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Summa contra Gentiles

di Kenelm Foster - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Summa contra Gentiles

Kenelm Foster

Opera di Tommaso d'Aquino citata tre volte da D.: in Cv IV XV 12, dove il passo di Cont. Gent. I 5 è riportato a sostegno dell'invettiva di D. contro la presunzione intellettuale; in Cv IV XXX 3, dove D. chiama la canzone che sta commentando (Le dolci rime) Contra-li-erranti sull'esempio della S., libro che il buono frate Tommaso d'Aquino... fece a confusione di tutti quelli che disviano da nostra Fede; e in Mn II IV 1-3, dove la definizione di miracolo di Cont. Gent. III 101 - citata a memoria e non alla lettera - è applicata da D. alla sua interpretazione provvidenziale della storia di Roma.

Prima di soffermarci sull'uso dantesco della S., sarà opportuno esaminarne le circostanze, la data di composizione, gli scopi e le caratteristiche.

Circostanze e data di composizione. - Un'antica tradizione mette la S. in rapporto con le missioni domenicane presso gl'infedeli, e più precisamente i mussulmani e gli ebrei di Spagna. In una Vita di s. Raimondo di Peñafort (inserita nella storia del regno di Giacomo I di Aragona, 1213-1276), un cronista domenicano, il catalano Pietro Marsilio (morto intorno al 1327), afferma che il santo indusse " cfr. Thomas de Aquino " a scrivere la S. come ausilio per la conversione di quegl'infedeli (v. R.-A. Gauthier, Introduction historique, pp. 60-65).

Una diversa tradizione, mettendo in relazione un passo della Historia ecclesiastica (XXII 24) di Tolomeo da Lucca (c. 1235-1326/27) con quanto udito in una testimonianza al primo processo di canonizzazione di S. Tommaso (Napoli 1319; v. Fontes vitae S. Thomae Aquinatis, fasc. IV, a c. di M.-H. Laurent, Tolosa 1932-1934, 355-359), data la composizione della S. al periodo compreso tra il 1258 circa e la morte di Urbano IV (1264). L'insieme di queste due tradizioni formarono quella che, fino a tempi piuttosto recenti, è stata l'opinione comunemente accettata sull'origine della S.: s. Tommaso l'avrebbe iniziata su richiesta di s. Raimondo intorno al 1258, durante il suo primo periodo d'insegnamento a Parigi, e l'avrebbe terminata in Italia prima della fine del 1264. Questa opinione, ormai accreditata, è stata oggetto di critiche, anche se in maniera diversa, nei due più importanti studi storici recenti sulla S.: quello già citato del Gauthier e l'introduzione di P. Marc (in collaborazione con C. Pera e P. Caramello) alla nuova edizione Marietti della Summa (3 voll., Torino 1961-1967). Il Gauthier rigetta il nesso tra l'opera e s. Raimondo di Peñafort, ma accetta il 1258 circa come data d'inizio; P. Marc, da parte sua, accetta il nesso con s. Raimondo e con l'attività missionaria, ma è decisamente favorevole a una datazione più tarda. Egli ritiene possibile provare che s. Tommaso iniziò la S. a Parigi verso la fine del 1269, finendola poi a Napoli nel 1273. Le argomentazioni, in entrambi i casi, sono estremamente complesse e non è questa la sede per prenderle in esame, anche solo sommariamente; comunque, si potrà forse notare en passant, in favore della tesi del Marc, che le ampie sezioni filosofiche, specificamente antiaverroistiche, del I e II libro sembrano rispecchiare l'ambiente parigino del 1269-1272 piuttosto che quello del 1256-1259 quando, come ha osservato lo Chenu, " la crise proprément latine de l'averroisme se prépare, mais n'est pas commencée " (M.-D. Chenu, p. 250).

Finalità e caratteri dell'opera. - Le finalità della S. sono esplicitamente dichiarate in Cont. Gent. I 2 " propositum nostrae intentionis est veritatem quam fidem catholicam profitetur, pro nostro modulo manifestare, errores eliminando contrarios ". Lo scopo è quindi duplice: positivo l'uno (" veritatem manifestare "), negativo l'altro (" errores eliminare "). Gli errori in questione sono soprattutto, o più direttamente, filosofici nei libri I-III e teologici (‛ eresie ' in senso stretto) nel IV libro. In questo senso tutta l'opera è contraddistinta da un intento polemico; ciò nonostante rimane predominante la finalità positiva di ‛ manifestare ' il contenuto del credo cattolico, perlomeno limitatamente alle sue proposizioni maggiori.

