svalutazione
Riduzione del valore della moneta di un Paese in relazione a una prefissata parità, espressa in termini della valuta di un altro Paese o insieme di Paesi o di oro (➔ anche rivalutazione).
Per s. del tasso di cambio si intende la diminuzione del numero di unità di moneta estera necessarie per acquistare una quantità data (normalmente assunta pari all’unità) di moneta domestica, all’interno di un regime di cambio fisso, solitamente caratterizzato dalla definizione di una parità centrale di riferimento. La s. del tasso di cambio è la conseguenza di un persistente eccesso di domanda – al tasso di cambio che definisce la parità centrale di riferimento – di moneta estera sul mercato valutario. La s. del tasso di cambio è volta a ristabilire l’equilibrio tra domanda e offerta di moneta domestica sul mercato valutario attraverso la riduzione (aumento) del costo di acquisto della moneta domestica (estera) da parte degli operatori esteri (domestici).
Durante il funzionamento del sistema di Bretton Woods (➔), caratterizzato da un regime di cambio fisso tra il dollaro USA e le principali valute convertibili, la s. veniva attuata in presenza di uno squilibrio fondamentale nella bilancia dei pagamenti del Paese emittente la moneta debole, destinata a essere svalutata. In quel periodo storico, le crisi valutarie che precedevano la s. erano fenomeni che si andavano cumulando lentamente nel tempo, a causa della ridotta mobilità dei capitali allora esistente.
Con l’avvento della globalizzazione in ambito finanziario, sostenuta dalla progressiva riduzione degli ostacoli che limitavano la mobilità dei capitali, le crisi valutarie hanno radicalmente cambiato la loro natura. Gli episodi di s. delle monete aderenti a regimi di cambio fisso sono stati spesso preceduti da massicci e improvvisi deflussi di capitale che hanno fatto rapidamente precipitare in una situazione di crisi il Paese emittente la moneta debole, forzandone la s. in tempi (spesso) assai ristretti. Gli attacchi speculativi che conducono alla s. del tasso di cambio assumono di frequente una dimensione così ingente da rendere inutili gli interventi svolti sui mercati valutari dalle banche centrali, anche quando queste ultime dispongano di notevoli quantità di riserve ufficiali. In talune circostanze, la s. rappresenta l’esito ineludibile di un processo che trova ragione nell’esistenza di squilibri fondamentali. In altre circostanze, invece, è il risultato ultimo di un attacco speculativo fondato sulla presenza di aspettative autorealizzantesi (prive cioè di un qualche legame con le grandezze fondamentali).
In un regime di cambio flessibile, l’equivalente logico della s. del tasso di cambio è costituito dal deprezzamento del tasso di cambio stesso.