Scultore greco (seconda metà sec. 5º a. C.), forse ateniese. Rimangono i blocchi del basamento di un suo cavallo bronzeo rappresentante quello ligneo troiano, dal quale spuntavano Menesteo, Teucro, Acamante e Damofonte e che si elevava sull'Acropoli tra i Propilei e il Partenone; quest'opera, ricordata negli Uccelli di Aristofane, deve pertanto risalire a poco prima del 414. Suo era forse un bue bronzeo dedicato all'Areopago sull'Acropoli. A Megara eseguì una statua di Artemide salvatrice di cui una copia era a Page. Due bronzetti di S. erano a Roma: l'amazzone "dalle belle gambe" (εὔκνημος), posseduta da Nerone, che ne era entusiasta al punto da portarla con sé nei viaggi, e il fanciullo di Bruto. Sull'Elicona vi erano tre statue di Muse, assieme ad altre tre dello scultore Cefisodoto padre di Prassitele, e tre di Olimpiostene.