Tambernicchi
Si è molto discusso sull'identificazione del T. di If XXXII 28, che D. associa a Pietrapana (v.) per rafforzare l'immagine dello spessore del ghiaccio del Cocito che nella terzina precedente paragona con lo spessore dei ghiacci invernali del Danubio e del Don: che se Tambernicchi / vi fosse sù caduto, o Pietrapana, / non avria pur da l'orlo fatto cricchi.
Quasi tutti gli antichi commentatori pongono il T. in " Schiavonia " (Lana, Anonimo, Daniello; " Sclavonia " per il Bambaglioli, Pietro, Benvenuto; " Slavonia " per il Serravalle) nella cui estremità orientale sorgono rilievi collinari indicati con il nome di Fruska Gora (v. anche SCHIAVO, per la collocazione geografica della Schiavonia). Tra gli altri il Buti colloca il T. in Armenia, il Vellutello in Dalmazia, mentre nelle Chiose Selmi si legge che " Tabernicchi è un'alta montagna nella Magna, con grandi pietre ". Molte le varianti nei codici (Petrocchi, ad l.), da ciò il Cambernich del Bambaglioli e il Ciambenich di Benvenuto.
Il Bassermann, che dedica ampio spazio alla questione (Orme 464-471), identifica il T. con lo Iavornik (Javornik, m. 1628) in Carniola, ma basa la sua opinione sull'impressione visiva del monte, osservato dal lato del lago Zirknitz, lago che egli paragona al Cocito; e avanza anche l'ipotesi - con fragili argomentazioni in verità - di un'eventuale visita di D. ad Adelsberg, località presso la quale sorge lo Iavornik (v. anche TOLMINO). Anche il Guyon è dello stesso parere, e spiega la denominazione dantesca - T. da Tabernik - con il nome Turen (torre) che sarebbe altro nome dello Iavornik, derivatogli dalla presenza su una delle sue vette di " tracce di quelle costruzioni ciclopiche che caratterizzano i castellieri di cui è ricca la catena Karsica ". Il Dalla Vedova, dopo aver notato che la terminazione " nik " ricorre nella nomenclatura di monti in province slave, sostiene che dalla Carinzia, confinante con l'Italia, poteva venire notizia " della gran montagna " con la forma slava di Tavernik anziché con la forma germanica Tauern, nome questo che indicava una delle parti più selvagge e colossali delle Alpi Orientali, che forma a nord barriera ai paesi del " Dogio di Chiarentana ".
Altra ipotesi è che il T. sia da identificare con il Monte Tambura (m. 1890), cima delle Alpi Apuane posta a nord del passo omonimo; a sostegno di quest'identificazione - preferita da molti commentatori moderni - il Del Lungo, il Toynbee (Dictionary, sub v.) e il Porena sostengono che in scrittori del tempo il Tambura sarebbe stato chiamato Stamberlicche, o Stanberliche; dello stesso parere è anche il Fiammazzo. In proposito il Revelli (Italia 134) ricorda che in un diario del primo Quattrocento - peraltro non meglio indicato - si legge " in Stamberliche, nell'alpe ", ma aggiunge che potrebb'essere riferimento a una zona delle Apuane ma anche tentativo di localizzazione del nome dantesco; il Toynbee (ibid.) e il Fiammazzo ricordano una voce " Stambernccchi " nel Morgante del Pulci (XXIV 88 8; " ma il Pulci conosce solo il nome attraverso la Divina Commedia ", nota F. Ageno nella sua ediz. del Morgante, Milano-Napoli 1955).
L'elemento più valido a sostegno dell'identificazione con il Tambura è comunque l'appartenenza di questo monte allo stesso gruppo montuoso della Pania della Croce (v. PIETRAPANA), gruppo montuoso del quale D. ebbe senz'altro diretta visione.
Bibl. - G. Dalla Vedova, Intorno alla interpretazione di due nomi geografici della D.C., in " Atti R. Accad. Lincei " s. 3, I (1877) 78-83; B. Guyon, Il " Tabernik " di D., in " Giorn. d. " XI (1903) 49 ss.; A. Fiammazzo, Ortografia dantesca: slovena o italiana?, in " Rivista Letteraria " II 4-5 (1930) 18-20.