STUART E REVETT
James Stuart (1713-1788) e Nicholas Revett (c. 1720-1804), pittore inglese, architetti e archeologi, autori delle Antiquities of Athens (v. archeologia, B - Storia degli studi).
Durante il loro soggiorno a Roma, dove si erano recati nel 1742 per dedicarsi allo studio delle Belle Arti e della Archeologia, lo S. e il R. progettarono (probabilmente nell'anno 1748) un viaggio in Grecia e una pubblicazione dettagliata dei monumenti più importanti di Atene: il primo volume doveva contenere i monumenti dell'Acropoli, il secondo quelli della città di Atene, il terzo quelli dei dintorni (Eleusi, Megara, Sunio ecc.); ciascun volume a sua volta doveva dare una veduta panoramica delle costruzioni, numerose piante, prospetti e sezioni (soprattutto delle profilature e dei cornicioni), come pure disegni accurati di tutte le sculture che ornavano le costruzioni.
Sovvenzionati da numerosi mecenati, fra i quali anche Lord Malton, al quale lo S. dedicò il suo trattato sull'obelisco di Augusto rinvenuto nel Campo Marzio (De obelisco Caesaris Augusti Campo Martio nuperrrime effosso epistola J. Stuarti, Romae 1750) lo S. e il R. intrapresero il viaggio partendo da Roma nel marzo del 1750. Costretti involontariamente a trattenersi più mesi nell'ambito della repubblica di Venezia, utilizzarono quel lasso di tempo per misurare e disegnare le costruzioni romane di Pola. Passando per Zante, Patrasso e Corinto giunsero ad Atene, ove rimasero due anni dedicandosi ai loro studî (18. 3. 1751-3. 5. 1753); lo S. si occupò dei disegni delle vedute d'insieme e delle sculture, il R. prese i rilievi delle costruzioni, ne disegnò le piante e le sezioni. Cacciati dai Turchi dovettero abbandonare Atene e dopo aver visitato le isole greche tornarono, all'inizio del 1755, in Inghilterra passando per Salonicco, Smirne e Marsiglia.
La tanto attesa pubblicazione dell'ingente materiale raccolto subì un notevole ritardo, sicchè venne preceduta dall'opera tanto più superficiale e inesatta di un altro autore, Les ruines des plus beaux monuments de la Grèce (1758, edizione inglese 1759) di J. D. Le Roy. Nel 1762 uscì finalmente il primo volume dello S. e R. con il titolo The Antiquities of Athens, che però suscitò una delusione generale perché non conteneva le costruzioni dell'Acropoli, bensì alcuni monumenti di gran lunga meno importanti della città di Atene (il tempio sull'Ilisso, la Torre dei Venti, il Monumento di Lisicrate e altri).
Poco dopo la pubblicazione del primo volume, il R. vendette allo S. i suoi diritti sul materiale raccolto e si unì a R. Chandler, editore dei Marmora Oxonensia (Collezione Lord Arundel 1763) e al pittore William Pars per intraprendere una spedizione nell'Asia Minore e nella Grecia (1764-1766), finanziata dalla Society of Dilettanti. I risultati di questa spedizione durante la quale lo Chandler fu il primo archeologo che visitò Olimpia, dimenticata ormai da più secoli, furono pubblicati nelle Ionian Antiquities, il cui primo volume - comunicando per la prima volta un'esatta conoscenza dell'architettura ionica greca - uscì già nel 1769, il secondo però appena nel 1790.
Alcuni disegni di Atene che R. e Pars avevano riportato da questa spedizione, furono pubblicati nel secondo volume delle Antiquities of Athens in aggiunta al materiale raccolto durante il primo viaggio dello S. e del R., volume che uscì soltanto nel 1789, un anno dopo la morte dello S. (curato da W. Newton). Questo volume conteneva finalmente le vedute e le piante tanto attese dei monumenti classici dell'acropoli di Atene (Partenone, Eretteo, teatro di Dioniso, Monumento di Trasillo e Propilei), assieme a numerosissimi disegni delle sculture del Partenone, soprattutto delle metope e dei fregi, che venivano pubblicati per la prima volta con tanta ricchezza di dettagli e con relativa esattezza. Il terzo volume, che conteneva soprattutto alcuni monumenti antichi della città di Atene (Theseion, Olympieion, Monumento di Philopappos e altri) uscì nel 1794 (curato da W. Reveley), il quarto volume, che oltre ai monumenti di Pola e alcune Varia e Addenda conteneva altre 34 tavole delle sculture del Partenone, venne pubblicato appena nel 1816 (da J. Taylor e R. Wood). Un supplemento dallo stesso titolo, ma contenente studi di altri autori, uscì infine nel 1830.
Nello stesso periodo, dunque, nel quale il Winckelmann (v.) con i suoi scritti riscopriva l'arte figurativa greca rivelandone l'intima essenza e ne stabiliva l'importanza rispetto all'arte romana, lo S. e il R. con la loro opera riscoprivano l'architettura greca ravvisando in essa il modello dell'architettura romana, l'unica finora nota. È significativo per lo spirito di questa epoca del primo classicismo, per la quale l'antichità aveva valore normativo in tutti i suoi ambiti (al punto che capire l'antichità significava piuttosto imitare l'antichità), che l'architettura greca, divenuta nota per l'opera dello S. e del R., divenisse il modello obbligatorio per gli architetti contemporanei: ciò che del resto corrispondeva appieno alle intenzioni degli autori.
A paragone delle altre descrizioni di viaggi (dello Spon e del Wheler, del Pococke e altri) le cui notizie e disegni erano spesso inattendibili e poco precisi, le Antiquities of Athens rappresentano il primo tentativo di un inventario preciso, dalla esecuzione accurata, dei monumenti antichi più importanti di Atene e dintorni; un tentativo che, nonostante qualche imperfezione nelle misure e nei disegni, rappresenta un'opera prodigiosa date le condizioni dell'epoca grazie alla quale lo S. e il R. possono essere a buon diritto considerati i fondatori dello studio dell'architettura antica. Per l'archeologia odierna hanno un valore particolare soprattutto i disegni e le descrizioni di due monumenti di Atene ora scomparsi: il tempio ionico sull'Ilisso del V sec. a. C., distrutto nel 1778, e il monumento coregico di Trasillo dedicato a Dioniso nel 319 a. C., distrutto nel 1826.
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