SUCIDAVA (Συκίδαβα)
Centro della Romania, (oggi Celei) dacico e più tardi romano della Dacia Inferior, di un'area di circa 25 ettari, fortificato con un vallo e un fossato sin dal III sec. d. C. Un castrum con mura di terra fu costruito qui dalla cohors I Lingonum in occasione delle due guerre di Traiano. Una strada romana conduceva da S. verso Romula e la valle dell'Olt. Al momento dell'abbandono della Dacia si mantenne una testa di ponte a S. dove erano stanziate le coorti III e IV della legione V Macedonica.
Costantino il Grande costruisce a S. una nuova fortezza, restaura la strada romana a N e la collega ad Oescus con un ponte di pietra e di legno, lungo 2400 m che L. F. Marsigli ha erroneamente identificato con il ponte fra i villaggi di Orlea e Vadin, situato più a monte di quello costantiniano.
Gli scavi eseguiti (1936-47 e 1956-58) nella cittadella fatta elevare da Costantino hanno messo in luce una piazzaforte con sette torri doppie di forma quadrata o trapezoidale, alcune sporgenti dal perimetro del muro di cinta. All'interno e presso il muro esistevano baracche di legno sostenute da pilastri in muratura, destinate sia ad abitazioni dei limitanei, sia a depositi o a stalle per il bestiame. I muri della cittadella sono in opus incertum, nel quale è stato riutilizzato materiale diverso, specialmente monumenti epigrafici della vicina città. La città costantiniana è messa a fuoco dagli Unni negli anni 447-448 e rimane deserta sino all'epoca di Giustino I e Giustiniano, quando viene ricostruita.
Nel sec. VI la cittadella costantiniana è restaurata e abitata da una guarnigione bizantina: in questa occasione le torri vengono alquanto trasformate. L'occupazione bizantina si mantiene sino al tempo di Maurizio Tiberio, quando gli attacchi degli Avari e degli Slavi la distruggono per sempre, (597-598) secondo le ultime monete.
Nell'angolo N-O della fortezza è stata messa in luce una basilica cristiana del VI sec. d. C. (secondo altri anteriore, del sec. IV-V) di 20 × 10 m, con abside, diaconicum e un ambone, che può considerarsi la più antica chiesa della Dacia. Nell'interno sono apparse molte tombe e diversa suppellettile di carattere cristiano del VI sec. d. C. Lungo il lato meridionale della cittadella è stato recentemente scoperto un pozzo segreto, collegato con l'interno del forte per mezzo di un passaggio sotterraneo costruito in muratura, opera indispensabile in tempi d'assedio che può datarsi nel VI sec., quando gli attacchi avaro-slavi erano frequenti.
Lo scavo ha messo in luce un ricco materiale del quale sono degne di nota 84 cornici di piombo per specchi e numerose anfore bizantine con iscrizioni sovradipinte in minio, di carattere cristiano, monogrammi, formule religiose, firme di sacerdoti, ecc.
Bibl.: Fluss, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 560; D. Tudor, Sucidava I-III, in Dacia, V-VI, 1935-36, pp. 387-422; VII-VIII, 1937-40, pp. 359-400; IX-XII, 1945-1947, pp. 145-208; Materiale arheologice privind istoria veche R. P. R., I, 1954, pp. 693-742; Oltenia romană, ed. II, Bucarest 1958, pp. 169-167; 337-376. Cfr. anche D. Adamesteanu, Luigi Ferdinando Marsigli, il primo archeologo della Romania (estratto dalla rivista Roma, 1942).