SZLACHTA
. Termine polacco, derivato dall'antico alto tedesco slahta "schiatta, stirpe", per indicare la nobiltà indigena, che per origine, struttura, numero e importanza non trova che parziale riscontro nella nobiltà feudale dell'Occidente.
La szlachta sorge e comincia a consolidarsi in uno stato speciale durante il periodo della divisione della Polonia in singoli territorî (secoli XI-XIV): essa risale sia alle antiche stirpi (rody), sia ai milites ai quali per i loro servizî militari erano distribuite, dai re e dai duchi, delle terre con diritto di ereditarietà. Antiche "chiamate", "grida di guerra" (zawolania, hasta, ecc.) che servivano a chiamare a raccolta le singole stirpi in caso di guerra, e più tardi l'adozione, secondo il modello occidentale, di proprî blasoni (herb, dal tedesco Erbe), distinguevano la szlachta delle classi inferiori, rinforzandone il senso di solidarietà che, su per giù nella stessa epoca (sec. XIV), aumentava anche per il fatto che i milites riuscirono a ottenere la piena proprietà delle terre loro conferite. Fu così che, all'epoca del suo consolidarsi e accrescersi di potenza (sec. XV), la szlachta rivelò subito due caratteristiche che le rimasero proprie anche nei secoli successivi: il suo grande numero e l'assenza, in essa, di una gerarchia prestabilita di tipo feudale. Infatti, mentre solo una piccola parte dei milites non ottenne proprî blasoni, discendendo, per ciò, verso un grado inferiore di seminobiltà, stirpi intere, forti dell'emblema che ne aveva rinsaldata l'unione, poterono partecipare ai diritti e privilegi che, senza una netta differenziazione interna, via via la nobiltà riuscì a strappare ai re o ad ottenere da essi spontaneamente. Solo allora, quando cioè si trattò di difendere di fronte a terzi le proprie prerogative, la cerchia della szlachta cominciò a chiudersi e la genuinità del titolo nobiliare fu sottoposta a un rigoroso controllo. Eppure, parecchie vie rimasero aperte a un ulteriore accrescimento numerico della nobiltà: i re e le grandi casate sentirono il bisogno di premiare, con l'"adozione" o con la "nobilitazione" diretta, chi li aveva fedelmente serviti; e fra la szlachta furono accolti anche coloro che avevano ottenuta la nobiltà all'estero. Il possedimento di beni terrieri, pur continuando a fornire uno dei caratteri principali della szlachta, non ne rimase più un segno esclusivo di distinzione: non pochi nobili ne erano completamente privi, creando, così, con la loro povertà, un elemento sfruttabile da parte dei potenti. Data la grande potenza che la szlachta riuscì ad assicurarsi nel corso dei secoli, la storia di essa e in modo particolare la storia dei numerosi privilegi che essa ottenne a partire dal sec. XIV s'identifica con la storia di Polonia (v. polonia: Storia; Storia del diritto). La debolezza del potere reale da un lato, della borghesia dall'altro, furono causa e conseguenza del potere della szlachta, la quale riuscì ad accentrare in sé quasi tutto il potere legislativo: a partire dalla seconda metà del secolo, la repubblica polacca divenne effettivamente una repubblica nobiliare.
Bibl.: Fr. Piekosiński, Rycertswo polskie wieków średnich (La nobiltà pol. del Medioevo), voll. 3, Cracovia 1897-1901; St. Kutrzeba, Hist. ustroju Polski w zarysie (Storia dell'organizzazione statale polacca), 6ª ed., Leopoli 1926.