Nobile famiglia russa di probabile origine tatara. Le sue fortune cominciarono con Anika (1498-1570), che, col fratello e i figli Jakov, Grigorij e Semën, si dedicò allo sfruttamento del settentrione russo e all'esercizio delle saline, della pesca e del commercio delle pellicce. I figli di Anika ottennero (1558 e 1564) grandi privilegi sulla Kama e sulla Čusovaja, con diritto di tenervi proprie truppe. Al servizio degli S., T. Ermak (v.) compì la sua spedizione in Siberia. Nel sec. 18º gli S. misero insieme miniere, ferriere e fabbriche nell'Ural, miniere d'oro nell'Altai, oltre a enormi possedimenti fondiarî. Per il matrimonio del conte Grigorij Aleksandrovič (1824-1879) con la granduchessa Marija Nikolaevna gli S. s'imparentarono con la famiglia imperiale. n Fin dal sec. 16º alcuni membri della famiglia si distinsero come mecenati e collezionisti: arricchirono città e villaggi (Perm´, Velikij Ustjug, Sol´vyčegodsk) di palazzi e opere d'arte; promossero botteghe di pittura di icone e di ricamo (sec. 16º-17º, scuola S.). Aleksandr Sergeevič (1733-1811) fu a Parigi (1752 e 1770) e raccolse nel suo palazzo di Pietroburgo (costruito da B. F. Rastrelli) dipinti fiamminghi, olandesi, paesaggi di H. Robert, ecc. Una parte della collezione smembrata dagli eredi passò a Grigorij Sergeevič (1829-1910), che visse a Roma nel palazzo S. (oggi incorporato nella biblioteca Hertziana). La collezione, arricchita (1865-1910) tra l'altro di opere dei primitivi italiani, fu in parte legata all'Ermitage (1912).