Fujimoto, Tak
Direttore della fotografia statunitense, di origine giapponese, nato a National City (California) il 12 luglio 1939. Formatosi alla New World Pictures di Roger Corman, ha legato il suo nome a quello di Jonathan Demme, con il quale ha instaurato un significativo sodalizio artistico, costruendo un percorso 'd'autore' impreziosito nel tempo dagli incontri con Terrence Malick e M. Night Shyamalan. Sostenitore di una via 'minimalista' all'illuminazione cinematografica, F. ha elaborato negli anni un tratto assai riconoscibile, fondato su cromatismi dal tono intimista, sulla morbidezza dei movimenti di macchina e sulla ripresa dei dialoghi con lo sguardo 'a filo di macchina'. Nel 1996 ha ottenuto il National Film Critics Award per il noir Devil in a blue dress (1995; Il diavolo in blu) di Carl Franklin.
Dopo essersi diplomato alla London Film School, F. iniziò a lavorare come assistente di Haskell Wexler per una serie di spot pubblicitari. Il suo esordio cinematografico coincise con quello di Malick, per il quale catturò le sfumature delle albe e il calore dei tramonti che accompagnano la fuga dei giovani amanti Kit e Holly attraverso la natura selvaggia del South Dakota e le praterie del Montana, 'luoghi' del cult movie generazionale Badlands (1974; La rabbia giovane). L'incontro con Demme avvenne nello stesso anno per Caged heat (Femmine in gabbia), thriller carcerario al femminile, ma fu solo con l'hitchcockiano Last embrace (1979; Il segno degli Hannan) che cominciò a delinearsi quel tipico 'sguardo' che ha poi sempre caratterizzato le loro successive collaborazioni, fatto di soggettive insistite e di piani ravvicinati. Negli anni Ottanta F. ha conferito al cinema di Demme l'intensità di colori vivi, primari, dando vitalità alla provincia come alla metropoli in Something wild (1986; Qualcosa di travolgente) e Married to the mob (1988; Una vedova allegra… ma non troppo), singolari esperimenti di contaminazione tra thriller, gangster film e commedia. Coerente con il cambiamento di prospettiva offerto dal regista, F. ha utilizzato invece per le opere di Demme degli anni Novanta tonalità più scure con prevalenza del grigio, del nero, del blu e dell'ocra. Sono queste le tinte che sottolineano sia le claustrofobiche atmosfere del celebre thriller The silence of the lambs (1991; Il silenzio degli innocenti), sia gli abissi dell'ingiustizia e della malattia di Philadelphia (1993), sia i fantasmi del passato di schiavitù di Beloved (1998). Fondamentale è stato inoltre il contributo di F. all'evoluzione dello stile di Shyamalan, autore dei celebri thriller sovrannaturali The sixth sense (1999; The sixth sense ‒ Il sesto senso) e Signs (2002). In questi due film F. eccelle nel mescolare toni opachi a colori primari dominanti (il rosso e il bianco) e nel creare atmosfere sospese, ottenute attraverso calibrati movimenti di macchina. Nel 2002 è tornato a lavorare con Demme per The truth about Charlie, remake del classico giallo-rosa Charade (1963) di Stanley Donen.