Glottologo danese (Randers 1860 - Copenaghen 1943); prof. d'inglese all'univ. di Copenaghen dal 1893 al 1925. Si è occupato di problemi teorici, di fonetica, e di lingue germaniche, specialmente dell'inglese. Tra le sue opere ricordiamo: Fonetik (1897-99), rielaborato in Lehrbuch der Phonetik (1904); Language: its nature, development and origin (1922); Philosophy of grammar (1924); e la Modern English ...
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Lingua internazionale (nov international auxiliari lingue), ideata da J.O.H. Jespersen nel 1928 come un perfezionamento dell’ido. Costituisce in un certo modo il ponte di passaggio fra le lingue del tipo [...] esperanto e quelle del tipo occidentale ...
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Le frasi scisse (o semplicemente scisse; ingl. cleft sentence: Jespersen 1937; fr. phrase cliveé) sono costrutti sintattici composti da due unità frasali, una principale e una subordinata, aventi la funzione [...] presupposition, in Id., Semantic interpretation in generative grammar, Cambridge (Mass.), The MIT Press, pp. 229-278.
Jespersen, Otto (1937), Analytic syntax, London, Allen & Unwin.
Lambrecht, Knud (1994), Information structure and sentence form ...
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Linguista, nato a Copenaghen il 13 ottobre 1887 e ivi morto il 14 dicembre 1942; studiò sotto la guida di V. Thomsen, O. Jespersen, K. Nyrop e H. Pedersen a Copenaghen e sotto quella di A. Meillet e M. [...] Grammont in Francia. Dal 1928 professore di linguistica romanza all'università di Copenaghen.
La sua produzione scientifica è specialmente dedicata a problemi di linguistica generale. Già nella sua tesi ...
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Linguistica
La parte della linguistica che studia la connessione di unità minori a formare unità maggiori. In questo senso si parla anche di fonetica sintattica (o sandhi, con il termine della grammatica [...] monema per indicare le entità significative minime, e altri strutturalisti di diverso orientamento (G. Guillaume, O. Jespersen, L. Tesnière). Dallo strutturalismo americano (in particolare con L. Bloomfield) era stato intanto elaborato un metodo ...
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Settore della linguistica che tratta della didattica della lingua, sia essa prima (materna) o seconda, e in particolare dell’apprendimento e dello sviluppo delle abilità linguistiche principali (comprensione, [...] C. Du Marsais). La g. è stata rivoluzionata nel corso del 20° sec. da linguisti e metodologi (H. Sweet, J.O.H. Jespersen, H.E. Palmer), dall’apporto delle scienze della comunicazione e dalle nuove tecnologie didattiche, che si valgono del concetto di ...
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Si chiama copula (dal lat. cōpula(m) «unione, legame») qualunque elemento svolga nella frase la funzione di collegare un soggetto e un costituente non verbale in una predicazione. Nel modello classico, [...] è priva di significato lessicale e segnala solo i tratti grammaticali della predicazione (cfr. il concetto di dummy verb «verbo vuoto» in Jespersen 1937; Lyons 1968): modo, tempo e aspetto verbale (2) e l’accordo con il soggetto (3):
(2) Mario era un ...
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In linguistica si chiama agglutinazione la saldatura di più elementi linguistici, avvenuta in modo da lasciar chiaramente riconoscibile la forma dei diversi componenti. Agglutinanti furono perciò chiamate [...] ,
Bibl.: B. Delbrück, Einleitung in das Studium der indogermanischen Sprachen, 6ª ed., Lipsia 1919, p. 55 segg.; O. Jespersen, Language, Londra 1922, p. 375 segg.; F. de Saussure, Cours de linguistique générale, Losanna - Parigi 1916, p. 248 ...
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. Termine grammaticale indicante l'omissione di uno o più vocaboli che l'intero costrutto richiederebbe, ma che l'uso permette di sottintendere.
La grammatica tradizionale ha troppo largamente usato di [...] ; B. Migliorini, Dal nome proprio al nome comune, Ginevra 1927, pp. 93-96; E. Wellander, Studien zum Bedeutungswandel im Deutschen, III, in Uppsala Univ. Årsskrift, 1928, 4; O. Jespersen, The Philosophy of grammar, Londra 1924, pagina 306 e passim. ...
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analfabetico
analfabètico agg. [comp. di an- priv. e alfabetico] (pl. m. -ci). – Non alfabetico, non basato sulle lettere dell’alfabeto. In fonetica, sistema a., sistema di trascrizione basato sull’elencazione, mediante simboli grafici (che...