sustanza (sustanzia)
Termine tecnico della filosofia aristotelica, designa un ente autonomo nell'essere e grazie al quale ogni altra cosa sussiste; solo talora ha il valore di " possesso ", " proprietà materiale " o " beni ".
Il corrispondente latino substantia è stato utilizzato per rendere di volta in volta i termini greci ὑπόστασις (cfr. Agostino Trin. V 8; Isidoro Etym. VII IV 11-12), οὐσίωσις (v. SUSSISTENZA) e soprattutto οὐσία (cfr. Cassiodoro Hist. Op. VI 21; ma il termine trova un concorrente in essentia: cfr. Agostino Civ. XII 2, e v. ESSENZA), oltre che ὑποκείμενον nelle traduzioni di Aristotele. In quanto equivalente di οὐσία, s. designa, nella tradizione aristotelica, tutto ciò che è a pieno titolo, che non inerisce in altro né si predica di altro: cfr. Arist. Cat. 5, 2a 11-13 " Substantia... est, quae proprie et principaliter et maxime dicitur, quae neque de subiecto praedicatur neque in subiecto est, ut aliqui homo vel aliqui equus ". In tal senso la s. è il fondamento dell'essere degli accidenti, ciò cui gli accidenti ineriscono, e, sul piano logico, è il fondamento della predicazione, la categoria prima (v. SUGGETTO; cfr. Arist. Phys. I 6, 189b 23 " Substantia... unum quoddam genus est entis "; Metaph. V 8, 1017b 23-26 " Accidit... secundum duos modos substantiam dici: subiectum ultimum, quod non adhuc de alio dicitur, et quodcumque hoc aliquid ens et separabile fuerit. Tale vero uniuscuiusque forma et species ", e 11, 1019a 5 " Et quoniam esse multipliciter dicitur, primum quidem subiectum prius propter quod substantia prius "). S. perciò è l'ente propriamente detto, la materia e la forma che lo compongono, il sinolo risultante dei due comprincipi, materiale e formale, e le sostanze separate, o forme indipendenti dalla materia (cfr. Arist. Melaph. VIII 1, 1042a 26-31 " Est et substantia aliter quidem materia, aliter vero ratio - materiam vero dico, quae non hoc aliquid ens actu, potestate est hoc aliquid -, aliter vero ratio et forma, quod hoc aliquid ens ratione separabile est. Tertium vero est, quod est ex his, cuius solius generatio et corruptio, et separabiles simpliciter; nam secundum rationem substantiarum hae quidem separabiles, illae vero non "; cfr. in partic. VII 10, 1035a 2: s. è la materia, la forma o il composto di entrambe; VIII 2, 1042b 9: s. è la materia; VII 11, 1037a 29: s. è l'οὐσία; s. in endiadi con quest'ultimo termine in V 4, 1015a 10). Perciò stesso, anche, l'ambito della nozione è amplissimo in Aristotele, come mostra De Coelo III 1, 298a 29-b1; anzi in Cat. 5, 2a 14-16, Aristotele afferma che sono dette ‛ s. seconde ' i generi e le specie in quanto predicabili degl'individui che, soli, sono propriamente s. (‛ s. prime '): " Secundae ... substantiae dicuntur, in quibus speciebus illae quae principaliter substantiae dicuntur insunt, hae et harum specierurn genera ". Ma la s. in senso proprio è appunto la s. prima, costitutiva dell'individuo, non l'universale (Metaph. VII 13, 1018b 10 " Primum... substantia [πρώτη οὐσία] singuli propria singuli, quae non inest alii, universale vero commune; hoc enim dicitur universale quod pluribus inesse aptum natum est "; cfr. anche b 15; 16, 1040b 21-24). Di conseguenza s. è ciò su cui verte l'indagine filosofica in quanto ricerca sull'ente in quanto ente, giacché la s. è l'ente per eccellenza (VIII 1, 1042a 5 " substantiarum quaeruntur causae et principia et elementa "; cfr. IV 3, 1005a 19-21).
In D. il riferimento alla categoria (‛ predicamento ', v.) della s., e al suo rapporto con le altre categorie, è presente in VE I XVI 2, Mn III XI 5, tre volte (v. FORMA; per il senso della locuzione absque ypostasi substantiae subsistentis, v. IPOSTASI).
