SUBEITA
Città antica nel Negev, 50 km circa a S di Bersabea. Centro di origine nabatea, S. raggiunse il massimo della sua evoluzione nel periodo bizantino.
In quel tempo era una città aperta, sebbene i muri delle case che sorgevano ai limiti della città formassero una specie di linea di protezione. Uno stabilimento termale all'esterno del centro abitato serviva come luogo di bivacco per le carovane di passaggio. Grazie al clima asciutto della zona circostante, e al fatto che nessun'altra città sorse in seguito su quella antica, si sono conservati molti resti. Nel centro della città ci sono due cisterne pubbliche per l'acqua, che erano alimentate dall'acqua raccolta nei canali di drenaggio delle strade. La pulizia di queste vasche era compito della cittadinanza: ostraka rinvenuti sul posto attestano che questo lavoro era stato fatto dal ricevente. Presso alle cisterne si trova la principale delle tre chiese rinvenute a S., la quale aveva anche un campanile. La chiesa meridionale è ancora in buone condizioni: ha forma basilicale, con una navata centrale e altre laterali, tre absidi comprese nel muro della chiesa, una schola cantorum recinta e un battistero con un fonte cruciforme a cui si accedeva scendendo alcuni scalini. Nel periodo islamico, accanto a questa chiesa fu costruita una moschea, la quale però non interferiva con la costruzione precedente. La più grande delle tre chiese è quella settentrionale, la quale ha un ampio atrio, un nartece e le tre absidi, che una volta erano coperte da pannelli di marmo. Sul lato S, c'erano anche una cappella e un battistero; sul lato N invece la chiesa era protetta da un alto muro a scarpata, eretto probabilmente in seguito a un terremoto. Il complesso comprendeva anche un grande monastero con una cisterna, un serbatoio e un giardino cintato. Tutte le abitazioni di S., alcune delle quali rimangono intatte sino al secondo piano, sorgono le une presso alle altre; la pianta comune a tutte è costituita da un certo numero di stanze a vòlta raggruppate intorno a un cortile centrale aperto, con almeno una cisterna; alcune case hanno anche due cisterne. Gli edifici pubblici di S. sono decorati con incisioni in un particolare stile geometrico eseguite con un coltello (tecnica del Kerbschnitt, simile alla excisione) sulla tenera pietra locale. Nelle fonti questa città è menzionata come sede di un mercato in cui i Saraceni delle vicinanze portavano a vendere gli schiavi. S. rimase in vita sino all'epoca dei Crociati, poi fu sfruttata come cava per il materiale che vi era rimasto. Gli scavi compiuti sul posto avvennero nel 1933-36 per opera della Colt Archaeological Expedition. La città sorge nel centro di una pianura che reca tuttora i segni di una antica coltivazione.
Bibl.: Woolley-Lawrence, The Wilderness of Zin, Londra 1936, pp. 74 ss.; Palestine Exploration Fund Quarterly, 1935, p. 171 ss.; 1936, p. 14.