swap: Funzionamento e tipologie di swap
Nelle applicazioni economiche il termine swap indica un accordo di scambio, in senso molto ampio, di due posizioni finanziarie.
Gli accordi di swap costituiscono una forma di cooperazione fra banche centrali di Paesi appartenenti al Fondo Monetario Internazionale (➔ FMI), in base alla quale una banca acquista a pronti una determinata divisa a fronte di un’altra valuta, impegnandosi contemporaneamente allo scambio a termine di segno opposto. Accordi di swap sulle valute possono anche riguardare operatori privati con esigenze valutarie opposte.
Intesa con la quale due soggetti convengono di scambiarsi flussi di cassa calcolati, applicando a un comune capitale (nozionale) un tasso di interesse fisso (gamba fissa) e uno variabile (gamba flottante); una parte A paga il fisso e incassa il variabile, l’altra B fa il contrario. Si consideri un esempio numerico: se la cadenza dei pagamenti è semestrale, il nozionale è un milione di euro, il tasso fisso è 2% semestrale, il variabile LIBOR (➔) è su base semestrale e all’inizio del semestre si osserva un LIBOR semestrale del 2,5%, l’esito dello swap è che, alla fine del semestre, A dovrebbe pagare a B 20.000 euro e riceverne 25.000. In pratica, le parti si limitano a saldare la differenza fra i due flussi (in questo caso B paga ad A 5000 euro). Se in una successiva lettura del LIBOR semestrale si osserva l’1,8%, A pagherà a B 2000 euro, cioè la differenza fra 20.000 e 18.000. Il livello del tasso fisso che rende equo lo scambio dei flussi senza pagamenti compensativi alla stipula del contratto si dice tasso swap; esso è riferito a uno specifico tasso variabile e a una durata fissata (maturity) contrattuale (per es., LIBOR semestrale a 10 anni).
L’overnight index swap è una tipologia particolare di swap sui tassi in cui la gamba variabile è parametrata alla media geometrica delle determinazioni assunte in un certo arco di riferimento temporale (per es., i 6 mesi precedenti) da un indice rappresentativo dei tassi a breve scadenza sul mercato interbancario (➔ overnight), indicatore ritenuto meno volatile del LIBOR. ● Il constant maturity swap è una variante dello swap sui tassi in cui la gamba variabile è riferita a un tasso swap di mercato per una durata differente da quella del contratto, per es. il tasso swap (riferito al LIBOR semestrale) a 3 anni se il contratto è di 10 anni.
L’accrual swap è una variante dello swap sui tassi in cui la gamba flottante è tradizionale, mentre è diversa la gamba fissa; essa si trasforma in un pagamento (a tasso fisso o anche a tasso variabile più elevato di quello associato alla gamba flottante) condizionato al verificarsi di un certo evento. Nell’esempio, B paga senz’altro il LIBOR, riceve quanto ha pattuito se l’evento condizionante si verifica, ma corre il rischio di non ottenere nulla in caso contrario. Esistono molteplici forme di accrual swap in corrispondenza a varie scelte dell’evento condizionante. Contrariamente allo swap plain vanilla, che risponde a precise strategie di copertura dal rischio di tasso, l’accrual swap si configura come una vera e propria scommessa sull’andamento futuro dei tassi.
Sono scambi di valute destinati a concretizzarsi in epoca futura, spesso con l’obiettivo di compensare posizioni debitorie aperte in valuta da due imprese in nazioni differenti. Per es., l’impresa A statunitense con una sua filiale operativa decentrata in Europa si è indebitata in euro, mentre il contrario ha fatto l’impresa B, europea, ma operante sul mercato americano, indebitandosi in dollari. Se le scadenze dei debiti coincidono, le due società possono eliminare il rischio di cambio mediante uno swap valutario, secondo il quale, alla scadenza, A trasferirà un certo ammontare di euro a B in cambio di dollari a un tasso predeterminato. In questo esempio lo swap valutario si limita allo scambio una tantum dei rispettivi debiti (principali); altri swap valutari prevedono anche quello dei flussi di interessi passivi o talvolta esclusivamente lo scambio dei flussi. Questa ultima modalità spesso accoppia lo swap valutario allo swap sui tassi; si scambiano, per es., per un dato capitale nozionale comune a un certo tasso di cambio, flussi di interesse su un debito in euro a tasso variabile contro flussi su un debito in dollari a tasso fisso. ● Rientrano nella categoria degli swap valutari anche gli swap di liquidità delle banche centrali, operazioni utilizzate particolarmente dalla banca centrale statunitense, la Federal Reserve (➔), per mettere a disposizione delle banche centrali di altri Paesi o di altri sistemi istituzionali con una moneta unica (per es., l’area euro) riserve di liquidità che queste ultime possono utilizzare per finanziare istituti di credito o imprese. Contemporaneamente si ha un equivalente deposito di euro da parte della Banca Centrale Europea (BCE) presso la Federal Reserve che si impegna a utilizzarlo solo come garanzia. Alla scadenza, la BCE estingue il suo debito in dollari (pagando un interesse) e riceve la restituzione del suo deposito in euro.
Accordo di un’impresa con uno o più creditori di conversione parziale o totale del credito (debito per l’impresa) con quote di proprietà (azioni o titoli assimilabili). Sono costrette a ricorrere a questa operazione aziende con un debito troppo oneroso rispetto all’andamento economico, che non consente il puntuale adempimento (ammortamento) degli impegni verso i creditori. Se gli azionisti non sono in grado o non hanno la convenienza di farsi carico di un’iniezione di nuove risorse a sostegno dell’impresa, i creditori in essere non sono disposti a concedere ulteriori fidi, né sono reperibili nuovi creditori, rimangono solo due alternative: il fallimento o la trasformazione di debiti in quote di proprietà. Questa soluzione potrebbe essere gradita anche ai creditori, soprattutto se l’impresa possiede al suo interno alcune risorse anche immateriali (marchio, tecnologie brevettate ecc.) che, se opportunamente sfruttate, ne potrebbero garantire il rilancio.