Ma dove l'accento batte in particolare è sul rapporto tra dogma cristiano e ragione. Un rapporto che Tommaso esamina sulla base di tre postulati: anzitutto l'impossibilità della ragione umana, se usata correttamente, di confutare la fede (cfr. Cont. Gent. I 6, 7, 9); in secondo luogo, la possibilità che ha la ragione di dimostrare per via filosofica certe verità preliminari intorno a Dio (I 3, 9); in terzo luogo la possibilità che la ragione ha di prestare un ulteriore ausilio alla fede con l'offrire, dietro il suo stimolo, alcune analogie (" aliquas verisimilitudines ") per i misteri rivelati che la trascendono (I 3, 8). Quest'ultima funzione è predominante nel IV libro, laddove si tratta dei misteri del cristianesimo; le altre due, invece, compaiono specialmente nei primi tre libri (cfr. I 49-88; II 15-101, III 41-50, 64-107 e 122-163), nei quali Tommaso esamina criticamente - alla luce della fede cristiana - la tradizione filosofica greco-araba, soprattutto qual è rappresentata da Avicenna e Averroè. La ‛ filosofia ', in quanto potenzialmente ostile alla fede, è infatti il principale ‛ avversario ' cui allude l'espressione " contra errores infidelium " che compare nel titolo (De Ventate catholicae fidei contra errores infidelium) apposto all'opera probabilmente dallo stesso Tommaso (nell'opera, il termine gentiles significa, di fatto, " pagani ": cfr. ad es. I 2, 20, 27, II 38, 90, III 106; ma il titolo piuttosto ambiguo di Summa contra Gentiles compare assai presto nei manoscritti; cfr. per questo l'Opera omnia nell'ediz. Leonina, vol. XIII XII ss.). Pertanto, se consideriamo l'opera nell'ambito dell'apostolato missionario tra i mussulmani, risulta giusta l'osservazione dello Chenu: " l'oeuvre déborde de beaucoup le manuel missionaire qu'aurait pu laisser supposer l'anecdote de Marsilio " (op. cit., p. 250). Il Gauthier si è spinto oltre, negando senz'altro che la S. sia " un ouvrage missionaire " (op. cit.; p. 69), mentre il Marc, da parte sua, ha cercato di confutare il Gauthier adducendo argomenti in favore della tesi ‛ missionaria ', quanto meno in forma modificata (op. cit., I 53-79 e 286-304). Chiaramente, la questione è tuttora sub iudice.

Il carattere della S. è quello di un'opera ‛ teologica ' - e teologica nel suo insieme -, nonostante il fatto che solo il IV libro tratti direttamente di verità rivelate e nonostante le ampie prolungate argomentazioni filosofiche dei primi tre libri. Tutto questo argomentare, infatti, è al servizio di una finalità che sovrasta tutte le altre, la finalità del sapiens cristiano che intende esporre la verità cattolica e confutare gli errori che la minacciano. Quanto ai contenuti, ricordiamo che i libri trattano rispettivamente: di Dio (I), della creazione, degli angeli e dell'uomo (II), di etica (III), della Trinità, dell'incarnazione, dei sacramenti e dei ‛ novissimi ' (IV).

La Summa nell'opera di Dante. - Nei decenni seguiti alla morte di s. Tommaso, l'Italia - dopo Parigi - costituì il principale centro di diffusione della S. (v. Gauthier, op. cit., pp. 12-15). È da presumere che D. avesse almeno sentito parlare dell'opera prima di scrivere la canzone Le dolci rime (1294-1296; cfr. v. 141). Non è tuttavia chiaro se diede a essa solo uno sguardo prima d'iniziare il Purgatorio o se la studiò mai veramente a fondo.

Daremo qui di seguito l'elenco dei passi in cui l'uso della S. è più o meno evidente: i rinvii seguono l'edizione Marc, Pera e Caramello, con le relative suddivisioni in libro, capitolo e numero del paragrafo.

A parte il riferimento generico, già accennato, di Cv IV XXX 3, si trovano due citazioni esplicite: in XV 12 (per cui cfr. Cont. Geni. I 5 n. 31) e in Mn II IV 1-3 (cfr. Cont. Gent. III 101 n. 2763).

