LANDINI, Taddeo
Non si conosce con esattezza l'anno di nascita di questo scultore, architetto e medaglista, nato a Firenze intorno al 1550 (Pope-Hennessy; Chastel) o, come sembra più plausibile, tra il 1557-58 (Bocchi) e il 1561 (Venturi). Figlio di Leonardo, dovette trascorrere tutti gli anni della sua giovinezza a Firenze, visto l'uso frequente, nei documenti contemporanei, del soprannome "fiorentino".
Frequentò l'Accademia fiorentina fondata da G. Vasari nel 1563, dove, con molta probabilità, ebbe come insegnanti Alessandro Allori, Bernardo Buontalenti e Santi di Tito. Si può supporre che il L. sia stato uno dei primi allievi di questa scuola, dal momento che nel 1572, all'età di circa quindici anni, risultava regolarmente iscritto (Pevsner).
L'educazione accademica potrebbe essere stata associata o preceduta, intorno al 1570, da un praticantato presso la bottega di un maestro rimasto sconosciuto, per il quale è stato proposto più volte il nome sia del Giambologna (Friedländer) sia, come sembra più plausibile, di B. Ammannati (Eser).
Nell'Accademia, tuttavia, rimase due o al massimo tre anni, poiché nel 1575 è documentata la sua attività di scultore a Roma, dove si trasferì lasciando definitivamente la città natale.
Il legame, in qualità di scultore e architetto, con le autorità capitoline è all'origine della sua fortuna professionale e artistica, consolidatasi in diverse committenze papali degli ultimi anni della sua vita.
Nel gennaio 1575, sotto la direzione di Giacomo Della Porta, collaborò con altri scultori alla fontana di piazza del Popolo, "eseguendo un tritone ed un gruppo con maschera, drago e delfini poi sistemati nella fontana del Moro a Piazza Navona" (Benocci, 1989, p. 125) e, dal 1874, nel giardino del Lago presso villa Borghese.
La prima opera che il L. eseguì in completa autonomia fu il rilievo della Lavanda dei piedi di Cristo, destinato alla cappella Gregoriana nella basilica di S. Pietro ancora in costruzione e, dal 1619, esposto nella sala Regia del Quirinale, sopra la porta della cappella Paolina (Baglione).
Commissionatogli nel 1578 e portato a termine due anni dopo, il lavoro fu preceduto da un modello per il quale il L. ricevette la somma, straordinaria per l'epoca, di 240 scudi. L'opera, collocata nella lunetta più interna del portale orientale della cappella, fu eseguita nella bottega dell'artista presso porta Latina (Eser).
Nel 1578 L. lavorò al modello in legno della cupola di Michelangelo, trasformato sotto la direzione di Giacomo Della Porta (Pecchiai, 1948). Questo incarico costituisce una conferma ulteriore non solo della stretta collaborazione tra i due artisti nella seconda metà degli anni Settanta, ma anche delle conoscenze e capacità del L., come scultore e architetto, al momento del suo arrivo a Roma.
Nel 1579, poco prima che il rilievo della Lavanda dei piedi fosse ultimato, il L. eseguì una copia in marmo del Cristo risorto di Michelangelo, presente nella chiesa di S. Maria sopra Minerva a Roma (Bocchi; Eser). Il lavoro, realizzato a grandezza naturale e fedele fin nei dettagli all'originale, fu collocato nella cappella del Riccio della chiesa di S. Spirito a Firenze.
La Fontana delle tartarughe in piazza Mattei a Roma, l'opera più nota del L., rappresenta, sicuramente, insieme con la statua sistina in Campidoglio, il punto più alto raggiunto dal L. in tutta la sua carriera artistica.
Il 28 giugno 1581 il L. stipulava con il Comune il contratto per la realizzazione dell'opera che, con alcune varianti significative rispetto al progetto originario, sarà portata a termine nel 1588. Il sovrintendente ai lavori fu Giacomo Della Porta, cui va riferito, con molta probabilità, anche il disegno della struttura marmorea (Benocci, 1984). Il gruppo scultoreo della fontana è collocato al centro di un'ampia vasca in travertino e si compone di una struttura centrale in marmo e di un gruppo di quattro efebi in bronzo. Lo schema richiama le fontane alimentate dall'acqua Vergine e dall'acqua Felice progettate da Giacomo Della Porta, ma si stacca da queste per la presenza di elementi scultorei chiaramente caratterizzati in chiave simbolica, e per la curiosa alternanza di profili ora concavi ora convessi. Della Porta, forse ispirato dal L., adattò il tipo della fontana classica romana - costituito da una vasca inferiore, un balaustro e un catino sommitale - alla plastica scultorea dell'artista fiorentino che, di conseguenza, risulterebbe il vero artefice dell'intero complesso (ibid.).
