TACHICARDIA (dal gr. ταχύς "rapido", e καρδία "cuore")
Aumento della frequenza delle pulsazioni cardiache tale da sorpassare i 100 battiti per minuto primo, potendo arrivare nei casi gravi a 150-200 e financo a 300. Una moderata e temporanea tachicardia si ha fisiologicamente negli sforzi fisici e nelle emozioni. In condizioni patologiche si osserva nelle malattie febbrili acute (nel tifo però si ha spesso una relativa bradicardia), nelle intossicazioni sia esogene (tabacco, alcool, caffè, ecc.), sia endogene (autointossicazioni), negli stati di depressione o paretici del vago (per es., nella meningite) o negli stati di eccitazione del simpatico (simpaticotonia, ipertiroidismo). Nel morbo di Basedow si ha una tachicardia continua. Forme più gravi di tachicardia si hanno in casi d'insufficienza cardiaca (miocardite, endocardite, pericardite). Si ha inoltre una tachicardia cosiddetta idiopatica o nevrosi tachicardica pura, ma forse in tali casi a un attento esame non è difficile scorgere segni di un coesistente ipertiroidismo. Il meccanismo patogenetico della tachicardia è da ricercare o in una disfunzione dell'apparato neiroso extracardiaco (depressione del tono del vago, irritazione del simpatico) o in un'accresciuta eccitabilità del fascio automotore del cuore e specialmente del nodo di Keith e Flack. La terapia è uguale a quella della malattia fondamentale. In via sintomatica e specialmente nelle forme nervose gioveranno i sedativi (bromuri, valeriana, ecc.), le applicazioni fredde sulla regione precordiale, le iniezioni di morfina, ecc.
Tachicardia parossistica. - È questa una forma speciale di tachicardia che si presenta in modo accessionale con un acceleramento enorme dei battiti cardiaci (180-300 al minuto). Gli accessi compaiono e scompaiono all'improvviso e possono durare pochi minuti o parecchie ore, persino qualche giorno. Gl'infermi avvertono senso di oppressione specialmente all'inizio e alla fine dell'accesso, e spesso anche spossatezza, dispnea. Il ritmo è per lo più regolare; solo all'inizio e alla fine dell'accesso si possono presentare aritmie. Il polso è piccolo, molle, talora filiforme. Negli accessi di lunga durata insorgono dilatazione e insufficienza cardiaca. La tachicardia parossistica compare spesso in individui affetti da cardiopatie (miocardite, arteriosclerosi delle coronarie) e riconosce allora probabilmente per causa lesioni croniche sclerotiche del fascio di conduzione atrioventricolare; oppure si può presentare come una manifestazione nevrotica in individui nevrastenici, psicopatici, endocrinopatici. L'accesso raramente mette in pericolo la vita, però se si prolunga insorgono fenomeni talora letali di insufficienza cardiaca. Quanto alla terapia: durante l'accesso si ordinerà il riposo, la vescica di ghiaccio sulla regione cardiaca, eventualmente la morfina. Talora riesce molto efficace un'iniezione endovenosa di strofantina o di uabaina. Qualche volta anche la compressione del vago al collo (o dei bulbi oculari) riesce a interrompere l'accesso. Ai nevropatici si darà il bromuro di potassio. Nell'insufficienza cardiaca: digitale, canfora. Per prevenire il ripetersi degli accessi sarà utile il riposo fisico e intellettuale, lo ioduro di potassio, l'idroterapia.