S. per eccellenza è Dio, ed è assolutamente semplice (VE I XVI 5 simplicissima substantiarum, quae Deus est); ma nella semplicità e nell'assoluta unità sostanziale di Dio sussistono le tre persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo (Cv II V 7 con ciò sia cosa che la Maestà divina sia in tre persone, che hanno una sostanza). Il rapporto che lega l'unità della s. divina alla trinità delle persone trascende la mente umana (Pg III 36 Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone). La s. divina è incausata, ‛ causa sui ' e causa di tutto; nella contemplazione di Dio al termine del suo viaggio ultraterreno, D. coglie nell'unità del suo principio ciò che per l'universo si squaderna: / sustanze e accidenti e lor costume / quasi conflati insieme (Pd XXXIII 88; v. QUANDO). Il mondo nel suo ordine e nella sua struttura gerarchica di s., infatti, trae origine da Dio (Concreato fu ordine e costrutto / a le sustane, XXIX 32; cfr. Benvenuto: " Ordine e construtto, idest constructio, fu concreato, idest, simul creatus, alle sustanzie "). Ogni s., dunque, ha in Dio (la divina sustanza di Cv III XIII 1) la causa esemplare, in quanto la totalità delle cose è ‛ idealmente ' contenuta nel Verbo, e la causa efficiente, in quanto da Dio trae l'essere e ogni capacità di causare.
A Dio, nella gerarchia delle s., seguono immediatamente le sustanze separate (Cv II IV 13, III VIII 15), di natura intellettuale (cfr. Mn I XII 5 substantiae intellectuales), forme ‛ pure ', non miste cioè a materia (Cv II IV 2 sustanze separate da materia, cioè intelligenze, e III IV 9 sustanze partite da materia; cfr. Ep XIII 78) che sono chiamate angeli (Cv III VII 5 le sustanze separate, cioè... li Angeli), dotate di vita intellettuale, e perciò di operazione speculativa, senza fine (cfr. le sustanze sempiterne di Pd XXVI 39).
Per l'uso di molte delle locuzioni dantesche cfr. Averroè Metaph. XII: dopo aver richiamato nel comm. 41 quanto è in Phys. VIII (comm. 78 " In hoc capitulo vult [Aristotele] declarare, quod hic motor primus non est in materia, sed subsistens per se, et hoc, si ante declaratum sit, hic proprius declarabitur... In praedictis enim probatum est ipsum esse non corpus, neque mobile per accidens. Sed haec probatio est magis propria, in qua probatur ipsum esse extra materiam ") afferma (comm. 42): " Cum enim declaravit unam substantiam aeternam esse non in materia omnino, incoepit quaerere, utrum haec substantia esset una aut plures, et si plures, quot sunt ", e (nel comm. 43): " numerus substantiarum moventium est secundum numerum motuum "; e Alb. Magno Metaph. XI II 17 " dicendum relinquitur nobis de numero substantiarum separatarum ex substantiis divinis, quae determinatae sunt a nobis " (cfr. Arist. Metaph. XII 8,1073a 22-23 ἡμῖν δ'ἐκ τῶν ὑποκειμένων καί διωρισμένων λεκτέον) e 18 " Palam igitur est ex his quae dicta sunt, quia sunt in numero quodam substantiae separatae plures et quod harum quaedam est prima et quaedam sunt secundae et quaedam tertiae, et sic sunt in diversis ordinibus, sicut ordinantur spherae eorum quae moventur " (D. invece ritiene che, oltre ai motori del cielo, che presiedono al governo del mondo, vi siano altre intelligenze capaci di vita speculativa e di contemplazione di Dio; cfr. Cv II IV 11-13; v. SPECULATIVO).
