SUESSULA (Suessula)
Città nella pianura campana, presso una delle sorgenti del Clanis, sulla via Popilia, fra Capua e Nola, domina l'accesso al valico caudino. Le notizie più antiche riguardano il periodo delle guerre sannitiche, quando, nel 337 a. C., S. ottenne la civitas sine suffragio. Durante la guerra annibalica fu, con i castra Claudiana, impiantata da Claudio Marcello su una collina ad E, un caposaldo dei Romani contro Capua, e non molto dopo la guerra sociale vi fu dedotta una colonia. Nella tarda antichità fu sede vescovile e nell'alto Medioevo fu abbandonata in seguito alle incursioni dei Saraceni ed all'impantanamento della zona.
La città si estendeva nell'area dell'attuale bosco di Calabricito, fra uno dei rami del Clanis ad O ed il castello di origine longobarda della Pagliara ad E, e gli unici avanzi antichi che attualmente vi affiorano appartengono ad un edificio presso il fiume, presumibilmente termale, di età imperiale non troppo inoltrata. Più o meno della stessa epoca sono, a giudicare dalle strutture visibili, due monumenti funerarî ad E ed a N, mentre a NE, su una collina calcarea che sovrasta la fonte di acqua minerale che alimenta il fiume, sono avanzi di un complesso rettangolare con avanzi di fondazioni in blocchi squadrati di tufo uniti senza malta e di muri di terrazzamento e di elevato in opus quasi-reticulatum di età tardo-repubblicana, che era con ogni probabilità un santuario extraurbano.
Ma S. è nota soprattutto per l'enorme congerie di materiali trovati nella necropoli preromana in seguito a scavi condotti con criteri non propriamente scientifici nella seconda metà del secolo scorso e facenti parte della Collezione Spinelli, donata recentemente allo Stato ed ora custodita presso il Museo Nazionale di Napoli. A giudicare dalle notizie che ci sono pervenute, almeno le necropoli anteriori al periodo sannitico si estendevano soprattutto ad O ed a S e la tipologia delle tombe era la stessa dei sepolcreti di Capua e di Calatia, che hanno offerto la possibilità di datare meglio i materiali da S., da dove sono note solo pochissime associazioni sicure, di cui la più antica va datata allo scorcio fra il VII ed il VI sec. a. C. Della fase iniziale della prima Età del Ferro conosciamo solo qualche fibula, e non abbiamo testimonianze di cremazione, e quel poco che ci è pervenuto di ceramica del periodo intorno allo scorcio fra il IX e l'VIII sec. a. C. (Capua I b) ricorda sotto molti aspetti la facies rappresentata dalle tombe dello scavo Osta di Cuma. Nel periodo successivo (Capua II a) risultano già evidenti i rapporti con Capua, sia nella ceramica, sia nei bronzi, ed intorno alla metà dell'VIII sec. a. C. troviamo fra l'altro delle fibule da parata a quattro o più spirali sormontate da una lamina con applicazioni plastiche tipiche di Capua Il b. L'influsso capuano si accentua successivamente, e a partire dagli ultimi decennî dell'VIII sec., quando incominciano le importazioni di ceramica protocorinzia, anzi si ha l'impressione che, come la vicina Calatia e, più tardi, anche Nola, si rientri sempre di più in una koinè culturale della Campania centrale. Fra le non molte importazioni relativamente antiche sono vasi geometrici danni e qualche vaso d'impasto di fase orientalizzante tipico della facies di Caudium, ed all'inizio dell'orientalizzante recente, del bucchero sottile, mentre a partire dalla seconda metà del VI sec. a. C. diventa sempre più frequente, come nelle città vicine, la ceramica attica. Dalle tombe di epoca sannitica provengono fra l'altro dei vasi campani a figure rosse del gruppo AV, ma anche della ceramica di Teano dello scorcio fra il IV e III sec. a. C., ed una pyxis telesina.
Nel territorio, sulla via Appia, all'imbocco della valle Caudina, sul posto dell'attuale S. Maria a Vico era la località Ad Novas, e poco più ad E, presso Arienzo, è stata recentemente individuata una villa pseudourbana della prima metà del II sec. d. C. con pavimenti in tessellato e decorazioni dipinte.
Bibl.: N. Lettieri, Istoria dell'antichissima città di Suessola e del castello d'Arienzo, Napoli 1772; G. Caporale, Acerra, Napoli 1859; J. Beloch, Campanien, Breslavia 1890, p. 384 ss.; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 753 s.; Philipp, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 590. Sugli scavi nella necropoli: A. Milani - A. Sogliano, in Not. Scavi, 1878, p. 197 s.; G. Fiorelli, ibid., 141, 170; F. v. Duhn, in Bull. Inst., 1878, p. 145 s.; 1879, p. 141 s.; M. Spinelli, in Not. Scavi, 1879, p. 69 s.; 187 s.; 207; v. Duhn, in Röm. Mitt., II, 1887, p. 235 s.