Nell'esaminare la Commedia sarà bene suddividere i luoghi in cinque gruppi: a) quelli in cui l'uso della S. è ‛ molto probabile '; b) quelli in cui l'uso è soltanto ‛ probabile '; c) quelli in cui l'uso è semplicemente ‛ possibile '; d) quelli in cui, affrontando il medesimo problema, D. usa un argomento e s. Tommaso uno diverso; e infine e) quelli in cui D. appare chiaramente in disaccordo con s. Tommaso.

a) Le visioni che possono venire in sogno (Pg IX 13-18, Cont. Gent. II 81 n. 1625). La sete natural per la visione beatifica (Pg XXI 1-3, cfr. anche Pd IV 124-132, XXVIII 108, Cont. Gent. III 25, 37, 50 n. 2277). Il desiderio naturale che ogni creatura ha di Dio, nei modi a ciascuna propri (Pd I 101-141, Cont. Gent. III 17-20, 22, 24). La definizione di miracolo (Pd XXIV 101-102, Cont. Gent. III 101 n. 2763, 102 passim). Il ‛ miracoloso ' diffondersi del cristianesimo (Pd XXIV 106-111, Cont. Gent. I 6 n. 40; cfr. anche IV 54 n. 3924). La conoscenza dei futuri contingenti da parte di Dio (Pd XVII 18, 37-42, Cont. Gent. I 55 passim, 63 n. 523, 66 n. 547, 67 nn. 558-565; cfr. III 72 passim).

b) Il rapporto tra ragione umana e misteri soprannaturali (Pg III 31-45, Cont. Gent. 13 n. 16, 4 passim, III 47 passim). Le ‛ chiavi ' della Chiesa (Pg IX 94-126, Cont. Gent. IV 72 nn. 4074-4077). Il rapporto libero arbitrio-influenze astrali (Pg XVI 67-81, Cont. Gent. III 85 passim). L'intrinseca bontà dell'amor naturale (Pg XVII 91-94, Cont. Gent. III 2-11 passim). I primi eretici cristiani (Pd XIII 127-129, Cont. Gent. IV 4-9 passim). La creazione come manifestazione incompleta di Dio (Pd XIX 40-51, Cont. Gent. II 45 passim). L'inconoscibilità, anche da parte dei beati, delle singole scelte di Dio (Pd XXI 91-96, Cont. Gent. III 56 n. 2328). Il modo di conoscere degli angeli (Pd XXIX 78-81, Cont. Gent. II 97 passim).

c) L'unità dell'anima umana (Pg IV 5-6, Cont. Gent. II 58 n. 1351). L'emanazione del Verbo in Dio (Pd XIII 52-57, Cont. Gent. IV 11 nn. 3461-3479). La resurrezione della carne (Pd XIV 43-51, Cont. Gent. IV 79 n. 4136). La definizione della fede (Pd XXIV 61-69, Cont. Gent. III 152 passim).

d) La questione dei voti (Pd V 13-30, Cont. Gent. III 138). Sia D. che s. Tommaso mettono in relazione i voti - che ambedue, ovviamente, approvano - con il libero arbitrio, ma da diversi punti di vista: mentre s. Tommaso afferma che i voti ‛ non sono contrari ' al libero arbitrio, D. sostiene, per bocca di Beatrice, che essi rappresentano la sua espressione più alta. L'immortalità dell'anima (Pd VII 67-69; cfr. vv. 142-144): l'argomentazione dantesca in favore dell'immortalità poggia sull'immediata dipendenza dell'anima da Dio in esse (e in ciò è simile agli angeli, cfr. vv. 130-132, XXIX 22-36), s. Tommaso invece, cosa interessante, non fa uso di questo argomento né quando discute dell'immortalità degli angeli (Cont. Gent. II 55), né quanto discute dell'immortalità dell'anima (II 79); il suo procedimento è molto più aristotelico. Ancora, il suggerimento di Beatrice (Pd VII 145-148) secondo cui l'immortalità del corpo umano può esser desunta dalla Genesi (2, 7, 21-22) non trova corrispondenza in s. Tommaso.

