SUFETULA (Sufetula)
Città romana della Byzacena, nell'odierna Tunisia, vicino all'attuale Sbeitia (provincia di Kasserine).
La storia della città romana è nota solo attraverso la documentazione archeologica ed epigrafica. All'infuori dell'Itinerarium Antonini e dei documenti ecclesiastici, le fonti letterarie non nominano la città prima della conquista araba.
La fondazione della città sembra recente (seconda metà del I sec. d. C.?). Sono stati tuttavia segnalati dei megaliti.
Il rinvenimento di alcune stele a Saturno potrebbe suggerire l'esistenza di un santuario indigeno. Il nome è un diminutivo di Sufes, città vicina, verso N, e certamente anteriore a Sufetula. Quest'ultima sorse durante la valorizzazione della regione che seguì la guerra di Tacfarinas e la pacificazione con i Musulami, tribù che occupava il vicino territorio ad O. Il più antico documento epigrafico sembra da assegnarsi ad età fiavia (C.I.L., viii, 23216), ma la maggior parte dei monumenti e delle iscrizioni appartiene al II e al III sec., quando la città ebbe la sua maggiore fioritura. La città in effetti è posta all'incrocio di importanti strade che conducono ad Hadrumetum (Sousse) e Thysdrus (el-Djem), a N-E; a Thenae (Thina) e Iunci (Yunga) a S-E; a Sufes (Sbiba) al N; a Theveste (Tebessa) e Thelepte a O (cfr. Itinerarium Antonini). La sua prosperità è legata anche alla coltivazione dell'olivo di cui si conservano numerose testimonianze (frantoi) e che continua tuttora. Amministrativamente la città era un municipio che divenne colonia (Colonia Sufetulensis) forse verso la fine del II secolo. I cittadini erano raggruppati in curiae.
La città continuò ad ingrandirsi nel III e IV sec. e il cristianesimo fu accolto subito e si impose. Un vescovo è ricordato fin dal 256 (Sent. episc., 19). Al convegno di Cartagine del 411, S. è rappresentata da un vescovo cattolico e da un vescovo donatista (Coll. Carth., 1, 126 e 208). Il vescovo cattolico di s., Praesidius, perseguitato da Hunerico (Victor de Vita, ii, c. 16), è in esilio nel 484, secondo la Notitia (Byzac., 20). Tre vescovi della fine dell'epoca vandala e del periodo bizantino sono noti solo dalle epigrafi.
A S. durante il periodo bizantino si tenne anche un concilio provinciale. Contrariamente alle conclusioni dei primi scavatori, è certo che la vita urbana continuò con una certa prosperità durante l'occupazione vandala e nel primo periodo bizantino.
Nel 646-647, il patrizio Gregorio, esarca di Africa, si dichiarò indipendente; sembra che abbia posto la sua capitale a S.; combattè davanti alla citta i primi invasori arabi. Dopo questa battaglia celebre, molto abbellita dalle fonti arabe, e la morte di Gregorio, gli Arabi presero e saccheggiarono la città, dove avrebbero trovato abbondante bottino. Si pensa generalmente che la città non sia sopravvissuta al disastro, ma molti indizî fanno pensare che il luogo abbia continuato ad essere occupato a lungo, forse fino all'XI secolo.
Topografia. - Le rovine, ben conservate, sono state spesso meta di visite da parte di viaggiatori dopo il XVIII secolo. Peyssonel, Giménez, Shaw, Bruae, Temple, Pellissier, Tissot, Guérin, Playfair, ecc.
L'inventario dei monumenti antichi è stato intrapreso dalla Missione Cagnat-Saladin nel 1883, e proseguito da P. Gauckler. Gli scavi e i restauri ai monumenti sono incominciati solo nel 1906: sono durati fino al 1922 sotto la direzione di A. Merlin e poi di L. Poinssot. Lavori di sgombero e scoperte sporadiche sono state fatte in seguito, specie dopo l'ultima guerra. Dopo il 1954 lo studio dei monumenti cristiani è stato ripreso nel suo insieme.
La città sorgeva su di un pianoro poco accidentato, circondato a N e ad E dalla vallata, fortemente incassata, dell'ued Sbeitla, ma alcune case e fattorie suburbane esistevano a N-E del fiume. Delle sorgenti a valle, che vengono ancor oggi sfruttate, alimentavano la città con un acquedotto che attraversava il fiume su di un ponte (ben conservato); l'agglomerato urbano copriva una cinquantina di ettari di terreno, da una parte e dall'altra della strada moderna.
