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῾OMĀN, Sultanato

di *, Guido Valabrega, Paolo M. Costa - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)
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῾OMĀN, Sultanato

*
Guido Valabrega
Paolo M. Costa

(XXV, p. 316; App. III, II, p. 312; IV, II, p. 667)

Secondo stime delle Nazioni Unite nel 1991 la popolazione del sultanato era di 1.559.000 ab. (ma 2.142.450 ab. secondo stime interne). Ceppo etnico dominante è l'arabo, con minoranze di Indiani, Pakistani e Iraniani, di antica immigrazione. Nell'interno vivono ancora piccoli gruppi di nomadi o seminomadi, dediti all'allevamento. La densità demografica media è molto bassa a causa delle difficili condizioni ambientali. La maggior parte degli abitanti si addensa nel Masqaṭ e soprattutto nella fascia costiera, dove sorgono i principali centri del paese, tra i quali Maṭraḥ, Ṣuḥār e la stessa capitale Masqaṭ. Dal 1967 fanno parte dell'῾O. anche le isole Kūriā Mūriā (78 km2), rivendicate dalla Repubblica dello Yemen.

Il paese è stato un tempo un'importante area di scambi commerciali tra l'India, il mondo arabo e l'Africa orientale; oggi questa funzione si è del tutto spenta, mentre la rilevanza strategica determinata dalla posizione allo sbocco del Golfo Arabico ha provocato l'appoggio finanziario dei numerosi stati che sono interessati alla sicurezza del traffico marittimo nell'area.

Nonostante un'agricoltura di sussistenza, che consente una ristretta produzione di agrumi, cereali, cotone, tabacco e canna da zucchero, un allevamento anch'esso molto povero e una pesca praticata con mezzi arretrati, l'῾O. è definitivamente uscito da una secolare situazione di sottosviluppo grazie al petrolio, che contribuisce con il 91% al valore complessivo delle esportazioni (1991).

Nel 1991 la produzione di petrolio è stata di 34,9 milioni di t: i principali pozzi sono quelli di Ǧibāl, Faḥūd, Naṭīḥ, al-Huwaysa, al-Ḥuwayr; un oleodotto di 280 km collega i giacimenti con il terminal petrolifero di Mīnā᾽ al-Faḥal. Il gas naturale, di cui è ricco il Sud del paese, viene estratto al ritmo di 4,8 milioni di m3 al giorno; nel 1989 le riserve erano valutate intorno ai 283.000 milioni di m3. L'indebolimento del mercato petrolifero registratosi a partire dalla metà degli anni Ottanta ha frenato il trend positivo dell'economia. Inoltre la Guerra del Golfo ha costretto il governo ad affrontare sempre più onerosi impegni finanziari nel campo della difesa, che nel 1989 ha rappresentato il 42% del totale delle uscite. Le uniche attività industriali sono una raffineria di rame, attiva dal 1983, una di petrolio, inaugurata nel 1982, e due cementifici, in produzione dal 1984.

Oltre che dal petrolio, il cui principale acquirente è il Giappone, le esportazioni (5488 milioni di dollari USA nel 1990) sono costituite da datteri, frutta, tabacco e pesce. Le importazioni (2519 milioni di dollari USA nel 1990) sono costituite da macchinari e mezzi di trasporto, prodotti industriali vari, generi alimentari. La bilancia commerciale è tornata in attivo, dopo gli anni di crisi dovuta alla diminuzione della quantità di petrolio estratta; gli scambi più intensi si hanno con gli Emirati Arabi Uniti, il Giappone e il Regno Unito.