e) La perfezione della virtù naturale di Virgilio e dei suoi compagni del Limbo (Pg VII 34-36) sembra negata da s. Tommaso in via di principio (Cont. Gent. III 155 passim). La generazione dell'uomo (Pg XXV 49-60, Cont. Gent. II 87-89 nn. 1740-1744): nel passo della S., Tommaso insiste sulla necessaria discontinuità del processo che separa il concepimento dal manifestarsi dell'anima sensitiva, e sulla conseguente necessità di una serie di generazioni e corruzioni distinte; la teoria di D. sembra diversa, a meno che il verso di Pg XXV 54 non sia puramente metaforico. La salvezza dei non battezzati: in Cont. Gent. III 159 n. 3313, Tommaso afferma che Dio offre a ‛ tutti ' la possibilità della grazia e che " illi soli gratia privantur qui in seipsis gratiam impedimentum praestant "; questa non sembra l'opinione di D. in Pd XIX 70-78.

La creazione della materia prima in quanto dotata di esistenza propria (Pd XXIX 22-34) sembra venir esclusa in Cont. Gent. II 43 n. 1195. Ancora, Tommaso si rifiuta (Cont. Gent. II 53 passim) di chiamare la natura angelica " actus purus ", come fa D. in Pd XXIX 33. D., peraltro, considera il vincolo tra angeli e cieli come assai più stretto di quel che non sia per Tommaso (si confronti Pd XXIX 36-45 con Cont. Gent. II 92 nn. 1785, 1788). Da ultimo noteremo che la presenza di bambini nel Paradiso, accettata da D. (Pd XXXII 40-48), non sembra possibile per Tommaso, secondo il quale tutti i beati hanno " aetas Christi, quae est aetas iuvenilis " (Cont. Gent. IV 88 n. 4231; cfr. B. Nardi, Nel mondo di D., Roma 1944, 317 ss.).

Bibl. - S. Thomae Aquinatis Summa contra Gentiles, cum commentariis Fr. Francisci de Sylvestris Ferrariensis, Editio Leonina, XIII-XV, Roma 1918-1930; ID., Liber de Veritate Catholicae Fidei contra errores infidelium, qui dicitur Summa contra Gentiles, ediz. a c. di P. Marc, C. Pera, P. Caramello, 3 voll., Torino 1961-1967; M.D. Chenu, Introduction à l'étude de s. Thomas d'Aquin, Montreal-Parigi 1950; R.-A. Gauthier, Introduction historique, in S. Thomas D'Aquin Contra Gentiles, trad. di R. Bernier e M. Corvez, I, Parigi 1961. Per ulteriore bibliografia su questioni dottrinali v. TOMMASO d'AQUINO, santo.

Vedi anche
santo Tommaso d'Aquino Tommaso d'Aquino, santo. - Filosofo e teologo (Roccasecca 1225 o 1226 - Fossanova 1274). Fanciullo, oblato nel monastero di Montecassino, studiò poi a Napoli ove ebbe maestri (la notizia è di G. Tocco) Martino di Dacia e Pietro d'Irlanda. Entrato tra i domenicani, ricevette l'abito religioso nel 1243-44. ... apologetica L’arte, la metodologia e la scienza dell’apologia, specie nella filosofia (anticamente l’apologetica fu parte della dialettica) e più ancora nella religione. Mirando a difendere la verità contro l’errore, a sostenere una credenza e i suoi seguaci contro obiezioni di avversari, l’apologetica si può dire ... Trinità Trinità Nella teologia cattolica, mistero riguardante l’intima costituzione di Dio; enunciato con la frase «un Dio unico in tre persone»: afferma un’unica natura o essenza della divinità, la quale sussiste in tre persone divine, ossia Padre, Figlio (generato dal Padre) e Spirito Santo (che procede dalle ... órdine domenicano domenicano, órdine Ordine religioso mendicante dei Frati predicatori (Ordo praedicatorum), fondato da s. Domenico di Guzmán (1215), dal cui nome deriva la denominazione di domenicano. Il primo nucleo fu un gruppo di chierici inviati in Linguadoca per la predicazione contro gli albigesi. L'domenicano, ...
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summa s. f., lat. mediev. [dal lat. class. summa (femm. di summus «sommo»): propr. «la parte più alta»]. – Raccolta di sentenze, compendio o sintesi di dottrine. Per i sign. specifici che il termine ebbe nel medioevo, anche come titolo...
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