Il 26 nov. 1585 il Comune di Roma, in un consiglio segreto, decretava la costruzione di una statua marmorea in onore di Sisto V da collocare in Campidoglio nel palazzo dei Conservatori e, il 5 dicembre successivo, ne affidava l'incarico a "Maestro Tadeo Landini" (Pecchiai, 1950; Benocci, 1989).
Il contratto, puntuale e dettagliato, conteneva vari obblighi per il maestro fiorentino, tra cui l'esecuzione di due modelli, un primo a scala ridotta e un secondo "dela misura che andarà fatta la statua", e un impegno "senza risparmio di tempo o fatica" al fine di ottenere una rappresentazione altamente realistica. Il prezzo stabilito fu di 1300 scudi scaglionati in tre pagamenti, mentre il termine per la consegna dell'opera fu fissato in dodici mesi dalla stipula del contratto. L'esecuzione fu più complessa del previsto, come è attestato dalla decisione in consiglio segreto del Comune di Roma, formalizzata il 9 febbr. 1588, di corrispondere all'artista fiorentino 1700 scudi anziché 1300, riconoscendo al L. i maggiori oneri dei materiali, nonché il merito di aver rispettato i tempi, a dispetto delle difficoltà incontrate. La statua, posta in opera e scoperta il 6 maggio del 1587, fu distrutta nel 1798-99, al tempo della prima Repubblica Romana (Rodocanachi).
Negli anni successivi alla consegna della statua sistina, i rapporti tra il L. e il Comune di Roma assunsero la forma di una collaborazione professionale ampia e continuativa. Nel 1587, infatti, il L. accettava di stimare, in collaborazione con il fiammingo Egidio Della Riviera, alcuni lavori di restauro dei Dioscuri capitolini eseguiti da Giovanni Berti (Pecchiai, 1950) e tre anni dopo riceveva un acconto di 100 scudi per la realizzazione di un numero imprecisato, una o forse più, di lupe bronzee destinate alla fontana del Campidoglio (Bertolotti, 1884, p. 159; Pecchiai, 1944, p. 90). Non è chiaro se il L. abbia effettivamente portato a termine quest'ultima commissione o, addirittura, se l'abbia mai realizzata (Guarino). Si sa per certo, da una nota di pagamento in suo favore dell'11 marzo 1594, che il lavoro, a questa data, non era ancora concluso.
Nel biennio 1589-90 il L. soggiornò a Firenze, collaborando attivamente alle celebrazioni delle nozze del granduca Ferdinando I de' Medici con Cristina di Lorena (Daddi-Giovannozzi).
Due delle sette aree urbane attraversate dal corteo nuziale furono allestite dal maestro che, oltre al compito di sviluppare il progetto complessivo, ebbe la responsabilità di eseguire personalmente le opere effimere di architettura e scultura e di supervisionare le scene di battaglia dipinte da G. Stradano e P. Monaldi, collocate ai margini del percorso nuziale. Le sculture furono complessivamente otto: l'imperatore Carlo V, il re di Spagna Filippo II e sei esponenti della famiglia Medici, tutte a figura intera e collocate in apposite nicchie. Per le quinte architettoniche, il L. concepì delle facciate fortemente caratterizzate in senso plastico. L'impiego di pilastri a sezione scalare, di un attico notevolmente sviluppato in altezza e di cartigli sopra le nicchie rivelerebbe evidenti influenze dell'ambiente artistico romano vicino a Michelangelo (Eser).
Sempre a Firenze, nel 1590, il L. eseguì due importanti lavori: il modello per la decorazione a parete, secondo un disegno di B. Ammannati, della testata del salone dei Cinquecento in palazzo Vecchio (Allegri - Cecchi) e la statua dell'Inverno sul ponte di S. Trinita descritta da Bocchi "come una figura molto bene intesa" capace di esprimere "così bene il freddo, che pare, che di vero tremi" (p. 181).
Gli ultimi anni della vita del L. sono segnati dalla figura di Clemente VIII, che lo nominò "suo Architetto, e sopra intendente Generale delle fabbriche in Roma" (D'Onofrio, 1957, p. 53). Tra il 1592 e il 1596 eseguì due busti del papa collocati, rispettivamente, nella villa Aldobrandini di Frascati (Baglione; D'Onofrio, 1963) e nella sagrestia di S. Giovanni in Laterano; in questo stesso periodo e in collaborazione con la bottega di S. Torrigiani, eseguì pure la figura in bronzo di Giovanni Evangelista, destinata all'altare della cappella del santo nel battistero lateranense. Ed è in alcuni documenti di questo periodo che si cita il L., non solo come scultore e architetto, ma anche come medaglista senza tuttavia riportare riferimenti precisi alle opere da lui effettivamente eseguite (Benocci, 1989, p. 127 n. 20).
