TAMBURO (fr. tambour; sp. tambor; ted. Trommel; ingl. drum)
Cassa cilindrica di legno o di lamina metallica, chiusa alle due estremità da una membrana tesa (che i Francesi chiamano peau d'âne). La tensione di queste due membrane è determinata da alcune cordicelle disposte a coppia sull'esterno dello strumento. Sotto la membrana inferiore sono tese poi due corde di budello, che, quando la membrana superiore si mette a vibrare sotto i colpi delle bacchette del sonatore, vibrano alla loro volta per "simpatia". La membrana inferiore del tamburo è sempre di spessore minore di quella superiore.
Il tamburo o tamburello - benché spesso con questo secondo nome si voglia indicare il tamburello basco - è d'origine molto antica e fa parte di quegli strumenti a percussione analoghi che i Latini comprendevano nella categoria del tympanum leve.
Fece la sua apparizione in Europa sulla fine del Medioevo provenendo dall'Oriente, dove era conosciuto sotto il nome arabo di tanbur, derivato dal persiano danbara.
Fu molto usato - e lo è ancora - nelle milizie non solo come strumento da segnale, ma anche per ritmare marce e cadenzare i passi di parate.
Durante i secoli in cui fu in uso, subì naturalmente modificazioni specie nelle dimensioni del fusto. Il tamburo moderno di minori proporzioni di quello antico, oltre che nelle bande, fu anche usato nelle orchestre (v. sotto) e fa parte di quegli strumenti che sono compresi sotto il nome generico di batteria. Il tamburo moderno riesce di efficace effetto per la particolarità del suo timbro secco e mordente. Per l'uso del tamburo presso i primitivi, v. strumenti musicali. Per il tamburello basco, v. VI, p. 275.
Gran cassa. - Una varietà del tipo tamburo è la gran cassa, tamburo di grandi dimensioni, che viene percosso con una sola bacchetta, talvolta (per ottenere effetti di tremolo) a due teste. Il suo uso, dapprima più comune nelle bande, è oggi tale anche nelle orchestre. L'orchestra sinfonica l'accolse - salvo casi speciali (come posizioni di genere, ecc.) - a partire da Beethoven.
Uso in orchestra. - Come altri strumenti, quali, ad es., il gruppo dei tromboni, la famiglia dei tamburi ha raggiunto la sinfonia attraverso il teatro. Il carattere puramente ritmico ed essenzialmente marziale del tamburo cosiddetto militare ne limitò i primi usi a funzioni assai elementari. Tuttavia si può già trovare alla fine della Marche au supplice della Sinfonia fantastica di H. Berlioz (1831) un impiego del tamburo che sconfina già parecchio dal carattere originario dello strumento. C0me pure è memorabile per l'epoca l'associazione del tamburo e dei timpani nel famoso crescendo della "benedizione dei pugnali" negli Ugonotti di J. Meyerbeer (1836). Ma solamente con l'impressionismo il tamburo militare (e con lui il tamburello basco e la gran cassa) prende uno sviluppo considerevole nello strumentale e acquista anche un valore coloristico sino allora sconosciuto. Basti ricordare il largo uso fatto di quegli strumenti da N. Rimskij-Korsakov, da C. Debussy e da M. Ravel. Nel periodo post-impressionistico poi, l'uso di quella parte della percussione acquista nuova e maggiore importanza. Esempî tipici di questa recente utilizzazione dei tamburi possono essere L'histoire du soldat di I. Stravinskij (1918), dove s'incontra l'uso virtuosistico e quasi "polifonico" di due gran casse a timbro diverso, di un tamburello basco e di un tamburo militare senza timbro; e il poema Ionisation (1931) del franco-americano E. Varèse, per soli strumenti a percussione e pianoforte.
Tamburo e tamburini negli eserciti. - Il tamburo venne introdotto nelle milizie europee dagli Arabi, al tempo della loro dominazione nella Spagna. Nell'esercito francese i tamburini apparvero verso la metà del sec. XIV e sostituirono quasi generalmente le trombe. In seguito il loro impiego fu generalizzato e regolato da appositi organici: così nel sec. XVII in ogni reggimento di fanteria esisteva un certo numero di tamburini comandati da un graduato chiamato tamburo maggiore. Anche nei reggimenti di dragoni v'erano tamburini che battevano il tamburo a cavallo e a piedi. Nel sec. XVIII i tamburini formavano gruppi separati dalle musiche militari reggimentali.
Le guerre della Rivoluzione francese consacrarono nei varî eserciti l'uso di formare le "batterie di tamburi" con ragazzi di giovane età (perfino di dodici anni) alla dipendenza di un capo-tamburo o tamburo maggiore dall'aspetto marziale e imponente, vestito con divisa sfarzosa, quasi teatrale, munito di un lungo bastone con grosso pomo in cima, col quale batteva il tempo.
Ora i tamburini vestono, in Italia, come gli altri soldati; solo hanno sul braccio sinistro, quale distintivo, un piccolo tamburo ricamato su panno grigio-verde in seta nera per i soldati e d'oro per i graduati: il sottufficiale che li comanda è provvisto di una mazza secondo l'uso tradizionale. Ogni reggimento di fanteria italiano ha attualmente un drappello di 12 tamburini, cioè uno per compagnia, con tre graduati, uno per battaglione, e un sottufficiale che attende anche all'istruzione dei trombettieri. Il drappello dei tamburini può essere impiegato a segnare con la fanfara reggimentale, o, da solo, la cadenza del passo, oltre i segnali stabiliti per le varie operazioni.