Kitano, Takeshi
Regista, attore, sceneggiatore, montatore e presentatore televisivo giapponese, nato a Tokyo il 18 gennaio 1948. Noto anche come Beat Takeshi, nome d'arte utilizzato per distinguere il lavoro di attore dagli impegni registici, K. si è affermato in brevissimo tempo come uno dei creatori delle forme cinematografiche più innovative degli ultimi anni. Il Leone d'oro conferito a Hana-bi (1997) alla Mostra di Venezia ha permesso di allargare il raggio d'influenza della sua opera oltre la ristretta cerchia degli appassionati cinefili.
Dopo aver lavorato in Senjo no Merry Christmas (1983; Furyo) di Nagisa Oshima, nel 1989 K. è passato alla regia con Sono Otoko Kyoubou ni Tsuki (noto in Occidente con il titolo inglese di Violent cop, ma inedito in Italia come tutto il resto dell'opera di K. precedente a Hana-bi), in cui è anche attore. Il regista vi interpreta il poliziotto Azuma, instancabile e taciturno camminatore, strumento di un'ineludibile pulsione di morte. Nel 1990 ha interpretato 3-4x10 Jugatsu (1990), distribuito in videocassetta come Boiling point.
Con Ano Natsu, Ichiban Shizukana Umi (1991), noto come A scene at the sea, K. dà prova di tutte le sue potenzialità. Nel mettere in scena un gruppo di surfisti sordomuti il film raggiunge vertici di astrazione che solo R. Bresson ha reso in termini altrettanto icastici. Due anni dopo, Sonatine (1993), presentato al Festival di Cannes, permette a K. di rivelarsi a un pubblico più ampio. Il film risente dell'influenza dell'opera precedente non solo perché ambientato in gran parte su una spiaggia, ma soprattutto per il lavoro di K. sul silenzio come elemento significante. Sonatine segna l'inizio della collaborazione del regista con il compositore J. Hisaishi, e ottiene un ottimo successo di critica.
Dopo aver diretto nel 1995 Minna Yatteruka (titolo inglese Getting Any), con il film successivo, il dolente e amaro Kids return (1996), il regista ha dimostrato ancora una volta di saper individuare aree di ricerca sempre nuove. In questo senso Hana-bi radicalizza il desiderio di immobilità e di silenzio del suo cinema. Il film, nel quale K. espone il suo volto devastato dalle cicatrici, conseguenza di un incidente del 1994, si segnala come il lavoro più maturo del cineasta. Nel 1999 ha realizzato Kikujiro (L'estate di Kikujiro), vicenda di un uomo duro e solitario che accompagna un bambino alla ricerca della madre.
bibliografia
M. Causo, Un lungo addio, in Cineforum, 1998, 369, pp. 8-9.
R. Censi, La retta, la figura, il litorale, in Cineforum, 1998, 369, pp. 4-7; Kitano Beat Takeshi, a cura di M. Fadda, R. Censi, Roma 1998.
G. Paganelli, Sondare il tempo: Kitano Takeshi, in Sentieri selvaggi, 1998, 3, p. 51.