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SURREALISMO

di Emilio Servadio - Enciclopedia Italiana (1937)
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SURREALISMO (surréalisme)

Emilio Servadio

Movimento di pensiero, sorto in Francia nell'immediato dopoguerra. L'aggettivo surréaliste (nel senso di super-fantastico) fu adoperato per la prima volta da G. Apollinaire, a qualifica del suo dramma Les mamelles de Tirésias (1916); nel suo senso più preciso, e oggi più noto, la parola ebbe corso sin dal 1919, in varî scritti di A. Breton e di Ph. Soupault, pubblicati nella rivista Littérature; ma la prima esposizione teoretica del surrealismo è del 1924 (A. Breton, Manifeste du surréalisme, Parigi 1924; n. ed., 1929). In quest'opera, il Breton definisce il surrealismo come "un mero automatismo psichico, col quale ci si propone di esprimere, verbalmente o per iscritto, l'attività reale del pensiero, ciò che detta il pensiero, indipendentemente da qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, fuori da qualsiasi preoccupazione estetica o morale". Il surrealismo ha dunque la sua origine prossima in una constatazione empirica e, al tempo stesso, in un'esperienza interiore: la constatazione è quella, fondata sui reperti dei più moderni indirizzi psicologici, e specialmente della psicoanalisi (v.), relativa all'esistenza di una vasta attività psichica inconscia; l'esperienza è la presa di contatto, effettuata personalmente dagli stessi iniziatori del surrealismo, con tale profonda attività, che, come è noto, si palesa principalmente nei sogni, negli stati sonnambolici, negli automatismi, nella trance medianica, ecc.

Il surrealismo prosegue dunque, con maggior sistematicità e deliberazione da un lato, dall'altro impegnando assai più profondamente il patrimonio psichico metarazionale dell'individuo, lo sforzo eversivo del dadaismo (v.). L'esigenza di un'azione integrale, di là da ogni "arte" e da ogni "letteratura" fine a sé stesse, si fa sentire sempre più fortemente e viene accusata soprattutto dal Breton nel Second manifeste du surréalisme (Parigi 1930): l'atteggiamento dei surrealisti rimasti fedeli al Breton diventa "poetico" nel senso più letterale del termine; il surrealismo si traduce in prassi umana, politica, sociale; il suo asse filosofico si sposta rapidamente dall'idealismo assoluto al materialismo; la sua idea dominante è la "rivoluzione" totalitaria dello spirito, di là da ogni possibile distinzione. "Tutto induce a credere che esiste un punto dello spirito da cui la vita e la morte, il reale e l'immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l'incomunicabile, l'alto e il basso, cessano di esser percepiti come contraddizioni. Ora, invano si cercherebbe nell'attività surrealista un altro movente che la speranza di determinare questo punto" (Second manifeste).

Tra i primi surrealisti (1919-20) figurano, oltre al Breton, L. Aragon, R. Crevel, R. Desnos, P. Eluard, B. Péret, G. Ribemont-Dessaignes, Ph. Soupault. A essi si aggiungono poi, tra gli altri, H. Arp, R. Char, S. Dali, M. Duchamp, M. Ernst, A. Giacometti, G. Hugnet, G. Limbour, J. Miro, P. Naville, G. Rosey, Y. Tanguy, R. Vitrac. Parecchi tra essi si sono poi staccati, in modo più o meno clamoroso, dal movimento.

Il surrealismo, tuttora (1935) in piena attività ed evoluzione, non saprebbe essere definitivamente giudicato e classificato. Si tratta indiscutibilmente di una delle correnti più interessanti dell'epoca moderna. Il suo supremo irrazionalismo, il suo quasi mistico attendere e abbandonarsi a un mondo super-reale, il suo ricercare l'avventura psichica a ogni costo, sono le caratteristiche sulle quali potrà fondarsi un giudizio critico: il quale necessariamente sarà favorevole o sfavorevole a seconda che si riconosca la maggiore o minore legittimità, nel tempo d'oggi, di una visione tanto estremamente romantica della vita.

Bibl.: Oltre al 1° e al 2° Manifeste di A. Breton citati, si vedano, dello stesso Breton, specialmente Le surréalisme et la peinture, Parigi 1928; Qu'est-ce que le surréalisme?, Bruxelles 1934. Cfr. inoltre: E. Servadio, Due studî sul surrealismo, Roma 1931; M. Raymond, De Baudelaire au surréalisme, Correa 1933; Chr. Sénéchal, Les grands courants de la littérature française contemporaine, Parigi 1934, pp. 383-85 e 400-06; G. Mangeot, Histoire du surréalisme, Bruxelles 1934; R. Groos e G. Truc, Tableau de la littérature du XXe siècle, Parigi 1934, pagine 71-78; Petite anthologie poétique du surréalisme, Parigi 1934 (specie l'introduzione di G. Hugnet); C. Bo, Nota sul surrealismo, in Circoli, V (1935), fasc. 2°, pp. 217-223.

Vedi anche
dadaismo Movimento artistico e letterario d’avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 e che ebbe sedi importanti a New York, a Berlino e a Parigi, dove si sciolse nel 1922. Il nome deriva dalla voce onomatopeica ‘dada’ del linguaggio infantile (propr. «cavallo»), trovata da T. Tzara aprendo a caso un dizionario francese.  ● ... André Breton Breton ‹brėtõ´›, André. - Scrittore francese (Tinchebray, Orne, 1896 - Parigi 1966). Nell'opera poetica e nella critica letteraria fu con G. Apollinaire, L. Aragon e altri iniziatore del surrealismo, di cui fu a lungo l'animatore, opponendosi all'identificazione del movimento surrealista col comunismo, ... Max Ernst Pittore e scultore tedesco (Brühl, Colonia, 1891 - Parigi 1976). Importante esponente del movimento surrealista: dalla commistione di immagine e parola poetica negli esperimenti di 'scrittura automatica' nacquero i suoi collages e i romanzi-collage (La femme 100 têtes, 1929; Une semaine de bonté, 1934), ... Salvador Dalí Dalí, Salvador. - Pittore catalano (Figueras 1904 - ivi 1989). Artista tra i più incisivi del Novecento, dopo una breve parentesi nel gruppo surrealista ne fu escluso per le sue simpatie per i regimi di destra. In Dali, Salvador il surrealismo assunse un carattere individualistico, ironico e provocatorio ...
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Vocabolario
surrealismo
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surrealista
surrealista s. m. e f. [dal fr. surréaliste] (pl. m. -i). – Seguace, esponente, rappresentante del surrealismo: i s. francesi; i s. del cinema, della fotografia; in funzione attributiva: uno scrittore s., un pittore surrealista. Anche come...
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