TALETE (Θαλῆς, Thales) di Mileto
È, secondo la tradizione dossografica classica, il più antico filosofo greco. Il cronografo Apollodoro pone la sua nascita nell'anno 624-3 a. C. e la sua morte nell'olimpiade 58a (548-5), probabilmente in quanto fa coincidere la sua "acme" (quarantesimo anno della sua vita) col 585 a. C., presupponendo che l'eclissi solare, accaduta durante la battaglia del Halys e da T. secondo la tradizione preveduta, fosse quella che dovette aver luogo il 28 maggio di quell'anno. Nulla di preciso si sa, d'altronde, della sua vita.
È infatti noto come le notizie biografiche superstiti nella dossografia circa i più antichi rappresentanti del pensiero greco non dipendano tanto da un interesse erudito, quanto dal motivo polemico della sopravalutazione della vita activa rispetto alla vita contemplativa e viceversa, e quindi dall'intento di ritrovare nelle grandi figure del passato appoggi per una tesi o per l'altra. Così, da un lato, nasce l'aneddoto (ripreso ironicamente da Platone nel Teeteto) di T. che, per contemplare le stelle, non vede la strada e cade nel fosso, suscitando le risa della propria schiava; dall'altro la raffigurazione di T. quale abile politico (egli avrebbe consigliato i Milesî a non allearsi con Creso contro Ciro, e gli Ioni a unificare la loro politica costituendo a Teo un'assemblea di tutte le città) e quale intelligente sfruttatore di situazioni pratiche (avrebbe, prevedendo un forte raccolto di olive, preso in affitto tutti i frantoi di Mileto, e guadagnato grandemente subaffittandoli a prezzi di monopolio).
Per le testimonianze in cui sono superstiti questi dati biografici è da vedere Diels-Kranz, Die Fragmente der Vorsokratiker, I, 5a ed., Berlino 1934, cap. 11° (= cap. 1° delle altre edizioni, precedenti alla rielaborazione del Kranz): ove non si trova invece alcun frammento autentico di T., perché egli non lasciò alcuno scritto, o, se lo lasciò, esso andò perduto ben presto. Una Ναυτικὴ ἀστρολογία, cioè un manuale di conoscenze astronomiche ad uso dei navigatori, gli era bensì attribuito, ma già nell'antichità c'era chi lo ascriveva a Foco di Samo. Altre notizie egualmente inattendibili gli attribuiscono un Περὶ ἀρχῶν (Sui principî), un Περὶ τροπῆς (Sul solstizio) e un Περὶ ἰσημερίας (Sull'equinozio). Anche per le sue dottrine non c'è quindi che documentazione dossografica, relativamente tarda e vaga. Il testo più antico e serio è quello di Aristotele (Metaph., 983 b 7 segg.), che, nella sua ricostruzione storica dell'antichissimo pensiero greco, considera T. come l'iniziatore della ricerca delle ἀρχαί, cioè dei "principî", da cui tutte le cose si sarebbero generate. T. avrebbe infatti detto che tutto proveniva dall'acqua: ma già Aristotele non conosceva alcuno degli argomenti con cui egli avrebbe sostenuto tale tesi, in quanto si limitava a congetturare quali fossero potuti essere, e pensava che T. si fosse principalmente basato sull'osservazione botanico-agricola che dove c'è acqua c'è vita e dove non c'è acqua c'è morte. Anche circa le ulteriori specificazioni cosmologiche e cosmogoniche che T. avrebbe dato a questa tesi, e circa il modo in cui avrebbe considerato tutta la realtà "piena di dei" (donde la posteriore designazione della sua dottrina come "pampsichismo" o "ilozoismo"), non c'è alcuna notizia sicura. La sola cosa certa è che, comunque, l'ἀρχή di T. è il "principio" nel senso più originario e semplice della parola, cioè la cosa da cui le altre traggono origine, e non già il "principio" nel senso dell'"eterna e costante legge o essenza", che è appunto il significato che il termine acquista solo attraverso tutta la riflessione ed elaborazione del pensiero greco da T. ad Aristotele. Niente è quindi tanto antistorico quanto presupporre (più o meno hegelianamente) già compiuto tale processo fin dal suo primo stadio evolutivo, e credere che l'acqua di T. sia un principio "metafisico". È del resto ovvio che T. è rimasto nella tradizione come il primo dei "filosofi" occidentali solo in quanto tale tradizione lo pose agl'inizî di quell'indagine scientifica della natura, che poi risultò assorbita nel più vasto significato aristotelico del termine "filosofia" e che quindi, da un punto di vista moderno, egli non ha verosimilmente diritto al nome di filosofo più di quanto lo abbia a quelli di naturalista, o di matematico, o di astronomo (due scienze, queste ultime, nell'ambito delle quali sono pure attribuiti a T. molti teoremi e scoperte, senza che peraltro sia dato stabilire quanto effettivamente gli spetti e quanto gli sia stato donato dalla tradizione).
Bibl.: Oltre alle principali trattazioni del pensiero greco più antico (Zeller, Gomperz, Tannery, Burnet), v., per un orientamento generale e per la bibliografia più recente su T., la rielaborazione dello Zeller a cura del Mondolfo, II, Firenze s. a.; e cfr. W. Nestle, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VA, Stoccarda 1934. Per la bibliografia più antica v. Ueberweg-Praechter, Grundriss d. Gesch. d. Philos., I, 12a ed., Berlino 1926, pp. 42-46 del testo e 40 dell'appendice.