I confini ci sono dati dalle necropoli che formano quasi una cintura continua a O e a S. Non vi è traccia di fortificazioni. A giudicare dalla superficie, la popolazione poteva raggiungere i 10.000 abitanti. Il nucleo più antico presenta la centuriatio. Le insulae sono rettangolari con dimensioni variabili (in media 100 × 45 m). Certe costruzioni antiche (per esempio un edificio non identificato sotto la Basilica III), hanno un differente orientamento. In periferia la centuriatio cessa; due quartieri che sembra debbano datarsi al III e IV secolo, sono sorti intorno alle strade che conducono all'arco di Settimio Severo a N-O e a quello della tetrarchia a S-E.
Nella tarda antichità l'assetto urbano fu rimaneggiato; per esempio una fontana è stata costruita su una piattaforma che interrompe il decumano massimo. Alla fine del periodo bizantino (?) un considerevole interro (m 1 circa), mutò la fisionomia dell'agglomerato tanto che un frantoio fu edificato su una strada antica.
Sviluppo monumentale. - 1. L'epoca classica: l'insieme più importante, è il Foro, posto al centro della città. Di forma quasi quadrata - cosa piuttosto rara - e relativamente piccolo (m 37,20 × 34,75 la piazza propriamente detta), è circondato da un muro in cui si aprono numerose porte. La porta principale a tre fornici è dedicata ad Antonino Pio. In fondo alla piazza si trovano tre templi, tutti tetrastili ma di ordini differenti (il tempio centrale ha capitelli compositi mentre quelli dei templi laterali sono corinzî). Questi templi che sembra appartengano anch'essi al II sec., ma che sono di fabbricazione più accurata della porta costituiscono senza dubbio il Capitolium anche se sono separati (non vi sono iscrizioni): la formula è originale.
L'altro monumento importante è l'arco meridionale, dedicato agli imperatori della prima tetrarchia. È di un tipo molto comune in Africa, ad un fornice con due nicchie rettangolari su ciascuna faccia, inquadrate da due colonne che sostengono una trabeazione; la fattura è molto mediocre; l'arco settentrionale, dedicato ai Severi, è completamente distrutto. Fra i monumenti pubblici, degne di nota sono ancora le grandi terme doppie, incompletamente scavate e inedite; le istallazioni di riscaldamento sono ben conservate. Il teatro costruito sul pendio lungo lo ued, è anch'esso incompletamente scavato e non è stato studiato. Si è ritrovata solo una metà delle sostruzioni del muro di scena. Secondo la iscrizione dedicatoria, di cui si possiedono numerosi frammenti, sembra sia databile al IV sec.: non è accertato però se l'edificio fu costruito in quest'epoca, o se si trattò solo di un restauro. Comunque i lavori sembra siano stati interrotti prima di essere condotti a termine. L'anfiteatro a N-O è di forma quasi rotonda: non è stato scavato. Sempre nello stesso quartiere si trova la cella di un piccolo tempio, anch'esso anonimo. Un altro tempio, databile forse al III sec., con un grande cortile a portici e una cella quadrata con due esedre laterali, si trovava nel posto della III basilica. Il resto della città non è stato scavato; si è liberata qualche bottega, qualche casa lungo il decumano massimo e qualche sala termale qua e là. Anche le necropoli non sono state scavate sistematicamente; le tombe sono modeste (epigrafi su cassoni di pietra o stele con figure grossolane) eccetto qualche mausoleo di cui restano le fondazioni.
2. Epoca cristiana: essendosi fermati gli scavi agli strati superficiali, la maggior parte dei monumenti appartiene al periodo cristiano. Cinque basiliche nella stessa città, una nella necropoli, una nella campagna, costituiscono un insieme di grande importanza per la storia dell'architettura cristiana, perché le trasformazioni che hanno subito questi edifici permettono di seguire lo sviluppo della comunità e di cogliere l'evoluzione delle esigenze liturgiche (cambiamento di orientamento, costruzione di una seconda abside o aggiunta di un secondo coro). È inutile aggiungere a questa serie già numerosa, gli edifici descritti finora, a torto, come Piccola Basilica presso chiese e che sono probabilmente solo case: la Chiesa delle Stagioni (il nome viene dal soggetto di un mosaico) e la Piccola Basilica presso l'anfiteatro.
