora nel Delta, umido e sottoposto a piogge. E perfino il calcare è stato, di regola, bruciato nei forni da calce di epoca moderna. Così quel che di T. ci resta è fondamentalmente legato ai templi. Il maggiore, circondato da un muro di cinta in mattoni che in un secondo tempo è stato ridotto di perimetro, risale all'epoca di Ramesses II, con molti e profondi rimaneggiamenti da parte di Sesonchi II. In realtà lo stato della costruzione è tale che ormai ben poco può dirsi dell'aspetto primitivo: una idea della complessità della costruzione può essere data dal fatto che vi sono identificati i resti di ben undici coppie di obelischi. Altri templi, anch'essi assai manomessi, sono stati identificati: fra questi notevole quello dedicato ad Anat, una dea semitica acclimatatasi a T., costruito da Ramesses II come una sala preceduta da un vestibolo, e rimaneggiato da Aprie in epoca saitica. Là presso un edificio tolemaico è l'avanzo di un tempio (o di un palazzo?). Quel che, in tanto squallore di distruzione rende singolare il tempio maggiore, è il fatto che là presso, nella XXI e nella XXII dinastia fu collocata la necropoli regia. La notizia data da Erodoto circa tombe regali situate presso i templi del Basso Egitto è stata così provata. Si tratta di gruppi di camere sotterranee, rivestite di blocchi di pietra, su cui sono scolpiti testi e figurazioni funerarie analoghi a quelli noti per le tombe regali d'Alto Egitto. In più di un caso le tombe sono state trovate inviolate dalla missione francese che le ha scoperte, e si è potuto così costituire un gruppo di preziose suppellettili funerarie del tardo Nuovo Regno. Notevoli il sarcofago in argento di Sesonchi, con testa di falco, e le raffinate sculture del sarcofago di Psusenne. Un gruppo di sfingi, presenta la singolarità tipologica di una criniera leonina che circonda la faccia umana invece del consueto copricapo regale (ma tale eccezione è stata in seguito riscontrata in altri esemplari). I nomi scolpiti su questi monumenti sono della XIX dinastia o più tardi: ma sono in rasura e ne sostituiscono perciò di più vecchi. In un caso, il nome di un sovrano hyksos, dimenticato su una spalla di una sfinge, sembrò dare una sicura datazione: la curiosità fisiognomica, stilistica e tipologica si poteva spiegare considerando che tutto questo gruppo di monumenti non fosse tipicamente egiziano, ma opera dei selvaggi invasori, di cui conservasse la fiera fisionomia e le peculiari caratteristiche di razza. Anche il nome dei principi hyksos è, però, in rasura: e così tutto il gruppo ha dovuto essere antedatato, alla XII dinastia- o prima. La datazione dei pezzi all'Antico Regno, ripetutamente proposta, manca in realtà di una congrua giustificazione: bisognerebbe immaginare una scuola locale che già si proponesse (e nel Delta) quelli che saranno problemi sentiti dalla cultura egiziana dell'Alto Egitto sette o otto secoli più tardi. Il che sembra assai poco probabile.
Bibl.: W. M. Flinders Petrie, Tanis, I, Londra 1884; II, 1888; P. Montet, Les nouvelles fouilles de Tanis, Parigi 1933; id., Tanis, Parigi 1942.