Il L. fu tra i soci fondatori dell'Accademia di S. Luca, ricostituitasi nel 1593 (Alberti; Missirini).
Morì a Roma nel periodo di quaresima del 1596, forse il 13 marzo (Schottmüller), per l'acutizzarsi di una grave forma di sifilide, contratta tra il 1589 e il 1590, in occasione del suo soggiorno a Firenze (Baglione).
Fonti e Bibl.: F. Bocchi, Le bellezze della città di Firenze (1591), a cura di G. Cinelli, Firenze 1677, pp. 149, 181; R. Alberti, Origine, et progresso dell'Academia del dissegno…, Pavia 1604, p. 26; G. Baglione, Le vite de' pittori…, Roma 1642, pp. 63 s., 95, 324 s., 352; M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca…, Roma 1823, p. 67; A. Bertolotti, Artisti subalpini in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Mantova 1884, pp. 159 s.; Id., Artisti bolognesi, ferraresi… in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Bologna 1886, p. 83; E. Rodocanachi, Le Capitole romain. Antique et moderne, Paris 1904, pp. 110-112, 168; G. Sobotka, Bastiano Torrigiani und die Berliner Papstbüsten, in Jahrbuch der Königlich Preuszischen Kunstsammlungen, XXXIII (1912), pp. 264 s.; C. Ricci, Statue e busti di Sisto V, in L'Arte, XIX (1916), pp. 163-174; W. Friedländer, Die "Fontana delle Tartarughe" in Rom, in Zeitschrift für bildende Kunst, n.s., XXXIII (1922), pp. 74-76; E. Steinmann, Die Statuen der Päpste auf dem Kapitol, in Miscellanea Francesco Ehrle, II, Roma 1924, pp. 487-490; F. Schottmüller, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, Leipzig 1928, p. 297; W. Hager, Die Ehrenstatuen der Päpste, Leipzig 1929, pp. 14, 52 s., 58; N. Pevsner, Einige Regesten aus Akten der Florentiner Kunstakademie, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, IV (1932-34), pp. 128-131; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, X, 3, Milano 1937, pp. 874-885; V. Daddi-Giovannozzi, Di alcune incisioni dell'apparato per le nozze di Ferdinando de' Medici e Cristina di Lorena, in Rivista d'arte, XXII (1940), pp. 85-100; P. Pecchiai, Acquedotti e fontane di Roma nel Cinquecento, Roma 1944, pp. 49, 66, 81-84, 90 s., 98; Id., Roma nel Cinquecento, ibid. 1948, p. 477; Id., Il Campidoglio nel Cinquecento, ibid. 1950, pp. 169-173; C. D'Onofrio, Le fontane di Roma, Roma 1957, pp. 40, 45 s., 52 s., 56, 67 s., 128, 157; Id., La villa Aldobrandini di Frascati, ibid. 1963, tav. 6; Id., Il Tevere e Roma, ibid. 1970, p. 54; Id., Acque e fontane di Roma, ibid. 1977, pp. 106, 156, 186, 192 s., 267, 623; M. Butzek, Die kommunalen Repräsentationsstatuen der Päpste des 16. Jahrhunderts in Bologna, Perugia und Rom, Bad Honnef 1978, pp. 294-317, 488-503; E. Allegri - A. Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici, Firenze 1980, pp. 39 s., 370; C. Avery, Bronze statuettes in Woburn abbey. New attributions to L. and Giuseppe de Levis, in Apollo, n.s., CXIX (1984), 264, pp. 97-103; C. Benocci, T. L. e la Fontana delle tartarughe in piazza Mattei a Roma, in Storia dell'arte, 1984, n. 52, pp. 187-203; J. Pope-Hennessy, Italian High Renaissance and Baroque sculpture, New York 1985, pp. 420 s.; C. D'Onofrio, Le fontane di Roma, Roma 1986, pp. 90, 97; A. Chastel, Die Kunst Italiens, München 1987, p. 520; C. Benocci, T. L. e la statua di Sisto V in Campidoglio, in Storia della città, 1989, n. 48, pp. 115-134; Id., Ancora su T. L.: una precisazione, in Storia dell'arte, 1991, n. 71, pp. 136-140; S. Guarino, La statua di Sisto V nel palazzo dei Conservatori, in Il Campidoglio e Sisto V (catal.), a cura di L. Spezzaferro - M.E. Tittoni, Roma 1991, pp. 117-119, 152 s.; T. Eser, Der "Schildkrötenbrunnen" des T. L., in Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, XXVII-XXVIII (1991-92), pp. 201-282; A. Boström, in Encyclopedia of Italian Renaissance and mannerist art, I, London 2000, pp. 836-838.