Nel loro stato attuale le basiliche sono databili soprattutto al V e al VI sec., ma presentano tracce di una utilizzazione prolungata (numerosi restauri e modificazioni, diversi livelli dei pavimenti). La più antica chiesa sembra essere la Basilica I, detta di Bellator (nome convenzionale, tratto da una epigrafe della chiesa), a tre navate, costruita su fondazioni antiche e con materiale di epoca romana. L'abside primitiva era a S-O ma fu trasformata in esedra funeraria e si costruì, per sostituirla, un altro presbiterium a N-E. La chiesa fu considerata cattedrale, perché un battistero di forma rettangolare con abside su di uno dei lati lunghi le fu costruito vicino in un peristilio forse anteriore. La vasca battesimale, oblunga e decorata a mosaico, fu poi riempita e l'edificio, trasformato in cappella, probabilmente in onore del vescovo cattolico Iucundus (attestato nel 411 e nel 419) che forse fu martirizzato dai Vandali. Questa trasformazione coincide certamente con la costruzione di un battistero della stessa forma, con bacino dello stesso tipo (il rivestimento a mosaico era ben conservato all'epoca dello scavo) dietro l'abside della Basilica II detta di Vitalis. In effetti questa ultima sembra che abbia sostituito verso la fine del V sec. la Basilica I come cattedrale; essa è molto più vasta (45 m di lunghezza, 5 navate) e più ricca (molto materiale è nuovo). Anche qui vi sono due absidi: l'abside occidentale è l'abside primitiva ed è sempre servita da presbiterium (synthronos), ma un'esedra funeraria è stata costruita contro la facciata orientale per accogliere un sarcofago (di martire probabilmente). Questo gruppo episcopale, composto di due chiese all'incirca parallele, comporta anche degli annessi, in particolare un piccolo stabilimento termale.
La Basilica III, detta di Servus, occupa il posto di un tempio il cui cortile è divenuto una chiesa a cinque navate (abside a N-O); la cella contiene il battistero (quadrato con la vasca esagonale, poi quadrilobata); esiste una cappella annessa vicina al battistero. La Basilica IV, vicino al Foro, è una scoperta recente. Questa chiesa a tre navate, di forma allungata, possiede un'abside a N-O ma un secondo coro è stato costruito all'estremità orientale.
La Basilica VI situata nella necropoli scavata nel 1953-1955, appartiene all'epoca bizantina (tombe datate all'età di Giustiniano); è a pianta basilicale a cinque navate, ma vi era al centro una cupola. Anche qui di fronte all'abside occidentale, in funzione di presbiterio, esisteva una specie di coro orientale con una dedica ai martiri Silvano e Fortunato.
A tre km a S-E, sulla strada di Sfax, una piccola chiesa a tre navate (abside a S), accoglieva la tomba del vescovo Onorio, di età sconosciuta. È decorata di mosaici di età bizantina.
Dei monumenti profani della stessa epoca non si conoscono che pochi resti per il momento; tre fontane pubbliche, tutte dello stesso tipo, che sembra siano databili al IV sec. e due case con vasti oeci, e numerose sale a due absidi nella zona settentrionale; ma è certo che ci furono durante tutto questo periodo numerose costruzioni e restauri. Di questa attività testimoniano anche gli elementi architettonici (particolarmente delle mensole di fattura locale) sparsi nella località.
3. La decadenza: la decadenza della città va datata probabilmente alla fine del periodo bizantino (forse al disastro del 647) ed è caratterizzata da distruzioni, da un reinterro generale e tentativi di fortificazione. Così i muri del Foro sono stati ricostruiti frettolosamente e le porte chiuse per aumentare le possibilità di difesa. Parecchi altri monumenti (tempio n. 3, forse l'anfiteatro) sono stati sommariamente fortificati con blocchi di reimpiego.
Fortini, quadrati o rettangolari, con una cinta massiccia e apparentemente senza porte, sono stati costruiti a S; è possibile che il nucleo di quei fortini fosse una casa preesistente.
La Basilica V, piccola basilica a tre navate, con abside a S-E, che possedeva reliquie dei Santi Gervasio, Protasio e Trifone, è databile probabilmente a quest'epoca, a giudicare dal suo livello. Di fianco sono state scavate anche delle piccole terme tarde. Si trovano un po' dovunque nella località sarcofagi deposti in monumenti distrutti. Alcuni indizî fanno pensare che le Basiliche IV e VI poterono essere ancora utilizzate al principio del periodo islamico.
Bibl.: In generale: H. Leclercq, in Dict. d'arch. chrét., XV, 1950, cc. 946-980, s. v. Sbeitla; N. Duval, Observations sur l'urbanisme tardif de Sufetula, in Actes du Colloque de Sousse, 1963; id., Les monuments chrétiens de Sbeitla et les problèmes de la liturgie africaine (con inventario della località) (di prossima pubblicazione). In particolare: H. Saladin, Archives des Missions scient. et litt., 3a serie, XIII, 1887, pp. 64-95. Scavi del 1906-1911 (Foro, Basilica I e III): A. Merlin, Forum et églises de Sufetula, in Notes et doc. publiés par la Direct. des ant. e b. arts, 1912. Scavi posteriori: Rapporti in Bull. arch. du Comité des travaux (Parigi); Revue Tunisienne; Mélanges de l'École Fr. de Rome (1956 e 1957: a cura di N. Duval e J. P. Cèbe).