Storia. - Domata l'insurrezione che a lungo s'era protratta nel Ḍofār, avviata la ripresa dei contatti anche con quei paesi che avevano sostenuto i guerriglieri (nel 1978 furono ristabiliti i rapporti con la Cina popolare), gravi ripercussioni sulla stabilità dell'῾O. derivarono dalla vittoria della rivoluzione islamica in Iran, cioè lo stato che aveva largamente contribuito a salvaguardare il regime del sultanato. Da ciò il rinnovato impegno del sultano Sayyid Qābūs bin Sa῾īd, in direzione sia del rafforzamento della collaborazione nel Golfo, sia di un incremento della cooperazione politico-militare con i paesi arabi moderati e con gli Stati Uniti (accettazione di basi americane e di manovre militari statunitensi nell'inverno 1981) e allo stesso tempo un'azione volta ad articolare la vita politica interna con l'istituzione di un'Assemblea consultiva, riunitasi per la prima volta nel gennaio del 1992. Di rilievo fu pure la visita di Qābūs al presidente egiziano Ḥusnī Mubārak nel maggio 1982: pur non avendo mai l'῾O. rotto le relazioni con l'Egitto in seguito alla pace separata con Israele, tale visita rappresentò un passo in favore del pieno reinserimento del Cairo nel consesso arabo. La crescente importanza dell'῾O. come paese produttore di petrolio ha favorito lo sviluppo delle relazioni in molte direzioni: nel 1986 si consolidarono i rapporti diplomatici con il Perù, la Turchia, il Venezuela, e si giunse allo scambio degli ambasciatori con l'URSS. Un piano economico 1986-90 mirava a un incremento annuo del 4% anche in settori quali l'agricoltura, l'industria, la pesca e le miniere. In occasione dell'invasione del Kuwait da parte dell'῾Irāq, l'῾O. sollecitò (agosto 1990) un rafforzamento della presenza militare statunitense contro le minacce irachene, a conferma delle scelte pro-occidentali.

Bibl.: M. Hofmann, Development and policies in the South Arabian Countries, cfr. Sultanate of Oman, Berlino 1982; K.H. al-Naqeeb, Society and State in the Gulf and Arab Peninsula, Londra-New York 1990.

Archeologia. - I primi saggi archeologici nel Sultanato dell'῾O. sono stati condotti alla fine degli anni Cinquanta da un'équipe dell'American Foundation for the Study of Man nel Ḍofār, l'antica regione dell'incenso che occupa la parte meridionale del paese. L'estesa esplorazione si è frammentata in una serie di sondaggi rimasti senza seguito, i cui risultati sono stati parzialmente pubblicati oltre vent'anni dopo. Degno di nota è lo studio preliminare di una città portuale fortificata a est dell'odierna Ṭāqa che sulla base di testi epigrafici in sudarabico è da identificare con la città hadramutica di Samharum, fondata intorno al 2° secolo d.C. per il controllo del commercio dell'incenso.

Dopo il 1970, con la presa del potere del sultano Qābūs bin Sa῾īd, il paese adotta una politica di rinnovamento socio-economico sostenuta dai proventi del petrolio e si apre al mondo esterno. Lo sviluppo materiale è in una certa misura accompagnato dalla tutela della cultura tradizionale e nel 1976 viene creato il ministero del Patrimonio culturale che incorpora il Dipartimento delle antichità; la ricerca archeologica viene incoraggiata e in molti casi sostenuta economicamente dal governo del Sultanato.

La grande varietà dell'ambiente umano e fisico dell'῾O. ha suggerito a équipes danesi, inglesi e statunitensi e in seguito italiane e francesi una ricerca ispirata a temi diversi quali le pratiche funerarie, i caratteri insediativi, gli scambi commerciali, l'architettura e l'ambiente, lo sfruttamento delle risorse naturali. Raccolte sporadiche di strumenti litici effettuate nelle regioni centro-settentrionali del paese e una ricerca sistematica nell'ambito del progetto Wahiba sands dimostrano la presenza di cacciatori-raccoglitori lungo i margini del deserto a partire almeno dal 6°-5° millennio a.C. Il materiale consiste soprattutto in piccole lame, raschiatoi e punte di freccia bifacciali reperite in superficie, in siti ove è da presupporsi l'esistenza nella stessa epoca di larghe pozze di acqua stagnante.

