BONACOLSI, Tagino (Tayno)
Figlio di Pinamonte signore di Mantova, è ricordato per la prima volta nel 1283 come podestà di Verona.
La nomina rientrava nel quadro della stretta alleanza conclusa dal padre con gli Scaligeri sin dai primi giorni della sua signoria. Durante la sua podesteria intraprese una spedizione contro Trento per liberare Bonifacio da Castelbarco ivi incarcerato, ma nel complesso dovette suscitare poca simpatia a Verona, se gli Annales veronenses (p. 393) lo definiscono "superbus et austerus et amator pecunie undique rapiende".
Scelto dal padre per succedergli nella signoria di Mantova, appare sin dal 1289 in una posizione di grande prestigio, ma senza qualifica specifica. Nel marzo di quell'anno firmò a Suzzara, come rappresentante del Comune mantovano, l'accordo tra Verona e Mantova da un lato e Reggio dall'altro, e due anni più tardi rappresentò il padre in occasione della pace, conclusa nel maggio del 1291 a Verona, tra Pinamonte e il marchese Obizzo d'Este, con l'arbitrato di Alberto Della Scala.
Ma già quattro mesi dopo la ribellione del fratello Bardellone, frustrato nelle sue ambizioni dalla decisione di Pinamonte, mise fine alle speranze del B. di succedere un giorno al padre nella signoria di Mantova. Incarcerato insieme col figlio Filippo, fu liberato solo nel luglio del 1294 e mandato in esilio a Illasi nel Veronese. L'anno successivo, in occasione della revoca del bando concessa da Bardellone ai fuorusciti mantovani, pare che gli sia stato assegnato un altro confino, Bigarello, a poca distanza da Mantova.
Gli screzi apertisi tra Bardellone e il nipote Guido tornarono subito a vantaggio del B., che nel luglio del 1298 fu richiamato dal fratello a Mantova. Da allora partecipò attivamente al governo, sempre senza funzioni specifiche, ma in una posizione così prestigiosa che gli atti del Consiglio degli Anziani qualificavano BardelIone e il B. come "domini de Mantua".
Nella politica di riavvicinamento al marchese d'Este la sua parte dovette essere determinante, dal momento che Guido aveva trovato appoggio in Alberto Della Scala per le sue aspirazioni alla signoria mantovana. Non sorprende quindi che, quando nel maggio del 1299 fu scoperta una congiura contro lo Scaligero, corresse voce che il B. non vi fosse estraneo. Il 18 giugno 1299 Bardellone, con il consenso del consiglio degli Anziani, decise di mandare il B. a Ferrara per iniziare le trattative con il marchese Azzone, con il quale il 24 concluse infatti un ampio trattato d'amicizia, a nome suo e del fratello. È dunque destituita da ogni fondamento l'asserzione del Chronicon Estense (p. 56), secondo la quale il B. si sarebbe recato a Ferrara con l'intenzione di ottenere l'appoggio del marchese per rovesciare la signoria del fratello Bardellone. Ma appena tornato a Mantova, il colpo di mano del nipote Guido (1º luglio 1299) mise fine alla signoria di Bardellone.
Il B. si rifugiò a Ferrara, da dove, dopo la morte di Bardellone, che nel suo testamento l'aveva istituito suo erede, tentò inutilmente di riacquistare il dominio su Mantova, servendosi dell'aiuto degli antichi nerIiici della sua famiglia, i conti di Casaloldo e di Marcaria e i Gaffari. Guido reagì con la promulgazione di uno statuto che proibiva severamente ad ogni mantovano di entrare in contatto con il B. e i suoi seguaci.
Il 17 febbr. 1302, nella sua casa di Ferrara, fece testamento, ma non è nota la data della sua morte. Era comunque ancora in vita nella primavera del 1303, come si può desumere dalla lettera indirizzata Pi i maggio da Benedetto XI a suo nipote Guido, con la preghiera di riconciliarsi col Bonacolsi.
Ebbe quattro figli maschi, due dei quali, Sarraceno e Bertone, in occasione della pacificazione generale operata da Enrico VII, tornarono a Mantova (genn. 1311), ma furono banditi di nuovo dopo pochissimo tempo dal cugino Guido, signore della città.
Fonti e Bibl.: Annales Mantuani, in Mon. Germ. Hist.,Scriptores, XIX, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1866, pp. 30 s.; Syllabus potestatum Veronensium, in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, in Mon. della Dep. veneta di storia patria, s. 3, II, Venezia 1890, pp. 398, 402 s.; Annales Veronenses de Romano,ibid., pp. 440, 443, 453, 456; Doc. per la storia delle relaz. fra Verona e Mantova nel sec. XIII, a cura di C. Cipolla, in Bibl. hist. Ital., s. 2, I, Milano 1901, pp. 216, 254, 283-337; Chronicon Estense, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XV, 3, a cura di G. Bertoni e E. P. Vicini, pp. 50, 52, 56; S. Davari, Per la genealogia dei Bonacolsi, in Arch. stor. lomb., s. 3, XVI (1901), p. 33; P. Torelli, Capitanato del popolo e vicariato imperiale come elementi costitutivi della Signoria Bonacolsiana, in Atti e mem. della R. Acc. Virgiliana di Mantova, n.s., XIV-XVI (1921-1923), pp. 108 s.; Mantova. La Storia, I, Dalle origini a Gianfrancesco Primo marchese, a cura di G. Coniglio, Mantova 1958, ad Indicem; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Bonacolsi.