CICOGNA, Strozzi
Nacque a Vicenza nel 1568dai nobili Francésco di Dionigi e Isotta Bissari. Si addottorò in utroque iure presso l'università di Padova il 20 ag. 1590.
Del 1589 èla sua prima opera a stampa, un sonetto dedicato a Nicolò Rossi, pubblicato in Discorsi di Nicolò Rossi vicentino intorno alla Comedia (Vicenza, A. dalla Noce, 1589, pp. n.n.), cui fece seguito nel 1593la favola pastorale in cinque atti Delia, tragedia de' pastori (Vicenza, G. Greco, 1593). L'opera, di cui esiste anche un esemplare manoscritto presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza (ms. Gonzati 58303³ ), èdedicata al senatore Francesco Soranzo. Scritta secondo i canoni arcadici, non presenta pregi particolari. Alla Delia seguirono nel 1599alcune liriche che compaiono nella raccolta curata da Fabio Forza, Lagrime di diversi nobilissimiSpiriti in morte de la molto Illustre Signora Lucina Savorgnana Marchesi (Udine, G. B. Natolini, 1599). Un sonetto indirizzato a Tommaso Stigliani apparve nelle Rime dello stesso (Venezia 1605, p. 434).
L'opera principale del C., certoquella che gli diede maggior fama, come atte stano le numerose edizioni, fu Il Palagio de gl'incanti et delle gran meraviglie de gli Spiriti et di tutta la natura loro. Diviso in libri XXXXV et in III Prospettive, Spirituale, Celeste, et Elementare, pubblicato contemporaneamente nel 1605 a Vicenza, presso R. Meietti e G. Greco, e a Brescia presso quattro editori diversi, C. Presegni, P. M. Marchetti, O. Bozzuola e G. Fontana; è dedicato al doge Marino Grimani ed al Consiglio dei dieci.
L'opera, che nel suo aspetto esteriore presenta caratteri rinascimentali (il titolo stesso di Palagio con le, sue "Prospettive" evoca l'immagine barocca del mondo come teatro di infinite meraviglie), rimane legata nelle sue linee fondamentali a concezioni tipiche della scolastica. Le parti che presentano maggiore interesse sono quelle dedicate alla trattazione degli spiriti e dei demoni, in cui il C. dimostra una vasta erudizione non solo antiquaria. Affiorano infatti di frequente, oltre al concetti ereditati dalla tradizione classica e cristiana, motivi ermetici e cabalistici tipici del pensiero rinascimentale. La narrazione è resa più viva dal costante apporto di numerosi exempla desunti sia dalla tradizione colta sia dalla popolare che costituiscono il completamento della trattazione dottrinale. L'opera conobbe una notevole diffusione anche fuori d'Italia, grazie soprattutto alla traduzione latina di Gaspare Ens, Magiae omnifariae vel potius universae naturae Theatrum, in quo a primis rerum principiis arcessita disputatione, universa Spirituum et Incantationumnatura etc. explicatur (Colonia, C. Butgenio, 1606). Il Bayle la menzionò nel suo Dictionnaire (Rotterdam 1697, II, p. 177). Forse proprio per questa sua fortunata circolazione il Palagio fu oggetto di polemiche: il C. fu accusato di aver plagiato l'opera di Tommaso Garzoni da Bagnacavallo, pubblicata postuma dal fratello di questo col titolo di IlSerraglio degli stupori del mondo (Venezia 1613). Tale accusa fu definitivamente confutata dallo Zorzi. Nonostante l'opera avesse ottenuto regolare approvazione da parte dell'Inquisizione nel 1605 il 17 dic. 1623 veniva condannata con un decreto della Congregazione dell'Indice.
L'8 luglio del 1605, come si apprende dal Catastico della Magnifica Città di Vicenza, il C.fu nominato nunzio della sua città a Venezia con un appannaggio annuo di trecento ducati, succedendo a Fabrizio Angaran. Tale carica, che conservò sino alla morte, gli fu rinnovata nel 1611. Nel 1609 il C. era probabilmente membro dell'Accademia Olimpica vicentina, se Alessandro Lucido gli poteva dedicare la sua Lettione... recitata nella Illustre Academia delli Signori Olimpici Vicentini il15 aprile di quell'anno.
Morì a Venezia, molto probabilmente in seguito a febbri tifoidee, il 18 giugno 1613.
Un fratello del C., Flaminio, canonico lateranense col nome di Fulgenzio, professò in Cesena la regola agostiniana e compì studi a Cremona sotto la guida del padre Onorato Roberti da Giovenazzo. Anch'egli si interessò di questioni filosofiche e di problemi astrologici. Di lui ci rimangono le Quaestiones naturales contra Robertum Iuvenatensem (Vicenza, G. Greco, 1592, rist. ad Hannover nel 1594 e nel 1603) e il Discorso astrologico de gli accidenti naturali quali sono per occorrer l'Anno 1602 (Vicenza, G. Greco, 1602). Era già morto nel 1605.
Fonti e Bibl.: Arch. di St. di Vicenza, Arch. notarile, Not. P. Pace, b. 8073, 30 apr. 1577, e Not. A. Ferretto, b. 9578, 5 sett. 1614; Padova, Arch. stor. dell'univ., Ins. 146, ff. 589, 590, 594; Padova, Arch. capitolare d. Curia vescovile, cod. D 62, ff. 390r, 391v; Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, Catastico, XVIII, ff.44 s.; Ibid., Arch. del Comune di Vicenza, nn. 1347-1358 (epistolario del C. da Venezia); Ibid., ms. Gonzati 26.9.9.: M. Zorzi, Vicenza illustre per lettere, ossia Catalogo di vicentini scrittori, pp. 21-40; ms. G. 5.9.5-16, G. 6.10.1-11: G. Da Schio, Persone memorabili in Vicenza, s. v., cc. 246r-247r; D. Rondinelli, Capitolo in terza rima, in Delle rime piacevoli del Borgogna, Ruscelli, Sansovino ecc., Vicenza 1603, pp. 20 ss.; T. Stigliani, Rime, Venezia 1605, pp. 377, 434; Id., Il Canzoniero, Venezia 1625, pp. 417, 486; A. Lucido, Lettione, Venezia 1609, ff. 2r-3r; P. Calvi, Bibl. e storia di quegli scrittori così della città come del territorio di Vicenza, che pervennero fin'ad ora a notizia, V, Vicenza 1772-82, pp. 270-77; S. Rumor, Il blasone vicentino, Venezia 1899, pp. 58 s.; P. C. Ioly Zorattini, "Il Palagio de gl'incanti" di S. C., gentiluomo e teologo vicentino del Cinquecento, in Studi venez., XI(1969), pp. 365-398; G. Mantese, Memorie stor. della Chiesa vicentina, IV, 1, Vicenza 1974, pp. 1012-16; G. Faggin, Uno scrittore vicentino di stregonerie: S. C., in Odeo Olimpico, XIII-XIV(1978-79), pp. 29-47.