Uno scavo a Wādī al-Waṭayya, piccola oasi nell'hinterland di Masqaṭ, ha portato alla scoperta di focolari e materiale litico e ceramico associato che offrono una sequenza stratigrafica collocabile fra la seconda metà del 6° millennio a.C. e la prima metà del 3°, quando si è sviluppata la civiltà cosiddetta di Umm al-Nār, dal nome di sito presso Abū Ẓabī esplorato dai Danesi negli anni Sessanta. Grandi tombe multiple in pietra con il paramento esterno a blocchi lavorati e in qualche caso recanti figure in rilievo (uomini, stambecchi, cammelli) sorgono presso un villaggio costiero che è legato a insediamenti dell'interno dove sistemi d'irrigazione consentono la coltura di palma da dattero, sorgo e altri cereali.

Costruzioni funerarie molto simili e talvolta esattamente uguali a quelle di Umm al-Nār si trovano un poco ovunque nell'῾O. settentrionale e centrale, di cui costituiscono senza dubbio l'aspetto archeologico più tipico e monumentale. Si tratta per lo più di costruzioni tronco-coniche di 2÷3 m di altezza che si contano a migliaia specie nelle zone pre-montane disposte scenograficamente lungo i crinali e i fianchi delle colline. Queste estese necropoli appartengono a villaggi-oasi (come per es. Bureimi oggi suddivisa tra Emirati Arabi Uniti e ῾O.) in cui l'agricoltura si affianca a varie industrie tra le quali l'estrazione e la lavorazione del rame che si esportava in Mesopotamia, come provano testi epigrafici riferentisi a Sargon d'Accad, Naramsin e Gudea.

Ricerche sull'urbanizzazione nel 3° millennio sono state condotte da una missione danese a Bāt, presso ῾Ibri, e da una missione dell'Harvard University che ha esplorato una vasta area dell'῾O. centrale, rinvenendo ben 19 insediamenti. Allo studio dello sfruttamento delle risorse marine e dell'adattamento dell'uomo a complessi ecosistemi della costa si dedica dal 1975 una missione italiana dell'ISMEO. Scavi al sito di Ra's al-Ḥamrā presso un mangroveto nell'area della capitale hanno prodotto una messe di dati sui costumi funerari e la vita di pescatori-cacciatori stabiliti forse stagionalmente nella zona tra il 5° e il 3° millennio a.C. In numerose stagioni di scavo sono state rinvenute ricche supellettili funerarie e oggetti d'uso comune associati a sepolture, capanne a pianta circolare ed estesi conchigliai.

La ricerca lungo le coste orientali e meridionali del paese ha avuto un importante sviluppo al sito di Ra's al-Juneiz, pochi chilometri a ovest di Ra's al-Ḥadd, dove scavi tuttora in corso hanno rivelato contatti con l'antica civiltà dell'Indo.

Elementi della cultura di Harappa sono stati scoperti anche presso Maisar, un piccolo villaggio della regione orientale in cui nel 3° millennio a.C. a un'attività agricola relativamente avanzata si affiancava lo sfruttamento minerario e la lavorazione del rame. L'insediamento risulta abitato e fiorente anche nel 1° millennio a.C., periodo al quale risale un interessante esempio di canalizzazione con captazione sotterranea dell'acqua. Alla seconda metà del 1° millennio a.C. con estensione fino ai primi secoli d.C. risalgono numerose sepolture reperite e in parte scavate nel Wādī Bawshar, nell'area della capitale.

