Nykvist, Sven
Direttore della fotografia svedese, nato a Moheda il 3 dicembre 1922. Operatore storico di Ingmar Bergman, è stato uno dei più importanti direttori della fotografia a livello internazionale, vantando una filmografia costituita da più di centotrenta titoli realizzati in tutto il mondo al fianco di grandi registi. Molti i riconoscimenti ottenuti nel corso di una lunga e prestigiosa carriera, fregiata da due premi Oscar, nel 1974 per Viskningar och rop (1972; Sussurri e grida) e nel 1984 per Fanny och Alexander (1982; Fanny e Alexander), entrambi diretti da Bergman.
Figlio di due missionari che lavoravano per l'Unione missionaria svedese, trascorse i primi dieci anni in un collegio, a Lidingö, mentre i genitori erano impegnati in Congo. Dal padre, Gustav Natanael, ereditò la passione per la fotografia, che perfezionò iscrivendosi a una scuola speciale di Stoccolma. Il primo passo nel mondo del cinema avvenne nel 1941 in qualità di aiuto operatore presso gli studi della Sandrews, dove avrebbe assunto il ruolo di direttore della fotografia. In quel periodo N. imparò a servirsi del numero più ristretto possibile di lampade, caratteristica che divenne la sua costante cifra stilistica. L'incontro con Bergman, avvenuto sul set di Gycklarnas afton (1953; Una vampata d'amore), segnò una tappa di rilievo nella sua carriera. Il film rappresentò l'inizio di una collaborazione e di un'amicizia destinate a protrarsi per molti anni durante i quali, insieme, girarono ben ventuno film. In particolare fu nei primi anni Cinquanta che la tecnica e l'arte di N. acquistarono piena consapevolezza e si arricchirono di quelle caratteristiche che lo avrebbero sempre distinto, grazie per es. all'insegnamento ricevuto dal regista Alf Sjöberg, con cui lavorò per le riprese in esterni di Barabbas (1953, Barabba), effettuate tra Israele e Roma, per Karin Månsdotter (1954), il suo primo film a colori, e Domaren (1960; Il giudice ‒ Angeli alla sbarra). Un'esperienza quest'ultima definita da N. preziosa, che contribuì a formare la sua sensibilità per la composizione dell'inquadratura e per l'illuminazione.
Allo stesso periodo risale l'intensa collaborazione con il regista Arne Mattson per Storm över Tjurö (1954, Tempesta sul Tjurö), Salka Valka (1954), Flickan i frack (1956, La ragazza in frac), Damen i svart (1958, La donna in nero) e Får jag låna din fru? (1959, Mi presti tua moglie?). Nel 1959 il nuovo e determinante incontro con Bergman sul set di Jingfrukällan (La fontana della vergine) anticipò il radicale cambiamento, in materia d'illuminazione, che avrebbe influenzato in maniera evidente il cinema del maestro svedese. In Jingfrukällan, infatti, emerge la volontà di eliminare ogni effetto estetizzante della luce che si libera dell'artificio delle ombre. Seguirono quattro film di straordinaria importanza, nei quali l'intesa tra Bergman e N. seppe dare vita a un cinema elaborato e di grande raffinatezza: Såsom i en spegel (1961; Come in uno specchio), Nattvardsgästerna (1963; Luci d'inverno), Tystnaden (1963; Il silenzio) e Persona (1966), tutti rigorosamente in bianco e nero, dalla semplice e personale elaborazione luministica. Lo stesso N. ha definito quel periodo "una fantastica fase di evoluzione, un viaggio alla scoperta della luce" (p. 71) nell'autobiografia Vördnad för ljuset. Om film och människor (1997, scritta in collab. con B. Forslund; trad. it. Nel rispetto della luce. Cinema e uomini, 2000), il cui obiettivo era la riproduzione di una luce naturale, catturata nei suoi impercettibili mutamenti. Fu sul set di Nattvardsgästerna che N. iniziò a usare uno strumento di sua invenzione: ossia una cornice di legno rivestita di carta oleata (poi trasformata in un disco generalmente di polistirolo) sulla quale veniva direzionato il fascio di luce delle lampade per ottenere un effetto ancora più morbido e naturale. L'operazione di ricerca delle molteplici possibilità tonali del bianco e nero proseguì con Vargtimmen (L'ora del lupo) e Skammen (La vergogna), ancora diretti da Bergman e realizzati nel 1968. Pur con una certa reticenza, anche il colore fu oggetto di studio e di approfondimento da parte di N. che ne comprese le innumerevoli possibilità espressive a partire dal premiato Viskningar och rop, di incredibile complessità per la scelta cromatica, che privilegia un colore, il rosso, come elemento di riflessione psicologica e di definizione dei caratteri dei personaggi. Il sodalizio con il maestro svedese proseguì, portando alla realizzazione di opere come Trollflöjten (1974; Il flauto magico) e Ansikte mot ansikte (1976; L'immagine allo specchio).
Grazie a questi film, il lavoro di N. divenne noto in tutto il mondo. Richiesto da molti registi, N. ha lavorato, in Europa, accanto a Volker Schlöndorff per Strohfeuer (1972; Fuoco di paglia), Georginas Gründe (1974; Le ragioni di Giorgina) e Un amour de Swann (1984; Un amore di Swann); con Louis Malle per Black Moon (1975; Luna nera) e Pretty baby (1978); al fianco di Roman Polanski in Le locataire (1976; L'inquilino del terzo piano) e quindi con Andrej A. Tarkovskij per Offret, noto anche come Žertvoprinošenie (1986; Sacrificio). Negli Stati Uniti è stato chiamato sul set di The postman always rings twice (1981; Il postino suona sempre due volte) di Bob Rafelson e di The unbereable lightness of being (1987; L'insostenibile leggerezza dell'essere) di Philip Kaufman, prima di instaurare un rapporto di fiducia e di stima con Woody Allen che lo ha voluto per i suoi film Another woman (1988; Un'altra donna), Oedipus wrecks (1989; Edipo relitto), episodio del film collettivo New York stories, Crimes and misdemeanors (1989; Crimini e misfatti) e Celebrity (1998). Ha lavorato inoltre con Nora Ephron (Sleepless in Seattle, 1993, Insonnia d'amore) e con Lasse Hallström (What's eating Gilbert Grape, 1993, Buon compleanno, Mr. Grape).Come regista, N. ha realizzato alcuni documentari girati durante i suoi ripetuti viaggi in Africa, come I fetischmannens spår (1948, Sulle tracce dell'uomo feticcio), Under Södra korset (1950, Sotto la Croce del Sud) sull'opera del missionario Albert Schweitzer e Vördnad för livet (1951, Nel rispetto della vita), per poi dedicarsi anche alla finzione firmando la regia di Lianbron (1964, Ponte di liane), che ripercorre le tappe della vita missionaria dei suoi genitori, Vårbrytning (1976, Discordia di primavera) diretto insieme a Erland Josephson e Bibi Andersson, En och en (1977; Noi due una coppia) diretto in collaborazione con Erland Josephson e Ingrid Thulin, e Oxen (1990, Il bue).