TALENT SHOW.
– Da Pop idol ad America’s got talent. X Factor e The voice. Bibliografia
Da Pop idol ad America’s got talent. – Il primo vero t. s. fu Pop idol che nacque in Gran Bretagna nel 2001 a opera di Simon Fuller, produttore televisivo e discografico (è stato il manager di Annie Lennox e delle Spice Girls). Si trattava di una competizione canora, riservata a giovani di età compresa tra i 16 e i 26 anni, per individuare astri nascenti e nuove star in campo musicale. Al vincitore veniva offerto un contratto da un milione di sterline con una etichetta discografica. Andato in onda su ITV PLC, raggiunse nella finale della prima serie 10 milioni di spettatori. Il format fu poi esportato in tutto il mondo: dall’Armenia al Kazakistan, dagli Stati Uniti alla Russia. Sull’onda di tale successo è poi nato Popstars, più reality che talent, che ha avuto versioni in cinquanta Paesi e che ha visto l’ultima edizione in Germania nel 2012.
Con la nascita di America’s got talent (andato in onda a partire dal 2006 negli Stati Uniti sul network NBC e giunto nel 2014 all’ottava serie) il t. s. ha perso l’iniziale specificità musicale e si è aperto alla danza, alla recitazione e ad altre forme di spettacolo. Anche la trasmissione Saranno famosi (poi Amici) ideata da Maria De Filippi e andata in onda per la prima volta nel 2001 su Canale 5, ha seguito questo tipo di approccio multidisciplinare. Il programma, giunto alla quattordicesima edizione nel 2014, presenta le attività di una scuola i cui giovani concorrenti si sfidano nelle diverse materie. Il successo del programma ha influenzato il mondo della musica leggera italiana e il mercato discografico. Basti pensare che tre vincitori del Festival di Sanremo in quattro anni sono stati protagonisti della trasmissione Mediaset: Marco Carta (2009), Valerio Scanu (2010) ed Emma Marrone (2012).
America’s got talent, nonostante il titolo e il formato pensato per il pubblico oltreoceano, è in realtà un prodotto inglese ideato da Simon Cowell, autore televisivo e giudice di una serie di talent di successo, considerato nel 2010 dal «Time» uno dei cento personaggi più influenti del mondo. È stato Cowell ad aprire lo show ad acrobati, prestigiatori, illusionisti, danzatori, clown, attori, pittori e ventriloqui. Le audizioni per selezionare i ‘talenti’ vengono trasmesse su YouTube e hanno anche in rete un grande seguito. La versione inglese è Britain’s got talent (iniziata nel 2007, ottava serie nel 2014, distribuita da FremantleMedia con il supporto di Syco TV) che ha tenuto a battesimo, nella sua terza edizione (2009), Susan Boyle, ex apprendista cuoca e oggi star planetaria anche grazie a YouTube: la sua prima esibizione nel talent di Cowell è stata vista su Internet da oltre 100 milioni di persone.
Nel nostro Paese il format – tradotto come Italia’s got talent – è stato trasmesso dal 2009 al 2014 in prima serata su Canale 5, mentre nel 2015 è passato a Sky Italia, che ne ha acquisito i diritti. Il canale Mediaset ha, comunque, trovato un’alternativa con Tú sí que vales, che ha debuttato il 4 ottobre del 2014 e vede schierati gli stessi giudici di Italia’s got talent: Maria De Filippi, Rudy Zerbi e Gerry Scotti con Belén Rodríguez e l’esordiente Francesco Sole nel ruolo di presentatori.
X Factor e The voice. – Un’altra invenzione di Cowell è stata X Factor (il programma che in Gran Bretagna ha lanciato gli One Direction): nel 2008 lo show ha debuttato sulla RAI per poi trasferirsi, dal 2011, su Sky Uno. La trasmissione, nata in Gran Bretagna nel 2004 come The X Factor, vede schierati quattro giudici che scelgono i componenti della loro squadra. In ogni puntata sono previste due manches e la coppia di artisti meno votati va al ballottaggio. Il pubblico da casa è invitato a votare attraverso varie formule: SMS, telefonate da numero fisso, social network, mentre per i possessori del decoder Sky Box connesso a Internet vi è un apposito pulsante sul telecomando. La produzione italiana del programma del 2014, condotta da Alessandro Cattelan, ha avuto come giudici Elio delle Storie Tese, Morgan (un veterano dello show e recordman entrato nel Guinness world records per aver portato al successo ben cinque artisti in sette edizioni, sostituito nell’edizione 2015 dalla rockstar inglese Skin), il cantante Mika, il rapper Fedez e la conduttrice-attrice Victoria Cabello, e ha raggiunto medie di ascolto interessanti per una rete a pagamento: circa 1 milione e centomila spettatori a puntata, uno share in crescita con picchi del 6% e un pubblico di età compresa tra i 15 e i 54 anni (http://www.primaonline.it/ 2014/11/14/194244/dati-auditel-di-giovedi-13-novembre).
I vincitori, in sintonia con la tradizione dei talent musicali, si aggiudicano un contratto discografico. Anche X Factor, come Amici, si è ritagliato uno spazio di prestigio all’interno della musica leggera italiana. Nel programma sono stati lanciati infatti personaggi come Giusy Ferreri (l’artista che ha avuto il maggior riscontro commerciale, con oltre 1.340.000 copie vendute dal suo esordio), Marco Mengoni che nel 2013 ha vinto il Festival di Sanremo, Chiara Galiazzo, Francesca Michielin, Noemi e il giovanissimo Michele Bravi che nel 2014 si è aggiudicato il disco d’oro della FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana).
La TV pubblica ha risposto alle reti concorrenti, negli ultimi anni, con una serie di programmi che hanno come protagonisti soprattutto personaggi dello spettacolo, dello sport e dell’intrattenimento: Ballando con le stelle (dal 2005) e Tale e quale show iniziato nel 2014. Entrambi i programmi vanno in onda su RAI 1 in prima serata. RAI 2, invece, ha trasmesso a partire dal 2013 The voice of Italy, vero e proprio talent musicale mutuato da un’idea dell’olandese John de Mol. Ogni giudice deve scegliere i 16 concorrenti che faranno parte della propria squadra ‘al buio’ (blind auditions), ossia ascoltandone solo la voce. Nel 2014 la seconda edizione ha riscosso grande fama e curiosità, anche fuori dall’Italia, grazie alla vittoria di suor Cristina Scuccia, nel team del rapper J-Ax: il suo video è risultato il quarto dei più visti nella classifica mondiale stilata secondo i principali segnali di gradimento degli utenti su YouTube. A sostenere la religiosa, che ha realizzato una cover di Like a virgin, anche un tweet di Madonna che ha parlato di «sorellanza a vita». La carriera pop di suor Cristina è proseguita in seguito e nel dicembre 2014 l’ha vista tra i protagonisti del concerto di Natale in Vaticano.
Bibliografia: R. Manfredi, Talent shop: dai talent scout ai talent show, Roma 2010; M. Scaglioni, La tv dopo la tv. Il decennio che ha cambiato la televisione: scenario, offerta, pubblico, Milano 2011; G. Colletti, A. Materia, Social TV. Guida alla nuova TV nell’era di Facebook e Twitter, Milano 2012; C. Freccero, Televisione, Torino 2013.