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TAKHT-IBAHI

di J. Auboyer - Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)
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TAKHT-IBAHI

J. Auboyer

Località al centro del Gandhāra. Nel 1871 Cunningham segnalò all'attenzione degli studiosi le rovine di un monastero buddista che sorgevano su una collina isolata. Si tratta di un gruppo di monasteri che datano agli inizi dell'èra cristiana. Sul luogo venne scoperta una iscrizione del re parthico Gondophares.

L'ingresso principale, che si trova a S, porta ad un cortile circondato da cappelle; al centro del cortile, sorgono numerosi piccoli stūpa tra i quali rimane aperto un passaggio che conduce, a N, verso un cortile dove affacciano costruzioni monastiche; e a S, fino ad un cortile sopraelevato dove si accede mediante una scala di quindici gradini. Al centro di quest'ultimo cortile sorge uno stūpa di pianta quadrata, intorno al quale si dispongono cappelle ornate da pilastri con capitelli corinzî. A O ci sono altri cortili secondari, mentre una scala conduce a una porta coperta da una vòlta che dà sull'esterno.

Dagli stūpa e dalle cappelle provengono numerose sculture in stucco o in scisto. Si tratta di frammenti di statue del Buddha alcune delle quali erano di dimensioni assai grandi, ovvero di bassorilievi rappresentanti scene della vita del Buddha e i classici temi decorativi dell'arte greco-buddista: motivi floreali, amorini che reggono ghirlande, ecc.

Bibl.: D. B. Spooner, Excavations at Takht-i-Bāhi, Arch. Survey of India, Annual Report, 1907-08, p. 132 ss.; H. Hargreaves, Excavations at Takht-i-Bāhi, ibid., 1910-1, p. 34 ss.

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