A Dio e alle Intelligenze è da riferire la locuzione divine sustanze di Cv III II 17, a proposito della nozione di mente (v.), anche se poi, nel prosieguo del testo, utilizzando un passo di Boezio, il poeta nota che in esso questa mente si predica di Dio. Cfr. Ep XIII 47: l'invocazione del primo canto del Paradiso tende a impetrare l'assistenza a superioribus substantiis; v. anche Mn III XI 11. Il termine designa gli angeli in Pg XXX 101 (le sustanze pie) e Pd XXIX 76 (Queste sustanze, gli angeli, contemplano Dio, e in Dio tutto il passato; perciò non hanno vedere interciso / da novo obietto, e però non bisogna / rememorar per concetto diviso, vv. 79-81; v. MEMORIA). Le sustanze che... appaion tonde (XXVIII 75) sono, invece, i cieli. E a proposito dell'ottavo cielo, o cielo delle Stelle fisse, in Quaestio 70 si afferma: licet coelum stellatum habeat unitatem in substantia, habet tamen multiplicitatem in virtute; la dottrina dell'unità sostanziale delle Stelle fisse sembra diversa da quella enunciata in Pd II 71 (dove si fa dipendere la molteplicità delle virtù dalla molteplicità dei principi formali, o ‛ forme specifiche ' dei singoli astri, che determina la diversità delle s., essendo la materia comune; v. FORMALE) e confermata dai vv. 115-117 (Lo ciel seguente, c'ha tante vedute, / quell'esser parte per diverse essenze, / da lui distratte e da lui contenute: il cielo ottavo può introdurre diversità e determinazione nell'essere indeterminato che riceve dall'Empireo in quanto esso ha in sé determinazioni formali diverse) e 130-132. La discordanza tra la dottrina di Pd II (esaminata da B. Nardi, La dottrina delle macchie lunari nel secondo canto del " Paradiso ", in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 1967², 3-33) e quella qui esposta sembra portare conferma ulteriore alla tesi della non autenticità della Quaestio avanzata fra gli altri dal Nardi (La caduta di Lucifero e l'autenticità della " Quaestio de aqua et terra ", Torino 1959, in partic. pp. 65-66; ma l'autore non sottolinea questo elemento di diversità tra Quaestio e opere autentiche). Ma cfr. il Mattalia nel commento al secondo canto del Paradiso (in partic. vv. 67-69) e il Padoan nel commento alla Quaestio.
Per quanto riguarda l'uomo, la s. si costituisce come sinolo di materia e forma; con la lezione di Cv III III 5 l'uomo, avvegna che una sola sustanza sia tutta [sua] forma, per la sua nobilitade, ecc., accettata da Busnelli-Vandelli, si afferma che la forma è una sola s., mentre il Nardi, ritenendo la lezione della '21 (l'uomo, avvegna che una sola sustanza sia, tuttavia [la] forma, ecc.) riferisce sustanza a uomo (la Simonelli legge l'uomo - avvegna che una sola sustanza sia tutta [sua] forma per la sua nobilitade -; v. FORMA). Altrove D. parla dell'anima umana come di una s., ma in tutti i casi si tratta di spiriti beati, che, pur conservando la disposizione a informare un corpo, sono assimilabili a ‛ s. separate ': le vere sustanze (Pd III 29) sono le anime del cielo della Luna; in XXIII 32 la lucente sustanza è Cristo; cfr. ancora VII 5 (fu viso a me cantare essa sustanza), XIV 14, XV 8. In Pg XXV 74 il poeta espone la dottrina secondo la quale l'intelletto possibile, creato immediatamente da Dio, tira / in sua sustanza, cioè assimila a sé, e costituisce un tutt'uno, con le potenze vegetativa e sensitiva che trova attive nel feto. In Cv IV XIX 6 è ribadita l'unità sostanziale dell'uomo, che pure partecipa di nature diverse in una sotto una semplice sustanza comprese e adunate. Le prime sustanzie di cui tratta la Metafisica e che sono note a noi dai loro effetti (II XIV 8) sono, come vuole Aristotele, tutti gli enti autonomi nel loro essere.
È uso dei poeti far ricorso alla personificazione di sentimenti e di passioni trattandoli sì come se fossero sustanzie e uomini, mentre in realtà sono solo accidenti (Vn XXV 8); così sembra che lo stesso D. parli di Amore come se fosse non solo sustanzia intelligente, cioè " entità sussistente di natura intellettuale ", ma anche come se fosse dotata di corpo (sustanzia corporale: cfr., per un'altra occorrenza della stessa locuzione, Ep XIII 67 [l'Empireo è] a nulla corporali substantia virtutem recipiens); in realtà Amore non è per sé sì come sustanzia, ma è uno accidente in sustanzia, Vn XXV 1; cfr. Rime dubbie XXIX 9 Amor non è sustanza, / né cosa corporal ch'abbia figura).
In Pd XXIV 64, nella definizione della fede (v.), il termine traduce l'equivalente latino della volgata, cui corrisponde il greco ὑπόστασις; per tutto il contesto e in particolare per le occorrenze dei vv. 69 e 75, v. INTENZA. In Mn II V 25 e X 3 il termine sta per " proprietà ", " beni ", " mezzi di sostentamento ". In Quaestio 46 è ricordata l'opera di Averroè De Substantia Orbis (ma il riferimento è a Metapb. XII comm. 18). Da ricordare infine la variante sustanza in luogo di persona, in Pd XIII 27; cfr. Moore, Contributions 463-464, e Petrocchi, ad locum.