SUÁREZ de FIGUEROA, Cristobal
Letterato spagnolo nato a Valladolid nel 1571, morto in Italia intorno al 1645. Di carattere aspro e bilioso, abbandonò giovanetto la famiglia e venne in Italia. Qui, continuati e terminati gli studî di legge a Bologna e a Pavia, si addottorò in diritto civile e canonico. Dal governatore di Milano, Juan Fernández de Velasco, fu nominato Uditore delle forze spagnole accampate in Piemonte contro la Francia. Nel 1595 fu avvocato fiscale alla Martesana nel Milanese, poi giudice a Teramo e commissario della Collaterale del regno di Napoli. Nel 1604 tornò in Spagna a trascinarvi vita povera e randagia, finché nel 1623 fece ritorno in Italia: fu uditore a Lecce e poi a Catanzaro. Scomunicato, soffrì il carcere del S. Uffizio a Roma (1630) e ci volle l'intervento del re Filippo IV, che lo nominò avvocato fiscale a Trani, perché ne fosse liberato.
El Passagero, advertencias utilísimas a la vida humana (1617) è l'opera sua di maggior conto. Le altre, degne di ricordo, sono: La constante Amarilis (1609), romanzo pastorale, in parte a chiave; La España defendida (1612), poema eroico intorno a Bernardo del Carpio a Roncisvalle; El pastor fido, traduzione del dramma pastorale di G. B. Guarini, La plaza universal de todas ciencias y artes (1615), traduzione quasi per intero della Piazza universale di tutte le professioni del mondo di Tommaso Garzoni; El Pusílipo (1629), in cui quattro amici in un ameno verziere di Napoli, con accenni e digressioni circa i costumi e la vita napoletana, discutono piacevolmente di politica, di religione, ecc. El Passagero è diviso in dieci capitoli che l'autore chiama alivios ossia "riposi, ristori", a dialogo fra quattro viaggiatori che da Madrid vengono in Italia, tipi e figure alquanto picaresche di avventurieri. Interessanti sono per noi le impressioni dei costumi e della vita italiana che il S. dovette ben conoscere nei diversi aspetti, come pure di molte delle regioni e delle città nostre.
Per la profonda conoscenza e la ricchezza della lingua che il S. usa, egli è scrittore quanto mai pregevole; non può dirsi altrettanto dell'arte dello scrivere che in lui, come in troppi altri suoi contemporanei, è artificio, barocchismo letterario. La ricerca studiata delle sottigliezze, dell'espressione contorta e complicata, a grande scapito della chiarezza e della semplicità, ne fanno un prosatore non sempre facile a intendere e lo raccostano ai seguaci del concettismo, allora tanto di moda.
Edizioni: El Passagero, ed. F. Rodríguez Marín, Madrid 1913; editore R. Selden Rose, ivi 1914 (in Sociedad de bibliófilos españoles, XXXVIII); Poesías, ed. López de Sedano (in Parnaso español, voll. I e III), ivi 1768-1770.
Bibl.: J. P. Wickersham Crawford, The Life and Works of S. de F., Filadelfia 1907 (trad. spagnola di N. A. Cortés, Valladolid 1911); id., S. de F'.s España Defendida and Tasso's Gerusalemme Liberata, in Romanic Review, IV (1913), p. 207; E. Buceta, Carrillo de Sotomayor y S. de F., in Rev. de filologia española, VI (1919); J. P. Wickersham Crawford, Some notes on La Constante Amarilis, in Modern Language Notes, XXI (1906); I. de Entrambasaguas, Una guerra literaria del siglo de oro, Madrid 1932; A. R. Rodríguez Monino, Bibliografía inédita de C. de S. F., in Revista del Centro de estudios extremeños, voll. 3, p. 265; N. A. Cortés, in Miscelánea Vallisoletana, s. 4ª, Valladolid 1926, ha un capitolo su C. S. de F.