Per molti secoli dall'inizio del periodo islamico l'῾O. ha svolto un rilevante ruolo commerciale nell'Oceano Indiano, lungo le coste dell'Africa orientale e nell'Asia sud-orientale. La città di Sohār, fiorita in periodo medievale, ma di probabile origine pre-islamica, investigata da una missione francese, ha avuto grande importanza particolarmente negli scambi fra il mondo arabo, l'Asia insulare e l'Oriente. L'hinterland della città, ricco di risorse agricole e minerarie, è stato oggetto di un'estesa esplorazione da parte di un'équipe del Dipartimento delle antichità che ha anche condotto scavi al centro minerario di ῾Arja (risalente al medio periodo abbaside ma risultata susseguente a fasi insediative del 3° e 1° millennio a.C.). La stessa équipe ha condotto numerose stagioni di scavo sul sito dell'antica Ẓafār sulla costa meridionale dell'῾O., nell'area della moderna città di Salalah. La città, sorta nel 12° secolo d.C. e sviluppatasi grazie al commercio con l'Africa e con l'Oriente, venne prima a far parte formale del grande regno dei Rasulidi yemeniti e divenne poi un piccolo regno indipendente.

Bibl.: K. Frifelt, A possible link between the Jemdet Nasr and the Umm an-Nar graves of Oman, in Journal of Oman Studies, 1 (1975), pp. 57-80; A. Hastings e altri, Oman in the third millennium BCE, ibid., 1 (1975), pp. 9-55; B. De Cardi e altri, Excavations and survey in Oman, ibid., 2 (1976), pp. 101-87; K. Frifelt, Evidence of a III millennium BC town in Oman, ibid., 2 (1976), pp. 57-73; M. Tosi, The dating of the Umm an-Nar culture and a proposed sequence for Oman in the III millennium BC, ibid., 2 (1976), pp. 81-92; Id., The archaeological evidence for protostate structure in eastern Iran and central Asia at the end of the III millennium BC, in Colloques internationaux du CNRS, Parigi 1976; B. De Cardi e altri, Excavation and survey in the Sharqiyah, Oman, in Journal of Oman Studies, 3, 1 (1977), pp. 17-34; S. Durante, M. Tosi, The aceramic shell middens of Ra's al-Hamra: a preliminary note, ibid., 3, 2 (1977), pp. 137-62; K. Frifelt, Oman during the III millennium BC. Urban development or fishing-farming communities?, in South Asian Archaeology, iv (1977), a cura di M. Taddei; T. Berthoud e altri, Les anciennes mines de cuivre du Sultanat d'Oman, Recherche cooperative sur programme, Parigi 1978; P.M. Costa, The copper mining settlement of Arja: a preliminary survey, in Journal of Oman Studies, 4 (1978), pp. 9-14; Id., The study of the city of Zafar, ibid., 5 (1978), pp. 111-50; B. De Cardi e altri, Excavations at Tawi Silaim and Tawi Said in the Sharqiyah, ibid., 5 (1979), pp. 61-94; T. Berthoud, S. Cleuziou, Farming communities of the Oman peninsula and the copper of Makan, ibid., 6 (1980), pp. 239-46; G. Weisgerber, Copper production during the III millennium BC in Oman and the question of Makan, in Journal of Oman Studies, 6 (1980), pp. 269-76; Id., Mehr als Kupfer in Oman, in Der Anschnitt, 5-6 (1981), pp. 174-263; K. Krifelt, Further evidence of the III millennium BC town of Bat in Oman, in Journal of Oman Studies, 7 (1981), pp. 89-104; F.P. Albright, The American archaeological expedition in Dhofar, Oman 1952-53, Washington 1982; G. Weisgerber, Aspects of late Iron Age archaeology in Oman: the Samad civilisation, in Proceedings of the seminar of Arabian Studies, 12 (1982), pp. 81-94; P. Biagi e altri, Qurum: a case study of coastal archaeology in northern Oman, in World Archaeology, 16, 1 (1984), pp. 43-61; A. Coppa e altri, The pre-historic graveyard of Ra's al-Hamra (RH5), in Journal of Oman Studies, 8, 1 (1985), pp. 97-102; P.M. Costa, T.J. Wilkinson, The hinterland of Sohar, ibid., 9 (1987), pp. 1-238.

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