TABARCA (A. T. 112)
Baia, che si apre nella costa settentrionale della Tunisia, 13 km. a E. del confine algerino, riparata verso nord dall'omonimo isolotto roccioso. La baia e il piccolo porto, che nel 1926 contava 670 ab., sono assai frequentati da pescatori di sardine, in maggioranza italiani.
Storia. - È l'antica Thabraca, il cui nome di origine probabilmente libica, ricorre soltanto in testi di età romana, ma la cui esistenza è certo assai più antica. I Cartaginesi dovettero servirsi del buon rifugio che offriva qui la costa fra la terraferma e l'isola e al quale faceva scalo la regione retrostante della Grande Cabilia. La città entrò a far parte della provincia romana dell'Africa Proconsolare nel 46 a. C. Plinio la dice oppidum civium romanorum, ma già forse prima di Augusto dovette ricevere una colonia romana: nelle iscrizioni ha il nome di colonia V. P. Iulia Thabracenorum. Fu sede episcopale dal 256 d. C.; presso di essa fu fatto prigioniero e ucciso Gildone (v.). Tra le sue rovine sono stati trovati importanti musaici con figurazioni campestri, e, in una chiesa, musaici tombali cristiani del sec. IV e del V.
Grande importanza ha avuto l'isola come emporio della pesca del corallo per i Genovesi, massime dal sec. XVI. Il pirata Dragut, catturato dalle navi di Giannettino Doria nelle acque di Corsica, pare nel 1450, e portato a Genova, ottenne il riscatto a condizioni per le quali l'isola di Tabarca passò in affitto ai Lomellini, spesso associati ad altri capitalisti. Nel 1547 Francesco Grimaldi e Francesco Lomellini ottenevano la facoltà di pescare nella zona delle acque di Tabarca, di Marsacares e della costa di Barberia e la concessione fu ratificata intorno al 1560 dal re di Spagna. Ritiratisi i Grimaldi, i Lomellini, del ramo che si disse appunto di Tabarca, nominavano il governatore dell'isola tenuto a giuramento di fedeltà al re di Spagna e ad amministrare la giustizia per la popolazione, costituita quasi esclusivamente di Genovesi. La fattoria prosperò sino al sec. XVII: nel 1584 in una sola volta furono venduti a Lisbona coralli per centomila ducati. Ma nel sec. XVII si sviluppava la gelosa concorrenza della Francia, che aveva nel Bastion de France, pur sulle coste africane, il centro della pesca corallina. Nel maggio 1633 il còrso Giudicelli naturalizzato francese, noto sotto il nome di Sanson Napollon, tentò un colpo di mano per impadronirsi di Tabarca. Il colpo fallì, ma le insidie francesi non cessarono, mentre l'aspra concorrenza e le difficoltà di ogni sorta diminuivano i redditi. Nel 1718 i Lomellini subaffittarono la fattoria; l'appaltatore, vista onerosa l'operazione, mirò a cedere l'isola alla compagnia francese d'Africa, ma fu prevenuto dal bey di Tunisi che nel 1741 la fece occupare proditoriamente menando schiavi i 900 abitanti non riusciti a fuggire. Questi, riscattati dieci anni dopo da Carlo Emanuele III e trasferiti nell'isola di S. Pietro in Sardegna, dove già si erano rifugiati nel 1738 altri 500 Tabarchini, diedero origine alla colonia di Carloforte.
Bibl.: F. Podestà, L'isola di Tabarca e le pescherie di corallo del mare circostante, in Atti Società Ligure Storia Patria, XIII; O. Pastine, Liguri pescatori di corallo, in Giornale storico e lett. della Liguria, 1931, III, p. 173 segg.