SULPIZIANI
. La Compagnia dei preti di S. Sulpizio, detti comunemente sulpiziani, fondata nel 1642 dal venerabile Jean-Jacques Olier (1608-1657), si propone soprattutto la formazione del clero nei seminarî. L'Olier, ordinato sacerdote nel 1633 e dopo aver esercitato per un certo tempo il ministero sacerdotale a Pébrac nell'Alvernia, di cui era abate commendatario, seguendo il consiglio di S. Vincenzo de' Paoli, raccolse un piccolo numero di sacerdoti e di chierici in una casa di Via Vaugirard a Parigi (1642), che poi trasferì al sobborgo di Saint-Germain (1645), allora uno dei peggiori di Parigi, presso la chiesa di S. Sulpizio, dalla quale venne il nome di sulpiziani. In questo primo seminario superiori e alunni conducevano vita comune, stando in continuo contatto, per raggiungere la perfetta formazione sacerdotale mediante l'esempio e la parola; tale usanza costituisce la dote caratteristica e speciale dei sulpiziani. Infatti i direttori e i professori, anche al presente, fanno la vita dei seminaristi, prendono parte a tutti gli esercizî della comunità e sono sempre a disposizione degli alunni. L'Olier rifiutò l'episcopato offertogli da Luigi XIII e da Richelieu, ma non poté rifiutare la direzione della parrocchia di S. Sulpizio, che contava allora oltre 150.000 anime e nella quale rimase dieci anni in attivo apostolato, fondandovi scuole, orfanotrofî e associazioni per l'assistenza degl'infermi; così i suoi seminaristi poterono anche esercitarsi nel ministero pastorale. Quando egli morì, aveva veduto la fondazione del Gran Seminario di Parigi (1651) e i sacerdoti della sua compagnia alla direzione di varî seminarî francesi (Viviers, Clermont, Le Puy), che dopo la sua morte dovevano sempre più moltiplicarsi. Il suo successore immediato nella direzione generale dell'istituto, Alexandre Le Ragois de Bretonvilliers, ottenne dal cardinale Flavio Chigi, legato pontificio in Francia, le lettere patenti di approvazione (1664), e, grazie alla considerevole fortuna della sua famiglia, poté largamente contribuire alla fondazione del seminario di Montreal nel Canada, dove l'Olier aveva già inviato quattro dei suoi nel 1656. Durante il governo del terzo superiore generale, mons. Tronson (1676-1700) fu fondato il Piccolo Seminario di Parigi; nel 1680 l'arcivescovo di questa città approvava gli statuti dell'istituto. Allo scoppio della rivoluzione il nono superiore generale Èmery, che fu due volte imprigionato, con la sua prudenza e fermezza seppe evitare la rovina completa della compagnia. Durante il Terrore 18 sulpiziani furono messi a morte, dei quali 9, massacrati nel famoso convento dei carmelitani, vennero annoverati tra i beati da Pio XI (1926); altri sulpiziani dovettero esulare dalla Francia, ma trovarono occasione propizia per fondare all'estero nuovi seminarî, così uno ne sorse a Baltimora (1791), un altro a Walsau presso Würzburg (1796). Ritornati in possesso della loro sede principale di Parigi nel 1800, ne furono scacciati da Napoleone nel 1811, e poi di nuovo ammessi dai Borboni nel 1814. Nel corso del sec. XIX i seminarî sulpiziani si ristabilirono a poco a poco; soprattutto il parigino, che intanto era stato trasportato alla via du Pot-de-Fer, prese immenso sviluppo e si vide frequentato anche da centinaia di giovani ecclesiastici stranieri. È indubitato che i sulpiziani, pur non avendo la direzione di tutti i seminarî di Francia, hanno influito notevolmente sullo spirito del clero francese. Nel 1903 già 24 diocesi avevano seminarî diretti dai preti di S. Sulpizio. Nel 1906 per la legge di separazione essi venivano sloggiati dal seminario di Parigi, ma s'ingigantiva la loro attività negli Stati Uniti; al ricordato seminario di Baltimora e a quello di Boston (1848 e 1884), all'universitario di Washington (1889) e a quello di New York (1896), si aggiungeva il gran seminario di San Francisco (1907). In anni recenti, sacerdoti sulpiziani sono stati mandati nell'Indocina, nella Cina e nel Giappone per fondarvi seminarî indigeni.
I sulpiziani non sono un ordine né una congregazione religiosa propriamente detta, ma appartengono al clero secolare; non emettono voti religiosi, bensì rinunziano al libero uso dei beni personali, pur conservandone la proprietà, e fanno la dichiarazione di non accettare uffici né dignità senza il beneplacito del loro superiore. Non indossano abito speciale. La compagnia, che riceveva dalla S. Sede l'approvazione definitiva nel 1931, è retta da un superiore generale a vita coadiuvato da 12 assistenti e 4 consiglieri. Attualmente essa si compone di circa 500 membri distribuiti in tre provincie: di Francia, con circa 40 case in 30 diocesi diverse; del Canada, con 2 seminarî, un collegio, due grandi parrocchie, oltre il collegio canadese di Roma; degli Stati Uniti, con 10 case importanti e un noviziato. A Roma risiede il procuratore generale.
Bibl.: J. Monval, Les Sulpiciens, Parigi 1934; L. Bertrand, Histoire littéraire de la Compagnie de St. Sulpice, voll. 3, ivi 1900; J. H. Icard, Traditions de la Compagnie de St. Sulpice pour la direction des grands séminaires, ivi 1886; M. Heimbucher, Die Orden und Kongregationen der katholischen Kirche, 3ª ed., II, Paderborn 1934, p. 586 segg.